La rimozione completa degli impianti di estrazione petrolifera offshore, una volta terminate le attività, è stata la prassi negli ultimi anni. Un obbligo introdotto dalla Convenzione di Ginevra secondo cui qualsiasi installazione abbandonata o dismessa doveva essere completamente rimossa. Tuttavia ora uno studio fa delle puntualizzazioni sui vantaggi di rimuovere in maniera incondizionata tutti gli impianti introducendo invece il concetto che sia necessario valutare caso per caso. La ricerca, realizzata da 28 diversi ricercatori, è stata pubblicata recentemente sulla rivista scientifica Frontiers in Ecology and the Environment.
Un approccio caso per caso
Il 94,7% degli esperti, che hanno analizzato le metodologie più efficaci di decommissioning degli impianti nel Mare del Nord, ha affermato che un approccio più flessibile alla disattivazione potrebbe essere una via efficace da percorrere. Si tratta di una modalità che analizza le peculiarità di ogni singolo caso che avrebbe dei vantaggi in termini di tutela del mare.
Miglioramento della biodiversità
Secondo gli studiosi la completa rimozione degli impianti avrebbe un impatto negativo in termini di miglioramento della biodiversità, tutela della barriera corallina e di protezione della fauna marina dalla pesca. Gli scienziati auspicano, quindi, “una revisione della politica di smantellamento offshore, inclusa una sospensione temporanea della rimozione obbligatoria”.
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