UNDP e WWF lanciano l’Alleanza per una transizione energetica “giusta”

Tutti devono trarre beneficio dal passaggio all’energia pulita. Ne parliamo con Mariagrazia Midulla del WWF Italia.

  • Alla Cop 27, UNDP e WWF hanno annunciato la nascita di un’Alleanza per la “Just Energy Transformation”.
  • Si tratta di un’iniziativa volontaria per favorire l’attuazione di politiche di giusta transizione energetica, cui hanno già aderito realtà come KPMG e l’Environmental Defense Fund.
WWF, transizione energetica
Pale eoliche in Tunisia © Anastasia Palagutina/Unsplash

Il 15 novembre, alla Conferenza sul clima (Cop 27) di Sharm el-Sheikh, il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e il World Wildlife Fund (WWF) hanno annunciato la nascita di un’Alleanza per la “Just Energy Transformation”, iniziativa volontaria per favorire l’attuazione di politiche di giusta transizione energetica in tutto il mondo.

Nessuno deve restare senza lavoro, mentre tutti hanno diritto di accedere ai benefici della transizione

“Bisogna accelerare la transizione energetica, il passaggio a un sistema energetico basato sulle fonti rinnovabili. Non abbiamo più tempo, abbiamo aspettato fin troppo: vorrei ricordare che la Convenzione sul clima è del 1992”. Queste le parole di Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del WWF Italia.

“Per quanto veloce, la transizione dev’essere anche giusta: le due cose sono sempre più collegate, perché chi perde tempo rischia di rimanere indietro; basti pensare al settore dell’automotive. Le rinnovabili possono creare nuove opportunità di lavoro, ma servono percorsi di formazione adeguati. Bisogna fare in modo che gli addetti all’energia fossile di oggi diventino il perno dell’energia rinnovabile di domani. E che tutti abbiano accesso ai benefici della transizione, puntando sul risparmio di energia e sullo sviluppo delle comunità energetiche”.

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Abbiamo l’opportunità di correggere le storture dell’attuale sistema energetico

L’Organizzazione internazionale del lavoro aveva già stabilito delle linee guida in questo senso, ma resta la necessità di favorire il coordinamento delle attività tra le organizzazioni competenti e incrementare gli sforzi per garantire che il processo sia inclusivo e, attraverso la cooperazione internazionale e l’adozione delle migliori politiche sociali ed economiche, arrivi a garantire la giustizia climatica e la resilienza delle comunità più vulnerabili nei confronti dei cambiamenti climatici.

“Bisogna impedire che i Paesi in via di sviluppo puntino su tecnologie abbandonate dai Paesi sviluppati, quando invece puntare sulle rinnovabili sarebbe anche un’opportunità per portare l’energia in luoghi che non sono coperti dalla rete elettrica. Oltre a evitare scenari catastrofici, limitando il riscaldamento globale avremo anche la possibilità di correggere alcune storture del nostro sistema: penso all’inquinamento generato dai combustibili fossili, per esempio nella Pianura Padana. È una delle aree più inquinate del Pianeta e testimonia gli errori che abbiamo commesso, dimenticandoci della nostra salute”, prosegue Midulla. I membri dell’Alleanza, fra cui KPMG, REN21, l’Environmental Defense Fund (EDF), l’International Trade Union Confederation (ITUC) e la società di investimenti Gridworks, avranno l’opportunità di condividere i propri casi di successo e lavorare insieme.

Cosa dobbiamo aspettarci dall’aggiornamento del Piano nazionale energia e clima

Il lavoro dell’Alleanza sarà fondamentale anche in vista dell’aggiornamento del PNIEC (Piano Nazionale Energia e Clima) che dovrà essere effettuato nei primi sei mesi del 2023. “Mi aspetto, prima di tutto, investimenti decisamente maggiori nelle rinnovabili. Abbiamo criticato il piano precedente, da cui è derivato il Capacity Market che ha dato il via a una marea di progetti di nuove centrali a gas. Il gas non può essere la soluzione, e in questo momento abbiamo anche ripreso a bruciare carbone in misura abbastanza massiccia. Ci aspettiamo, quindi, che si annunci la necessità di un phase out di tutti i combustibili fossili, però ben prima del 2050. Siamo convinti che sia possibile fissare l’obiettivo 100 per cento rinnovabili entro il 2035, tant’è che abbiamo appena commissionato uno studio al riguardo”, continua Mariagrazia Midulla.

Obiettivo 100 per cento rinnovabili entro il 2035

Le maggiori associazioni ambientaliste, fra cui WWF, Greenpeace e Legambiente, hanno infatti commissionato una ricerca ad Artelys, istituto internazionale specializzato, per stabilire come si possa raggiungere un sistema elettrico fondato al 100 per cento sulle rinnovabili entro il 2035 nel nostro Paese, con quali tecnologie e con quali politiche. Per il WWF non ci sono dubbi: puntare su eolico e solare, di certo non su nuove trivellazioni. Anche Paesi come Stati Uniti, Canada e Germania vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, promosso peraltro dall’Agenzia internazionale dell’Energia.

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Coraggio e ambizione, due parole chiave

Insomma, servono davvero più ambizione; basterebbe un po’ più di coraggio. Eppure, non sembra che i governi presenti alla Cop 27, ormai al termine, siano della stessa idea. “Non avevamo grandi aspettative”, confessa Midulla che, in questo momento, si trova proprio in Egitto per assistere ai negoziati. “Dalla bozza delle dichiarazioni finali, non sembrano esserci novità interessanti. Purtroppo, i negoziati sono sempre complessi, ma necessari per evitare conflitti. E per affrontare i cambiamenti climatici bisogna essere uniti. Speriamo solo che si evitino compromessi come quello di razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili, che vanno invece aboliti del tutto. E smettiamola di affermare che le rinnovabili ci servono solo per diversificare le nostre fonti di energia: le rinnovabili rappresentano il perno del nostro futuro”, conclude l’esperta del WWF. Anziché cercare di evitare passi indietro, dobbiamo convincerci a compiere dei passi avanti. Non è di un approccio conservativo che abbiamo bisogno, ma di una vera e propria rivoluzione.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.