L’idrogeno al centro della transizione ecologica e del rilancio di industria e"È l’ora dell’idrogeno!" imprese e territori per l'idrogeno territori, questo il tema dell’evento “E’ l’ora dell’idrogeno” organizzato da Gruppo Italia energia con le tre testate dell’editore, Canale Energia, Quotidiano Energia e CH4 la rivista italiana del gas e dell’acqua.

Un’occasione  quella dell’idrogeno verde che territori e imprese intendono cogliere, ma per cui serve ancora un quadro normativo certo e uno sviluppo tecnologico importante. Per questo non mancano i settori in cui innovare spiega Giorgio Graditi, direttore dipartimento tecnologie energetiche e fonti rinnovabili, Enea.

Tra questi spicca la mobilità, dove treni e trasporti pesanti potrebbero essere i primi che si avvantaggeranno di questo vettore energetico. Non manca la stessa elettrolisi di cui va migliorata l’efficienza e la capacità di elettrolizzatori magari riducendo i catalizzatori nobili e progettandoli già in un’ottica di economia circolare pronti a recuperare o riutilizzare quante più materie pregiate sia possibile. Strategico inoltre lo sviluppo di infrastrutture come dei processi di produzione e di diagnostica e manutenzione predittiva. Tutti aspetti che aiuteranno a esprimere al meglio il vettore energetico dell’idrogeno verde e per cui serve investire anche se come sottolinea Graditi manca ancora un quadro normativo certo.

La filiera parte dal dialogo tra imprese e territori per l’idrogeno

cristina maggi h2itUna filiera che si sta sviluppando in Italia, assicura Cristina Maggi direttrice di H2IT sia per rispondere a quanto richiesto dal Pnrr sia per scelte strategiche dell’industria di per sé. Per superare la normativa e la tecnologia la cui evoluzione è in corsa, suggerisce la Maggi, il dialogo con il territorio è strategico.

Lo confermano le esperienze del comune di Arezzo e Segrate, entrambi presenti alla giornata, che mostrano un scenario esistente e da implementare. Arezzo dispone da anni di un idrogenodotto impiegato dal distretto di oreficeria locale e oggi guarda all’idrogeno green prodotto da biometano per crescere.

comuni arezzo e segrate

A tal fine il comune di Arezzo sta per siglare, anticipa nel corso del webinar l’assessore all’ambiente Marco Sacchetti, un accordo con l’università di Firenze e con la società di distribuzione di gas locale e l’impianto di biometano, proprio per valorizzare l’aspetto di ricerca e innovazione sul campo.

Una visione che vede invece il sindaco di Segrate Paolo Micheli guardare alle innovazioni tecnologiche per le energie pulite. “Siamo un territorio che sta investendo in tecnologie green da tempo e che non poteva che pensare anche all’ idrogeno” spiega il sindaco di Segrate. “Il dialogo con le imprese è strategico per guardare all’innovazione industriale” per questo rimarca “stiamo pensando anche a fare sperimentazioni nel building che secondo noi rappresenta una nuova frontiera” che solleva però dei problemi di Nimby sulla tecnologia e sottolinea il ruolo strategico dell’informazione in questo momento cruciale.

Centrali quindi “i luoghi di incontro della filiera” come sottolinea Daniela Pitton, exhibition manager HESE Hydrogen Energy Summit&Expo. Strategiche anche le professionalità del settore legate all’innovazione della filiera e che contribuiscono alla messa in opera della filiera come rimarca Andrea Maria Mazzaro, Presidente Federprofessional

Idrogeno tra false partenze e opportunità

Marcello capra

I tre miliardi e 600milioni del PNRR rappresentano una parte della strategia italiana dell’idrogeno, ricorda Marcello Capra, delegato SET PLAN presso il Ministero della Transizione Ecologica. Un vettore che “Ciclicamente” ha visto un “innamoramento italiano nell’idrogeno” come sottolinea Capra in questo contesto.

In questo contesto “Ci preoccupano gli atti delegati dall’UE” spiega Capra a livello operativo “soprattutto perché il Repower EU ci chiede l’equivalente di 500 terawatt ora che non devono entrare nel merito delle rinnovabili” una scelta che secondo il delegato SET PLAN del MiTe “rende molto rigido lo sviluppo dell’idrogeno”.

La partita centrale dell’idrogeno si dovrà giocare sui settori più energivori, mentre le le Hydrogen valley dovranno garantire la produzione del vettore energetico.

Un blending di 2mila tonnellate di idrogeno sono equivalenti a 100 ettari di suolo occupato da fotovoltaico. Si tratta di dimensioni non banali” spiega Capra. “Stiamo studiando dei dispositivi che accanto al Capex che c’è nel PNRR, diano anche sostegno al consumo di idrogeno”. “Non è facile perché l’idrogeno ha vari settori applicativi a differenza del biometano”, spiega Capra “un lavoro complesso che stiamo affrontando, ma ci rendiamo conto che serve associare risorse agli investimenti e al conto esercizio”.

“I fondi nazionali devono servire a irrobustire imprese ed enti di ricerca per una competitività europea di cui l’idrogeno è sicuramente una delle travi portanti del futuro del programma Horizon” sottolinea il delegato SET PLAN del MiTe, riferendosi alle Hydrogen Valley. “Nel Repower EU” continua Capra, “non è un caso che si parla di ampliare le Hydrogen valley. Alcune regioni si stanno organizzando e ne stiamo valutando le modalità. Gli enti di ricerca hanno il compito di fare da apripista per dipanare i dubbi sul settore grazie al finanziamento al 100% previsto“. Difatti per presentare progetti bandiera all’interno di questo contenitore è necessario lavorare a un “dispositivo per la distruzione di questi fondi”.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.