Veicoli a zero emissioni, l’obiettivo al 2035 non va rinegoziato

L'appello di 50 aziende europee

Trema il mercato auto. Sono 50 le aziende europee che chiedono all’Europa di non ridiscutere l’obiettivo di vendita di sole auto e furgoni a emissioni zero per il 2035.

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Foto di fancycrave1 da Pixabay

Ad affermare che l’obiettivo è “praticabile e necessario” nell’appello pubblico di oggi 30 settembre, intervengono produttori di auto e non solo: anche realtà che fabbricano componenti, logistica e grande distribuzione.

Proseguire in questa direzione fornisce  la necessaria certezza sugli investimenti per il futuro dell’industria automobilistica in Europa” affermano i dirigenti nell’appello promosso sulla piattaforma Industryfor2035.org, nata dalla collaborazione di Transport & Environment e Climate Group.

Un appello che non andrebbe ignorato secondo Andrea Boraschi, direttore di Transport & Environment Italia che sottolinea come vadano “Considerare le ragioni e l’impegno di una parte ampia dell’industria europea, che crede nella transizione” e sopratutto che “ha investito e sta investendo per renderla possibile”.

Serve stabilità normativa per effettuare gli investimenti necessari alla transizione dei veicoli a zero emissioni

L’appello nasce dalla necessità che ha l’industria in questo come in ogni settore di poter pianificare degli investimenti. Una stabilità normativa evocata da sempre dai diversi comparti che devono ri-immaginare il proprio business e investire su tecnologie e formazione.

“Piuttosto che ridiscutere una legislazione già approvata, le aziende ritengono che gli sforzi dovrebbero concentrarsi sull’attuazione di quanto già concordato: politica industriale mirata e sostegno agli investimenti per una supply chain europea sostenibile delle batterie, diffusione delle infrastrutture di ricarica e crescita dell’energia rinnovabile, decarbonizzazione delle flotte aziendali e riqualificazione dei lavoratori per la transizione elettrica” spiega la nota.

Una voce che “non dovrebbe essere ignorata” sottolinea Boraschi che chiama in causa lo stesso Governo italiano “che vuole anticipare la revisione del regolamento al 2025 solamente per indebolirlo”.


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