LAbaia di Santa Teresa a Lerici (La Spezia) è la prima smart bay italiana, una piattaforma collaborativa promossa da Enea insieme a Cnr, Ingv, Comune di Lerici, scuola di mare Santa Teresa e cooperativa Mitilicoltori associati. L’iniziativa mira alla gestione coordinata delle infrastrutture di ricerca marina e atmosferica per lo studio di alghe, molluschi e coralli di estrema importanza per le strategie di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico.
Si tratta di un laboratorio naturale di ricerca, tecnologia, turismo sostenibile e molluschicoltura che punta ad essere un modello di servizi ecosistemi, allo scopo di promuovere la prima baia carbon neutral d’Italia.
Canale Energia ha approfondito la realtà della smart bay di Santa Teresa con la responsabile del progetto, Chiara Lombardi.
Quali sono i vantaggi, ambientali ma anche economici, che derivano dagli interventi di ripristino e miglioramento della baia in termini di qualità e presenza di biodiversità marina?
Gli ecosistemi costieri, presenti della baia, sia marini che terrestri, sono in grado di fornire i cosiddetti servizi ecosistemici, benefici che la natura garantisce a tutti gli organismi incluso naturalmente l’uomo. Sono categorizzati in: approvvigionamento, regolazione, supporto, fare cultura. Il loro corretto funzionamento consente il mantenimento dell’equilibrio.
In ambiente marino gli impatti antropici diretti e indiretti hanno causato la perdita di molti di questi servizi che è necessario ripristinare, attraverso interventi di rigenerazione, soprattutto in ambienti fortemente impattati, come le aree portuali. La rigenerazione di questi ambienti, attraverso il ripristino di ecosistemi naturali, aiuta il ritorno a un equilibrio naturale in cui l’abbondanza di specie vegetali terresti autoctone porta, ad esempio, a incrementare l’assorbimento di CO2 in una determinata area e a regolare il microclima contribuendo al bilancio energetico di edifici.
Oltre a questo, la loro presenza porta a un incremento della biodiversità che ripristina, tra le altre cose, il miglioramento del paesaggio creando dunque un ambiente attrattivo per attività culturali e ricreative.
La smart bay è un laboratorio hi-tech dove si sperimentano tecnologie avanzate, anche con riferimento agli obiettivi di transizione ecologica. Lo studio dell’ecosistema locale in che modo aiuta a sviluppare strategie di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico?
Smart bay rappresenta una piattaforma di cooperazione in cui si promuove ricerca sperimentale e test di diverse tecnologie che permettano di migliorare le nostre conoscenze dell’ambiente marino. Un esempio è il progetto Green Star, in collaborazione con WSense srl, che ha come obiettivo l’implementazione dell’acquisizione di dati ad alta risoluzione in ambiente marino (big data) attraverso l’utilizzo di reti di sensori basati sulla trasmissione wireless, tecnologia dell’Internet of Underwater Things (IoUT). Queste tecnologie, unitamente all’intelligenza artificiale (AI) impiegata nella gestione dei dati, rappresentano il futuro per lo studio del mare, degli ecosistemi e dei processi in atto. Gli ecosistemi locali svolgono diverse funzioni legate alla regolazione del clima, prima tra tutte il contributo nel ciclo del carbonio, sia in mare che a terra.
Le piante, in ambiente terrestre, unitamente alle alghe (micro e macro) in ambiente marino svolgono la fotosintesi clorofilliana fissando la CO2, immagazzinandola come biomassa vegetale e quindi stoccandola nei suoli tramite altri processi che, a catena, coinvolgono diversi organismi, in particolare in ambiente marino. Infatti, a parte quelli vegetali, diversi organismi in ambiente marino partecipanti al ciclo del carbonio, utilizzando quello disciolto in mare per creare vere e proprie architetture sommerse in cui il carbonio viene stoccato, e nel contempo promuovono la biodiversità creando nicchie e spazi occupati da una grande varietà di organismi.
A parte i ben noti coralli, nella baia troviamo ad esempio i mitili, briozoi. Le corallinacee svolgono questa funzione molto importante, in particolare nella fascia di marea che è a diretto scambio con l’atmosfera e in cui gli organismi sono soggetti alle più elevate alterazioni dei parametri ambientali (temperatura, salinità, pCO2, ossigeno).
La volontà è anche quella di creare opportunità nei settori ad alto potenziale di crescita e occupazione sostenibili quali acquacoltura, turismo, biotecnologie marine ed energia dal mare. Cosa prevede oggi il modello dei servizi ecosistemici a disposizione della comunità e quali gli sviluppi futuri?
Ad oggi i servizi ecosistemici forniti da organismi marini sono molto poco conosciuti, diversamente dall’ambiente terrestre, in cui le specie vegetali sono studiate da molti anni per la loro capacità ad esempio di stoccare CO2 e di contribuire alla riduzione del calore in aree urbane.
Esistono organi internazionali adibiti alla valutazione economica (accounting) del capitale naturale, che permettono di indirizzare azioni di pianificazione di territori ed ecosistemi sostenibili a livello naturale ed economico. Anche qui l’ambiente marino è ancora marginale. Ma dato il cambiamento climatico in atto, la richiesta è pressante.
Il lavoro di ricerca, sviluppo economico e tecnologico è in progress, molte call europee sul nuovo programma Horizon Europe vanno in questa direzione. Avere professionalità emergenti nei diversi settori ricerca, biotecnologie, scienze sociali, economia, ingegneria ma anche produzione, che collaborano insieme per trovare soluzioni per la sostenibilità del mare, è assolutamente di primaria importanza e rappresenta non il futuro, ma il presente.
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