La necessità di discostarsi dalle fonti fossili a favore delle rinnovabili è l’obiettivo principale tra quelli fissati nell’agenda 2030 dell’Onu e tra di esse, affatto trascurabile è il ruolo della geotermia.
“Il Consiglio nazionale dei geologi, attraverso il lavoro di coordinamento della Piattaforma Geotermia, sta operando da tempo al fine di promuovere la geotermia nelle sue diverse forme, con l’obiettivo di favorirne e sostenerne il valore nell’ambito della transizione ecologica, come richiesto nel Pnrr”. Con queste parole il coordinatore della Piattaforma, Emanuele Emani, consigliere del Cng, ha aperto i lavori dell’importante convegno sugli Stati generali della geotermia, tenutosi a Roma il 16 giugno scorso, presso la sala conferenze Capranichetta, per un confronto tra politici, esperti in materia di energia e stakeholder.
All’evento è intervenuto anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che si è soffermato sul fatto che: “La decarbonizzazione costituisce un obiettivo facilmente raggiungibile entro il 2030 per il 55% rispetto al 1990”, precisando come “le richieste di nuovi allacci da energie rinnovabili pervenute al 31 maggio 2022 siano state pari a circa 5.6GWh”. “È necessario, ha proseguito Cingolani, operare su due diverse direzioni, quella di diversificare il più possibile l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili e quello di accelerare maggiormente le procedure. Non è pensabile concentrarsi solo ed esclusivamente su una delle risorse trascurandone altre, anche perché l’Italia è un Paese geologicamente, morfologicamente e geograficamente assai vario, che offre diverse opportunità di approvvigionamento energetico in maniera non omogenea”.
Il potenziale della geotermia
La geotermia si candida dunque come fonte di energia del futuro, entro il 2030 concorrerà al raggiungimento della soglia dei 230 TW/h da rinnovabili, che secondo il ministro Cingolani “costituisce la soglia oltre la quale è possibile iniziare a parlare di mobilità elettrica e di elettrificazione industriale”.
Il ministro ha inoltre sottolineato che un’auspicabile crescita del Pil porterà ad un’ulteriore richiesta di energia, “con un impiego in 6-7 anni di rinnovabili a spettro largo con la massima laicità, cercando di sfruttare il meglio del nostro Paese nei diversi posti”.
Anche il prof. Bruno della Vedova, presidente dell’Unione geotermica italiana, ha specificato come “il territorio nazionale offra eccellenti opportunità per la produzione di energia elettrica”, citando il caso della Toscana che copre oggi il 30% dei consumi elettrici della Regione, pari a 6.0 TWh, ovvero il 2% dei consumi elettrici nazionali.
Dunque la geotermia può imprimere un’accelerazione alla transizione, grazie ad esempio al teleriscaldamento di quartieri, città e industrie, nonché nella produzione di energia elettrica abbattendo gli inquinanti. Non solo, importante anche il ruolo della geotermia per piccoli impianti domestici per il riscaldamento e il raffrescamento attraverso le pompe di calore (geoscambio a bassa entalpia), una nuova tecnologia che, secondo il prof. Della Vedova “può dare un’accelerazione significativa alla transizione energetica strategica del Paese”.
Ha concluso il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Arcangelo Francesco Violo sull’importanza dell’argomento: “Un’importante occasione di rilancio del Paese e delle politiche di sostenibilità ambientale e sociale, un confronto su una tematica che è da ritenersi un’imprescindibile condizione per tutti gli interventi che impattano sul territorio. Esso difatti, costituisce l’ossatura portante, e la geologia al suo interno assume un ruolo fondamentale nella pianificazione infrastrutturale, nella gestione delle risorse idriche, nella rigenerazione urbana, nella riqualificazione ambientale e nella mitigazione dei rischi geologici ed ambientali, sia di carattere nazionale che planetario”.
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