Presentato in data odierna al convegno che celebra il primo anno di vita della Fondazione per la Sostenibilità digitale, il Digital Sustainability Index, DiSI: primo indice italiano che misura la sostenibilità digitale di persone, organizzazioni e territori.
La sostenibilità digitale è al centro dell’attività della Fondazione che si propone, con il proprio Manifesto per la sostenibilità digitale, di orientare lo sviluppo tecnologico per contribuire “a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
Che cos’è esattamente il DiSI?
Il Digital Sustainability Index è un indice che misura il livello di consapevolezza dell’utente nell’uso delle tecnologie digitali come strumenti di sostenibilità.
In sintesi, misura la connessione tra tre elementi: il livello di digitalizzazione di una persona, il livello di sostenibilità, cioè il rapporto tra la consapevolezza sulle tre dimensioni della sostenibilità (ambientale, economica e sociale) e i comportamenti successivamente adottati. Infine, il livello di sostenibilità digitale: ovvero, la propensione dell’individuo ad utilizzare le tecnologie a supporto della sostenibilità.
L’analisi su base regionale
È stato calcolato il DiSI per conoscere il livello di utilizzo funzionale delle tecnologie per la sostenibilità da parte degli abitanti di un territorio. L’indice è stato costruito su un campione rappresentativo della popolazione italiana sulla base di 3.600 interviste e realizzato dall’Istituto Piepoli per la Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Il DiSI è utile alle Amministrazioni per comprendere su cosa supportare i cittadini e, nel far comprendere loro i vantaggi della sostenibilità digitale, quali ad esempio: l’economia circolare, la diffusione di strumenti utilizzati per il risparmio energetico, le applicazioni per la gestione della raccolta differenziata.
L’indice consente di capire su quali conoscenze si debba agire per incentivare comportamenti sostenibili, oppure se sia preferibile intervenire sulla tecnologia, che viene utilizzata come leva per lo sviluppo sostenibile.
I risultati dell’analisi
Il risultato fornisce un’indicazione del livello di utilizzo consapevole delle tecnologie come strumenti di sostenibilità, in rapporto alla diffusione del digitale e dell’incidenza di comportamenti sostenibili ad esso correlati.
Sono stati considerati quattro profili di popolazione nel considerare l’indice, con specifiche attitudini verso il digitale e verso la sostenibilità, così suddivisi:
Sostenibili digitali: coloro che hanno comportamenti orientati alla sostenibilità ed utilizzano strumenti digitali;
sostenibili analogici: coloro che ha un comportamento orientato alla sostenibilità ma non usano gli strumenti digitali;
insostenibili digitali: coloro che hanno un atteggiamento non orientato alla sostenibilità, ma usano strumento digitali;
insostenibili analogici: coloro che hanno un atteggiamento non orientato alla sostenibilità, né usa strumenti digitali.
I risultati del DiSI per ciascuna Regione
“Quella che emerge dal DiSI è un’Italia molto diversa rispetto a quella raccontata dalle analisi tradizionali”, afferma Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Il nostro obiettivo non è stato quello di indagare sul livello di digitalizzazione del territorio, ma comprendere come, in rapporto ad esso ed alla percezione del concetto di sostenibilità, le persone siano consapevoli del fatto che la digitalizzazione possa e debba essere strumento a supporto, appunto, della sostenibilità”.
“I risultati della ricerca evidenziano diverse conferme ed alcune sorprese”, continua Epifani, “è il Trentino-Alto Adige a guidare la classifica, forte sia di un buon indice di digitalizzazione che di un alto coefficiente di cittadini che sono consapevoli del ruolo della tecnologia a supporto della sostenibilità. Ma in seconda posizione trova posto il Molise: regione caratterizzata da un bassissimo indice di digitalizzazione. In questo caso a posizionarla così in alto nella classifica è l’alta percentuale di cittadini molisani che, pur in condizioni infrastrutturali spesso critiche, danno grande importanza sia alla sostenibilità che al digitale come strumento a supporto della sostenibilità. Seguono Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna. Marche, Piemonte e Toscana chiudono la classifica. A penalizzare queste regioni non è tanto il coefficiente di digitalizzazione che, fatta eccezione per le Marche, è al di sopra della media italiana, ma il rapporto molto sfavorevole tra utenti digitali ed utenti digitali che hanno consapevolezza del possibile ruolo della tecnologia come strumento della digitalizzazione, oltre a comportamenti conseguenti” conclude Epifani.
Il profilo socio-demografico dei quattro gruppi
I quattro gruppi identificati nella ricerca possono essere così suddivisi:
Sostenibili digitali (26% degli italiani): prevalentemente uomini di età tra i 18 e i 44 anni, laureati con un reddito superiore ai 30mila euro. Vivono per lo più in grandi centri urbani del Nord Est e del Centro.
Insostenibili digitali (25% degli italiani) per lo più uomini di età dai 18 ai 44 anni. Diplomati e laureati con un reddito fino a 30mila euro, che vivono per lo più in grandi centri urbani del Nord Ovest e del Sud e Isole.
Insostenibili analogici (31% degli italiani): sono donne di età superiore ai 44 anni, diplomate e con un reddito fino a 40mila euro. Vivono per lo più in piccoli e medi centri urbani del Sud e Isole.
Sostenibili analogici (18% degli italiani): in questo caso sono sia uomini che donne di età superiore ai 44 anni che possiedono un titolo di studio medio basso. Vivono per lo più in piccoli centri urbani del Nord e del Centro.
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