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Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite dell’8 ottobre 2021 ha riconosciuto con la risoluzione 48/13 il diritto ad un ambiente pulito, sano e sostenibile come un diritto umano.

Alla luce di questa risoluzione, in una Raccomandazione sui diritti umani e la protezione dell’ambiente, adottata lo scorso 27 settembre, il Consiglio d’Europa invita i suoi 46 Stati membri a considerare attivamente il riconoscimento, a livello nazionale, del diritto ad un ambiente pulito, sano e sostenibile come diritto umano.

Un ambiente pulito come diritto riconosciuto negli strumenti giuridici internazionali e nazionali

Considerando che le misure per affrontare la triplice crisi planetaria dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento sono essenziali per una migliore fruizione dei diritti umani, il Comitato dei Ministri sottolinea la necessità di riconoscere una qualche forma di diritto ad avere un ambiente pulito, sano e sostenibile negli strumenti giuridici internazionali, compresi gli strumenti regionali sui diritti umani e nelle costituzioni, legislazioni e politiche nazionali. 

I principi che gli Stati membri devono garantire 

Secondo il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, nell’attuazione di questa Raccomandazione, gli Stati membri dovrebbero garantire il rispetto di una serie di principi: 

  • i principi generali del diritto ambientale internazionale, come il principio di non nuocere, il principio di prevenzione, il principio di precauzione e il principio “chi inquina paga”; 
  • la necessità di equità intergenerazionale; 
  • il principio di non discriminazione; 
  • l’accesso senza discriminazioni all’informazione e alla giustizia in materia ambientale, la partecipazione al processo decisionale in materia ambientale e l’educazione ambientale.

La preoccupazione per il crescente degrado ambientale

Il Comitato esprime anche preoccupazione per gli effetti sproporzionati che il degrado ambientale può avere e invita gli Stati membri ad adottare misure adeguate per proteggere i diritti di coloro che sono più vulnerabili o particolarmente a rischio di danni ambientali.

La cooperazione deve coinvolgere tutti 

Inoltre, la Raccomandazione sottolinea l’importanza che i governi cooperino con le entità subnazionali, la società civile, le istituzioni nazionali per i diritti umani, le istituzioni regionali per la protezione e la promozione dei diritti umani, i difensori dei diritti umani in campo ambientale, gli attori economici, le popolazioni indigene e le comunità locali, le città e le regioni.

Infine, gli Stati membri sono incoraggiati a richiedere alle imprese commerciali di agire in conformità con le loro responsabilità in materia di diritti umani legati all’ambiente. 


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