Reti nel sottosuolo, nuove figure professionali in arrivo

Alla fiera Italia no dig live 2023 focus su trenchless manager e trenchless specialist

handyman reti sottosuolo
Foto di Alexa da Pixabay

Tra i molti risvolti positivi dell’innovazione tecnologica c’è la possibilità di far nascere nuove professioni e ambiti di lavoro. Se poi questi spazi di opportunità si legano a settori fortemente attuali come la sostenibilità (ambientale, economica e sociale) allora si innesca un processo virtuoso dalle considerevoli potenzialità.

Un percorso in questa direzione è stato avviato nel mondo delle trenchless technology, ovvero quelle tecniche che consentono di fare manutenzione o sostituire le reti nel sottosuolo (Tlc, energia o idrico-fognarie) senza ricorrere al tradizionale scavo a cielo aperto.

Si tratta di una famiglia di soluzioni che agiscono secondo una logica di “microchirurgia” dei sottoservizi riducendo tempi di lavorazione, ingombro dei cantieri, materiali di risulta da smaltire, consumo energetico, blocchi del traffico e interruzione dei servizi nelle aree interessate dai lavori.

Il tema è stato affrontato oggi al Parco esposizioni di Novegro (Segrate, Milano) dove è in corso fino a venerdì la fiera Italia no dig live 2023 organizzata dall’Italian association for trenchelss technology (Canale Energia è mediapartner dell’evento).

Trenchless manager e trenhcless specialist

Proprio IATT ha avviato in ambito Uni la predisposizione di una prassi di riferimento (documento tecnico prenormativo) sulle nuove figure professionali del “trenchless manager” e del “trenchless specialist”.

Il primo sarà “un professionista esperto di tecnologie trenchless per uno o più cluster di sottoservizi che sa affrontare e risolvere, con il confronto o il coordinamento degli specialisti preposti, qualsiasi problematica connessa a progettazione, appalto, esecuzione e gestione di una lavorazione realizzata con trenchless technology”.

Questa la definizione data da Fabio Rossi dell’Ente di normazione Uni, intervenuto oggi nel corso di un convegno organizzato durante il primo giorno di Italia no dig live.

Il trenchless specialist, invece, è un “progettista dell’opera trenchless. È il professionista esperto in queste tecnologie che, in collaborazione con il trenchless manager, individua la tecnologia più appropriata in funzione delle caratteristiche del terreno, del luogo di intervento, della tipologia della condotta da installare o risanare”.

Secondo quanto illustrato oggi in sede di convegno, la versione definitiva della prassi di riferimento sarà elaborata entro la fine dell’estate 2023, quando il testo sarà messo in consultazione dall’Uni (inchiesta pubblica). Successivamente l’approvazione definitiva è attesa entro l’autunno.

Questo tipo di manager “diventerà sempre più importante in futuro perché parliamo di tecnologie complesse che ci danno un ritorno di sostenibilità fondamentale”, secondo Carlotta Penati, presidente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Milano. “Oggi sicurezza e ambiente sono la priorità e come Ordine svolgiamo un ruolo chiave nel creare fiducia su queste tecnologie e su queste nuove figure”.

La prassi di riferimento è in corso di definizione grazie al contributo di un tavolo di lavoro in cui sono presenti tutte le necessarie competenze per fare un ottimo lavoro, come rimarcato da Paola Finocchi, segretario generale Iatt. “Crediamo molto nella qualità delle progettazioni no dig e condividiamo con chi partecipa ai lavori per redigere la prassi l’impegno per far nascere queste nuove, fondamentali, figure professionali”.

La fiera Italia no dig live

La fiera si è aperta oggi al Parco esposizioni Novegro con il taglio del nastro e l’intervento del presidente di Iatt, Paolo Trombetti, per il quale “il lavoro svolto dalla nostra associazione in questi anni, volto a fornire gli strumenti necessari ad ampliare la forchetta di utilizzo alle tecnologie no dig, insieme alla constante diffusione e sensibilizzazione e soprattutto formazione del no dig pensiero, sta dando i suoi primi riscontri. La tendenza del mercato è cresciuta negli ultimi due anni di più del 30%. Stiamo assistendo a un costante e inesorabile passaggio dal ricorso alle tecnologie no dig come impiego eccezionale alternativamente allo scavo a soluzione di prima scelta”.

Occorre considerare, però, che “ancora in moltissimi casi si riscontrano impedimenti all’uso di questi sistemi, vuoi per questioni culturali, di conoscenza, di interesse. Posizioni retrive nei confronti del no dig non sono più ammissibili, questi atteggiamenti bloccano lo sviluppo infrastrutturale di un Paese che si voglia definire moderno. Vi ricordo che ancora oggi registriamo perdite nel istema idrico del 42% e mancano reti fognarie, mentre sono da modernizzare quelle elettriche e del gas”. Infine, “siamo in forte ritardo sulla digitalizzazione del Paese”.


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Nato ad Avellino, giornalista professionista, laurea in comunicazione di massa e master in giornalismo conseguito all’Università di Torino. È direttore della rivista CH4 edita da Gruppo Italia Energia. In precedenza ha lavorato nel settore delle relazioni istituzionali e ufficio stampa, oltre ad aver collaborato con diversi media nazionali e locali sia nel campo dell’energia sia della politica. È vincitore di numerosi premi giornalistici nazionali e internazionali.