La zona della Bassa Padovana e dei Comuni vicentini serviti da acquevenete hanno un nuovo sistema di rifornimento idrico proveniente dalla fonte pedemontana di Camazzole che allontana lo spettro del Pfas. L’8 marzo la società ha inaugurato le opere realizzate per abbandonare definitivamente la fornitura di acqua dalla centrale di Madonna di Lonigo che agiva grazie ai carboni attivi in quanto contaminata da Pfas. Il nuovo impianto servirà i Comuni di Montagnana, Borgo Veneto, Casale di Scodosia, Megliadino San Vitale, Merlara, Pojana Maggiore e Urbana.
Si tratta di un’area prima definita zona “rossa” dalla DGRV 691/2018.
“Con questa importantissima inaugurazione dichiariamo chiusa l’emergenza Pfas nel nostro territorio – spiega il presidente di acquevenete Piergiorgio Cortelazzo. – Si è soliti usare l’espressione ‘facile come bere un bicchiere d’acqua’, ma qui di facile non c’è stato proprio niente. Il percorso per arrivare a questo risultato è stato tutto in salita, ma, grazie alla sinergia tra i diversi attori in campo, le opere progettate e realizzate in quattro anni, costituiscono una risposta concreta e definitiva ai gravi problemi che i cittadini di questi luoghi hanno subito”.
Come è strutturata l’opera contro lo spettro Pfas di acquevenete
Il nuovo impianto che parte da Carmignano di Brenta è stato realizzato collegando l’acquedotto esistente con una nuova condotta adduttrice di 600 mm di diametro lungo la direttrice Ponso-Montagnana-Pojana Maggiore. A questa opera contestualmente è stato predisposto un nuovo serbatoio costruito a Montagnana.
Il grande serbatoio di Montagnana, della capacità di 10.000 metri cubi, è composto da due moduli della capacità di 5.000 metri cubi ciascuno, con annessa centrale di pompaggio da 275 kW. È un’opera a valenza bio-architettonica, per armonizzarne l’inserimento nel contesto paesaggistico e rurale.
Sono inoltre state costruiti ex novo in quattro anni più di 21 chilometri di nuove tubazioni. Di queste 18km con scavo a cielo aperto e 3km con trivellazioni orizzontali teleguidate (trenchless tecnologies). Per un investimento complessivo dell’ultimo “sistema” inaugurato di 28 milioni di euro.
L’opera è stata realizzata grazie ai fondi messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, e veicolati attraverso la Regione del Veneto e un Commissario straordinario per far fronte all’emergenza PFAS. Si tratta di 24,8 milioni di euro complessivi.
Che aree alimenta la fonte di Carmignano
Dal territorio di Carmignano di Brenta si alimenta la parte meridionale del Veneto del Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (MOSAV). Da qui, una condotta di grosso diametro, già di proprietà di acquevenete e di Etra, si sviluppa lungo la dorsale Carmignano di Brenta-Padova Ovest-Monselice-Ponso e interconnette idraulicamente le fonti pedemontane con la Bassa Padovana.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.