Tokyo 2020 non resterà nella memoria solo per i record sportivi segnati di cui diversi anche italiani pensiamo ai 9 e 80 di Marcell Jacobs nei 100 m o i 3’42”032 del ciclismo su pista. Ma anche all’uso innovativo che è stato fatto dell’idrogeno. A cominciare dalla fiamma olimpica, simbolo dell’unione dei cinque continenti che brucia a idrogeno nel calderone dello stadio nazionale della capitale. Per la prima volta nella storia il fuoco dei giochi usa l’H2 al posto del propano. In precedenza si usava il magnesio, la resina e olio d’oliva, elementi sfruttati nelle fiamme moderne dai giochi di Amsterdam del 1928.
La fiamma olimpica brucia con l’idrogeno
Una miscela di idrogeno e propano, utile quest’ultimo a mantenere acceso il fuoco, viene usata anche per alimentare alcune delle torce portate dagli atleti lungo la staffetta. Non solo. L’H2 è il carburante che alimenta i mezzi di trasporto usati da atleti e funzionari nel villaggio olimpico. Si tratta in particolare di veicoli ibridi, ibridi plug-in e a celle a combustibile forniti da Toyota. Non a caso il noto marchio automobilistico, da sempre concentrato sulla crescita dell’uso di idrogeno nel trasporto su gomma, è uno dei principali sostenitori dei giochi e si fa portabandiera del percorso di decarbonizzazione intrapreso da tutto il mondo.
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