- Quest’anno, il Forum Economico Eurasiatico di Verona è stato organizzato nella città azerbaigiana di Baku dal 27 al 28 ottobre.
- Nel corso del secondo giorno di tavole rotonde, si è parlato in particolare del ruolo della rivoluzione tecnologica e dell’economia verde nella sicurezza globale.
Ha preso il via il 28 ottobre la seconda e ultima giornata del Forum Economico Eurasiatico di Verona. Giunto alla quindicesima edizione, quest’anno è stato organizzato per la prima volta nella capitale dell’Azerbaigian, Baku. Un evento che ha l’obiettivo di promuovere le relazioni fra i due continenti, anche grazie al lavoro dell’associazione Conoscere Eurasia. Il tema della cooperazione su vari livelli è stato al centro di questo nuovo giorno di tavole rotonde. La foschia si è diradata e il sole si è finalmente insinuato fra le increspature del mar Caspio. La speranza è che, oltre alle nuvole, possano allontanarsi anche le ostilità.
Insieme alle restrizioni alle attività transfrontaliere indotte dalla pandemia, le crescenti tensioni geopolitiche stanno cambiando radicalmente le catene di cooperazione internazionale che si sono sviluppate nel corso dei decenni. “La cooperazione permette lo sviluppo economico e tecnologico, e contribuisce a ridurre i divari a livello sociale. Il mondo, però, sta diventando sempre più frammentario”, ha esordito Tadzio Schilling, amministratore delegato dell’Association of European Businesses (AEB).
I diritti umani al centro dello sviluppo economico
“Sono quindici anni che partecipo al Forum e qui una volta ho parlato di ‘glocalizzazione’: ora queste catene del valore si stanno spezzando. Dobbiamo ricordarci, però, che non siamo in grado di fare qualunque cosa meglio di tutti gli altri, ed è a questo che serve la condivisione”, ha concordato Aleksander Shokhin, presidente dell’Unione russa degli industriali e degli imprenditori. Shokhin ha fatto riferimento anche alle sanzioni economiche nei confronti della Russia.
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Senza entrare in questioni politiche, possiamo dire che queste sanzioni, pensate per indebolire il regime di Vladimir Putin, hanno inevitabilmente avuto delle conseguenze anche per la popolazione russa. È proprio sui cittadini che si è poi concentrata la discussione. Stando al World Inequality Report, l’anno scorso il 10 per cento della popolazione mondiale ha beneficiato del 52 per cento del reddito globale del Pianeta. “Queste disuguaglianze inacettabili non affliggono solo una parte del mondo, ma lo influenzano negativamente nella sua interezza”, ha commentato Antonio Fallico, presidente di Conoscere Eurasia. “L’uomo dev’essere protagonista dello sviluppo economico”.
La cooperazione scientifica per decarbonizzare il settore dell’energia
Si è poi parlato di cooperazione tecnico-scientifica, con un panel sul ruolo della rivoluzione tecnologica e della green economy nello sviluppo economico e nel raggiungimento della sicurezza globale. Sergey Glazyev, della Commissione Economica Eurasiatica, ne ha sottolineato l’importanza nel settore dell’energia: “Gli assetti tecnologici si sono evoluti per ottimizzare l’utilizzo dei vettori energetici: grazie all’avanzamento in campo tecnologico, riusciamo a rendere l’industria sempre più efficiente e più sostenibile”.
Decarbonizzare il settore energetico è fondamentale, dato il suo impatto sul clima. La temperatura media è già salita di 0,9 gradi centigradi e rischiamo di raggiungere i due gradi entro la metà di questo secolo. Entro il 2034 arriveremo a produrre 3,4 miliardi di tonnellate l’anno di rifiuti. A ricordarci le minacce che incombono sul nostro futuro è stato Marco Ravazzolo, responsabile Ambiente ed Energia di Confindustria. “Dobbiamo riuscire a rendere il progresso economico sempre più neutro dal punto di vista del suo impatto sull’ambiente”, ha spiegato.
“Dobbiamo aumentare l’efficienza delle risorse, ridurre le emissioni di gas serra e passare da un modello economico lineare a uno circolare. Servono un forte impegno da parte dell’industria e una forte cooperazione internazionale”. Ciò si traduce nell’ingresso dell’economia locale all’interno della catena globale del valore, fissando elevati standard ambientali. “In Italia crediamo molto nelle rinnovabili e nell’idrogeno. La sfida della transizione verde e digitale, però, non si vince da soli. Per questo, bisogna garantire la neutralità tecnologica”.
L’Azerbaigian e l’innovazione tecnologica
L’Azerbaigian stesso – che, grazie al gas e al petrolio, ha finanziato programmi sociali e ridotto la povertà – si sta finalmente muovendo in una nuova direzione. Lo ha dichiarato Jeyhun Huseynzade, responsabile Strategia, Innovazione e Digitalizzazione presso il Ministero dello Sviluppo Digitale e dei Trasporti della Repubblica dell’Azerbaigian. “Un’economia basata solo sugli idrocarburi e sulle commodity non è sostenibile. Quest’anno abbiamo introdotto una nuova strategia socioeconomica per il 2030 che vuole puntare sul cambiamento. Il settore della tecnologia è nuovo per noi, ma stiamo cercando di creare elementi di innovazione tecnologica e digitalizzazione, per connettere ogni cittadino dell’Azerbaigian alla banda larga e colmare il digital divide. Servono nuove politiche per spostare le risorse dai settori industriali tradizionali a quelli più innovativi, ed è necessario investire nel capitale umano”.
Nel Paese stanno nascendo anche dei distretti smart per restituire la vita alle zone devastate dal conflitto con l’Armenia, come il villaggio di Agali, e accogliere gli sfollati interni. Grazie all’energia pulita e all’efficienza energetica, queste piccole smart city sono quasi a emissioni zero, mentre in campo agricolo sfruttano i più efficaci sistemi di irrigazione e monitoraggio ambientale.
“Conflitto” è un termine che stiamo sentendo spesso in questo periodo storico. Così come la parola “crisi”. Gli interventi al Forum hanno messo in luce come l’obiettivo dell’Europa, dell’Asia e del mondo intero sia sostanzialmente lo stesso: una transizione ecologica inclusiva. Non è un obiettivo facile da raggiungere, ma sappiamo di potercela fare. Soltanto guardando tutti nella stessa direzione.
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