Il voto con cui l’Unione Europea si è espressa, il 27 novembre, a favore del rinnovo della licenza del glifosato per altri 5 anni “rappresenta una decisione politica che va contro i cittadini, una decisione che non ha tenuto conto dell’indirizzo del Parlamento e che antepone il profitto alla sostenibilità e alla salute dell’ambiente e delle persone”. E’ quanto ha affermato in una nota il fondatore di Slow Food Carlo Petrini sottolineando come “decisioni di questo tipo allontanino i cittadini dall’Europa”.
Questo voto – sottolinea una nota di Slow Food – mostra come la maggior parte dei governi europei non abbia tenuto conto del volere di oltre un milione di cittadini UE aderenti all’ European Citizens Initiative (Ice). Il loro obiettivo era infatti quello di eliminare l’erbicida dal sistema alimentare e dall’ambiente.
Favorevoli e contrari
A votare a favore sono stati 18 Paesi tra cui Polonia, Romania e Bulgaria che precedentemente si erano astenuti, mentre i Paesi contrari sono stati 9, tra cui l’Italia.
Favorevoli: Bulgaria, Rep. Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Spagna, Lettonia, Lituania, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia, Regno Unito.
Contrari: Belgio, Grecia, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Austria.
Astenuti: Portogallo
La decisione di alcune città di limitare l’uso
Tuttavia, nonostante a livello di legislazione europea si sia concesso il rinnovo della licenza, diverse città hanno scelto autonomamente di limitare l’uso del glifiosato, il principio attivo del diserbante Roundup della Monsanto.
Pascale (Slow Food): “Risultato del voto è una tragedia”
Secondo Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia il risultato del voto è “una tragedia”. “Ci ritroveremo tra 5 anni a contare i danni del glifosato, in un contesto peggiorato dalle condizioni climatiche – aggiunge in una nota Pascale – La Commissione Europea le ha provate tutte per raggiungere il risultato del voto : si è partiti dalla proposta di un rinnovo di 10 anni, che poi è passato a 7 e infine è arrivato a 5. Un comportamento che è servito a spingere gli astenuti a votare a favore del rinnovo. Ma si tratta di un compromesso esclusivamente politico, raggiunto sulla pelle dei cittadini. Perché se il rischio per la salute esiste non è riducendo i tempi del suo utilizzo che lo si elimina. L’uso del glifosato andava fermato subito, non ha alcun senso il rinnovo di altri 5 anni: così si ignora completamente il principio di precauzione”.
Glifosato, cos’è
Commercializzato dal 1974, il glifosato – spiega Slow Food nella nota – “nel 2015 è stato classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come «probabilmente cancerogeno per l’uomo». Due mesi dopo aver sentito il parere della Iarc, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) è giunta alla conclusione opposta: a suo avviso, infatti, il glifosato è “improbabile che possa rappresentare un pericolo cancerogeno per l’uomo”. Tuttavia , sottolinea Slow Food – “l’Efsa ha basato la sua raccomandazione su un rapporto Ue che copia e incolla analisi da uno studio della Monsanto, con pagine dello studio identiche ai passaggi di una domanda presentata dalla Monsanto per conto della Glyphosate Task Force (GTF), un ente industriale guidato dalla società”.
Impatto sulla salute
Una delle ragioni del successo commerciale del glifosato – spiega Slow Food sul suo sito – è la “sua presunta bassa tossicità, sia per gli esseri umani sia per gli animali. In realtà, anche prima del parere dello Iarc, che ha classificato il prodotto come «probabilmente cancerogeno», molti studi indipendenti avevano dimostrato i danni che esso adduceva alla salute umana e animale – ad esempio: neurotossicità, danni al Dna, danni al sistema ormonale… Come se non bastasse né il Roundup né altri erbicidi a base di glifosato sono stati testati per un periodo sufficiente a provarne la sicurezza per la salute”. (fonte: J. Fagan, M. Antoniou e C. Robinson, GMO Myths and Truths, seconda edizione 2014, pp. 204-228)
Qui di seguito alcuni approfondimenti presi dal sito di Slow Food
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