- Si sono conclusi la sera del 4 marzo i negoziati sul Trattato globale per la tutela dell’Alto Mare per proteggere l’oceano.
- Si tratta di un accordo che vede finalmente protette quelle aree marine altrimenti definite “di nessuno” e finora in balia degli eventi.
Firmato il Trattato globale per la tutela dell’Alto Mare. L’accordo prevede che siano realizzate delle aree marine protette su larga scala in alto mare nel rispetto di quanto firmato nel corso della COP15 lo scorso dicembre rispetto l’accordo sulla biodiversità globale Kunming-Montreal. In quella sede si era definito di proteggere almeno il 30% dell’oceano entro il 2030.
La novità di questo trattato è che richiede che si valuti anche l’impatto delle attività economiche sulla biodiversità in alto mare.
La strada è ancora lunga per vedere ratificato il Trattato globale per la tutela dell’Alto Mare
L’accordo ora deve essere ratificato dai 60 Stati per essere effettivamente in vigore. L’impegno dell’Unione europea è che ciò avvenga il più velocemente possibile.
Per farlo l’UE si è anche impegnata a stanziare 40 milioni di euro nell’ambito di un programma oceanico globale e ha invitato i membri della Coalizione per l’Alta Ambizione a fare lo stesso.
Il Trattato prevede un sostegno specifico per i paesi in via di sviluppo anche grazie a un trasferimento di conoscenze rispetto le tecnologie marine.
Il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile
“Un avvenimento storico” commenta Francesca Santoro, senior programme officer per IOC-UNESCO e responsabile a livello mondiale dell’Ocean Literacy per il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (2021-2030). L’iniziativa globale coordinata dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (IOC-UNESCO) che indica il ruolo delle scienze del mare nella promozione dello sviluppo sostenibile e nella implementazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. “Ora c’è bisogno dell’impegno di tutti affinché questo trattato venga ratificato e implementato e per noi, come promotori del Decennio del Mare, diventa ancora più forte la spinta a sostenere la ricerca oceanografica in modo che siano i dati e risultati delle ricerche a essere la base di tutte le decisioni importanti che dovremo prendere nei prossimi anni, per passare dall’oceano che abbiamo all’oceano che vogliamo” conclude la Santoro.
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