Transizione energetica

Dopo l’entusiasmo iniziale, le aziende si stanno trovando nella posizione di dover affrontare le reali difficoltà che derivano dalla transizione energetica e dalle sue tempistiche stringenti. 

Il secondo Annual energy report di Bain & Company analizza il settore dell’energia grazie alla collaborazione di oltre mille manager in 45 Paesi, da cui emerge che: “Oggi, i manager del settore prevedono una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 28% entro il 2030. In media, tuttavia, ritengono che il net zero non si raggiungerà prima del 2057″, sottolinea Roberto Prioreschi, managing partner Italia e Turchia di Bain&Company. 

“Le aziende destineranno in media il 23% del capitale a nuove iniziative imprenditoriali a sostegno e in risposta alla transizione energetica, rispetto al 16% previsto nel 2020. Questo vuol dire che in appena un anno le aziende hanno deciso di destinare oltre il 40% in più delle proprie risorse a questo percorso: l’accelerazione si intravvede, ma bisogna passare in modo deciso dalla pianificazione all’attuazione”.

Il rapporto ha evidenziato che, al ritmo attuale, solo il 10-14% della plastica sarà riciclata entro il 2030, nonostante sia un mercato che potenzialmente ha buone possibilità di crescita. Questo determinerebbe una discrepanza tale tra domanda e offerta, che farebbe lievitare i prezzi. 

Secondo il responsabile Emea del settore energia e utility in Bain, “La profonda revisione del footprint carbonico farà si che le aziende del settore energetico saranno materialmente diverse entro il 2030. Le implicazioni di questa trasformazione sono significative, così come le opportunità: tre manager su quattro ritengono che entro il 2030 gestiranno nuove attività, ad integrazione (62%) o in sostituzione (10%) di quella ad oggi considerata la principale”.

Gli aspetti principali legati alla transizione energetica

L’analisi si è concentrata in particolare modo su alcuni aspetti legati alla transizione energetica che sono: 

  • riduzione delle emissioni: per l’88% degli imprenditori è una priorità per la propria azienda, mentre il 96% del campione si aspetta che il proprio settore faccia progressi sotto il profilo net zero entro il 2030;
  • innovazione, impatto ed economia: gli aspetti economici guidano le decisioni nel 50% dei casi, l’innovazione nel 28% e l’impatto nel 22%;
  • net zero: per il 42% dei manager si potrà arrivare al net zero entro il 2050 e uno su quattro pensa che non si riuscirà prima del 2070. Facendo una media, secondo i manager intervistati, si raggiungerà nel 2057.

Le sette leve che avranno l’impatto maggiore sulla propria attività

Entro il 2030, le sette leve che avranno l’impatto maggiore sull’attività aziendale sono: le energie rinnovabili (79%), le pratiche agricole biologiche e rigenerative (77%), circolarità (75%), stoccaggio dell’energia (73%), intelligenza artificiale (67%), utilizzo e stoccaggio del carbonio (63%) e prodotti bio-based (60%).

Gli impatti sull’operatività delle aziende

Come evidenzia il report, i cambiamenti legati alla transizione energetica richiedono una profonda revisione del modello operativo e delle competenze dei player del settore. 

Questo porterà a significativi riesami della strategia di portafoglio, spingendo alla dismissione di asset non in linea con i criteri Esg o a rischio di elevati stranded cost. Non solo: queste trasformazioni porteranno ad un’evoluzione della strategia M&A da scope deal a scale deal, ridefinendo profondamente il panorama competitivo da oggi al 2025. Il conflitto in Ucraina, inoltre, obbliga le aziende del settore a dare priorità alla resilienza rispetto alla riduzione dei costi”, aggiunge Cadei.

Conclude Roberto Prioreschi: “Soffriamo la mancanza storica di un vero piano industriale energetico. Per il nostro Paese è quindi cruciale iniziare da subito a programmare e investire in modo continuativo, allineando quadri normativi e azioni imprenditoriali, per accelerare e quindi traguardare indipendenza e transizione energetica. In questa direzione, siamo lieti di annunciare che da quest’anno monitoriamo e rendicontiamo costantemente la riduzione delle emissioni dei nostri uffici di Milano e Roma. Si tratta di un ulteriore passo per dare un contributo concreto al percorso di transizione energetica di questo Paese”. 


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