Sono aperte le iscrizioni al micromaster in sostenibilità del network Una Europa

Il nuovo percorso di studi della rete Una Europa studia gli aspetti ambientali, economici e sociali degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

  • Il micromaster in sostenibilità di Una Europa è frutto della collaborazione fra tre università europee, tra cui quella di Bologna.
  • Si compone di cinque corsi che si possono frequentare online e affronta le più importanti questioni globali legate al tema dello sviluppo sostenibile, dai cambiamenti climatici alla perdita di biodiversità.
Una Europa
Foto di Alissa De Leva/Unsplash

Ormai, sentiamo spesso dire che dobbiamo unire le forze per un futuro sostenibile. Ma come sarà questo futuro? È quello che cerca di capire il micromaster in sostenibilità del network Una Europa, disponibile a partire dal 7 ottobre 2022.

Una Europa è una rete di undici università europee. Il nuovo precorso di studi sulla sostenibilità nasce dalla collaborazione fra l’Università di Helsinki, l’Alma Mater di Bologna e la Jagiellonian University di Cracovia. Si compone di cinque corsi accessibili online che vanno a coprire gli aspetti ambientali, economici e sociali degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. “I nostri programmi di apprendimento sono flessibili e inclusivi, perché crediamo che queste siano le caratteristiche principali delle università del futuro”, ha dichiarato Emily Palmer, segretaria generale di Una Europa, durante la conferenza stampa di presentazione del master.

L’obiettivo del micromaster in sostenibilità di Una Europa

Frequentando i cinque corsi è possibile arrivare a una comprensione olistica delle attuali sfide globali, così da poterle affrontare nella maniera più efficace. Per gli studenti e le studentesse rappresenta un’opportunità per contribuire alla transizione verso nuovi modelli economici e indirizzare il proprio percorso professionale verso il mondo dei green jobs.

“Nessuno può cambiare il mondo da solo. Il nostro futuro dipende dalla conoscenza. La politica dipende dalla ricerca, e le università hanno una grande responsabilità perché possono contribuire alla risoluzione delle sfide che abbiamo di fronte, dai cambiamenti climatici alla perdita di biodiversità. Ma un futuro sostenibile è molto di più e riguarda anche gli aspetti sociali e culturali”, ha commentato il professor Tom Böhling, vicerettore dell’Università di Helsinki.

La struttura del percorso di studi

Il primo e il secondo modulo

Il primo dei cinque corsi, quello introduttivo, cerca proprio di trovare una definizione universalmente valida di “sostenibilità”, indagandone la storia e identificando la terminologia più adatta per descrivere i fenomeni ad essa correlati.

Il secondo corso entra maggiormente nello specifico, andando ad analizzare i cambiamenti climatici da un punto di vista scientifico, per capire come mitigarli e come attuare valide strategie di adattamento. Si affronteranno temi concreti come la gestione delle foreste e la sicurezza alimentare.

Il terzo, il quarto e il quinto modulo

Nel terzo modulo, lo sguardo sarà rivolto alla biodiversità. Cioè, alla “diversità della vita”, ha esordito la dottoressa Emma Sairanen di Sitra, un fondo indipendente che funge anche da think tank. “Dipendiamo dalla natura per l’economia, la salute, la cultura: la metà del Pil mondiale dipende fortemente o moderatamente dalla biodiversità. Possiamo arrestarne il declino, ma dobbiamo cambiare il modo di produrre e consumare, smettendo di dare i servizi ecosistemici per scontati. L’educazione rappresenta il primo passo”. Gli studenti avranno modo di comprendere cosa s’intende per biodiversità e perdita di biodiversità e qual è l’impatto delle attività umane sugli altri esseri viventi; scopriranno esempi virtuosi nel mondo della politica e dell’industria che possono guidare la strada verso la tutela del Pianeta.

Il quarto modulo riguarda invece l’economia, con l’obiettivo di comprendere perché il sistema economico contemporaneo è insostenibile dal punto di vista ambientale, sociale e finanziario. Il professor Maciej Grodzicki dell’Università Jagellonica di Cracovia ha portato un esempio che riguarda la produzione alimentare: l’allevamento del bestiame sfrutta circa l’80 per cento delle terre agricole della Terra, ma produce meno del 20 per cento del fabbisogno calorico globale. Esistono però delle alternative all’attuale modello di sviluppo, basti pensare all’agricoltura biologica e all’economia circolare.

L’ultimo corso è a cura dell’Università di Bologna e indaga il ruolo dell’arte nel percorso di transizione ecologica, dalla capacità di rappresentare visivamente problemi complessi a quella di alterare le percezioni, sensibilizzando il suo pubblico in maniera intima e profonda.


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