Entrano a far parte del patrimonio mondiale dell’umanità Unesco oltre 8mila ettari di foreste italiane. Riconoscimento ottenuto grazie alla ricchezza dei nostri ecosistemi naturali, ma anche alle azioni di conservazione messe in campo nelle aree protette nazionali.
L’iniziativa del MiTE
La decisione è arrivata il 28 luglio, durante la 44a sessione del Comitato del patrimonio mondiale tenutasi a Fuzhou, in Cina. Il Comitato ha accolto favorevolmente la raccomandazione dello Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) che riconosce i caratteri ecologici peculiari di ulteriori faggete vetuste mediterranee del nostro Paese. Queste si trovano nei parchi nazionali di Aspromonte, Gargano e Pollino, con i nuovi complessi forestali di Pavari – Sfilzi, Pollinello e Valle Infernale.
Il riconoscimento conferma l’iniziativa portata avanti a livello internazionale dal ministero della Transizione ecologica per estendere il sito transnazionale naturale delle antiche faggete d’Europa. Attività condotta grazie al coordinamento del parco nazionale Lazio, Abruzzo e Molise che coopera con altri Paesi europei: Bosnia-Erzegovina, Francia, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Repubblica ceca, Serbia, Slovacchia, Svizzera.
L’Italia è tra i pochi Paesi ad aver ottenuto, prima dall’organismo di valutazione e successivamente dal comitato Unesco, un parere pienamente favorevole su tutte le estensioni proposte. A testimoniare, come detto, l’incisività del modello di gestione italiano delle aree protette, che si basa su conservazione e ripristino degli ecosistemi forestali.
La rete delle Faggete vetuste
L’ampliamento dell’area ha permesso di includere nel sito Unesco ecosistemi forestali mediterranei dominati dal faggio e collocati nell’Aspromonte, oro mediterranei e subalpini del Pollino e a Sfilzi (Vico del Gargano) la rete delle “Faggete vetuste d’Europa”.
“L’Unesco estende oggi il più grande e articolato sito e network forestale sul piano continentale di cui l’Italia è assoluta protagonista, a dimostrazione delle eccellenze del nostro patrimonio naturalistico e delle conoscenze diffuse dei nostri manager e dei nostri forestali”, commenta in una nota stampa il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
Queste faggete si conservano anche grazie all’azione di tutela integrale che i carabinieri forestali riescono a garantire. Le foreste rappresentano veri e propri laboratori naturali, dove vivono alberi che si sono adattati a superare estati calde e siccitose, contribuendo in questo modo alla mitigazione del cambiamento climatico.
Il ministero si è molto impegnato sul fronte della forestazione, tanto da avviare un piano nazionale che prevede la piantumazione di foreste urbane resilienti in 14 città metropolitane per la messa a dimora di 6 milioni e 600 mila alberi. Iniziativa che dimostra ulteriormente l’impegno italiano nella lotta ai cambiamenti climatici e a contrastare la perdita di biodiversità.
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