In Italia il settore dei rifiuti sta affrontando delle importanti riforme strutturali per garantire la transizione verso l’economia circolare: restano tuttavia delle criticità da affrontare. Questa è la fotografia scattata dal Green Book 2024, il report annuale promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis.
Il rapporto, che sarà presentato ufficialmente il 5 giugno, evidenzia la necessità di migliorare il sistema di gestione, in particolar modo nel Mezzogiorno, per conseguire il raggiungimento degli obiettivi europei, ovvero l’avvio a riciclo entro il 2025 per almeno il 55% dei rifiuti urbani. Una quota che dovrebbe raggiungere il 60% entro il 2030 e il 65% entro il 2035, a cui si aggiunge il divieto di smaltire in discarica più del 10% dei rifiuti urbani entro il 2035.
Nel 2022 il fatturato del settore della raccolta dei rifiuti urbani ha raggiunto circa 13 miliardi di euro, equivalenti a circa lo 0,7% del PIL. Lo stesso anno, la produzione nazionale di rifiuti urbani si è attestata a 29,1 milioni di tonnellate, in calo di quasi il 2% rispetto all’anno precedente. Mentre la raccolta differenziata ha raggiunto il 65%, ovvero 1,2 punti in più rispetto al 2021, con una crescita in tutte le macroaree del paese. La percentuale di riciclaggio, poi, è stata pari a circa il 49%. Si può osservare quindi un’ampia forbice tra percentuale di raccolta differenziata e tassi effettivi di riciclaggio, e negli ultimi anni la distanza continua ad aumentare.
Il deficit impiantistico: il problema del Centro e del Sud
L’aumento della raccolta differenziata ha determinato una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, ma non tutte le regioni ancora dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti. Secondo una stima di Utilitalia, sulla base dei dati ISPRA, mentre il Nord del paese e la Sardegna dispongono di un sufficiente parco impiantistico, il Centro e il Sud soffrono di un deficit che costringe le regioni in questione ad esportare i rifiuti verso il Nord o all’estero.
Questa situazione, verosimilmente, si aggraverà nei prossimi anni, con l’atteso sviluppo della raccolta differenziata. Ciò porterà alla produzione di maggiori quantità di rifiuti organici e di scarti che, insieme alle frazioni residue, dovranno essere trattati in impianti di recupero energetico, per mantenere il ricorso allo smaltimento in discarica al di sotto del 10%.
Per quanto riguarda l’organico, dalle analisi emerge che sulla base dell’attività degli impianti esistenti e quelli di recente o prossima attivazione, l’Italia nel 2035 avrà un fabbisogno di circa un milione di tonnellate. Tale fabbisogno sarà distribuito in maniera non omogenea: il Nord presenterà un’offerta superiore alla domanda e la Sardegna sarà autosufficiente, mentre il Centro e il Sud presenteranno un deficit impiantistico.
Per i rifiuti residui non riciclabili, lo scenario stimato al 2035 mostra come il fabbisogno del paese sarà di circa 2,5 milioni di tonnellate e che tutte le macroaree presenteranno un deficit impiantistico. Al contrario, per il trattamento dei rifiuti organici è previsto un aumento di nuove capacità installate. Meno confortanti, invece, sono le previsioni per il recupero energetico: al momento non risultano progetti di rilievo in corso, con l’esclusione dell’impianto di Roma.
L’importanza delle materie prime critiche
Per favorire la transizione ecologica, nei prossimi anni si prevede un aumento esponenziale della domanda di materie prime critiche, di fondamentale importanza per l’industria europea, ma esposte a un rischio più elevato di approvvigionamento anche a causa degli scenari geopolitici. Lo sviluppo di filiere per il recupero di materie prime critiche e strategiche è quindi fondamentale per garantire la sicurezza dell’accesso a queste risorse.
Sotto questo aspetto, il corretto riciclo dei RAEE può rappresentare un’opportunità per ridurre la dipendenza dai paesi terzi, si legge nel Green Book. Il problema è che nel 2023 la raccolta complessiva di RAEE proveniente dai nuclei domestici è calata di più del 3% rispetto al 2022. I livelli di raccolta pari a 6 kg per abitante sono ben lontani dagli obiettivi di 12 kg stabiliti dall’Ue. Il report quindi esorta al potenziamento della raccolta, dato il valore strategico di questi materiali.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.