Sicurezza energetica e inclusione sociale influenzeranno la transizione verde

È quanto emerge da un’analisi di S&P Global Ratings

L’evolversi delle priorità politiche potrebbe influenzare l’andamento della transizione energetica. A ricordarlo è un nuovo report di S&P Global Ratings (“S&P”), pubblicato l’8 agosto.

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A livello globale, i governi stanno continuando a perseguire gli obiettivi energetici e climatici, ma, sullo sfondo di vincoli fiscali più severi e delle crescenti tensioni geopolitiche, si stanno concentrando maggiormente sulla questione della sicurezza energetica, secondo gli analisti. Altre priorità dei policymaker sono rappresentate dalla competitività economica e dalla difesa nazionale.

Il contributo dell’Europa alla transizione energetica

Le questioni legate alla distribuzione di costi e benefici vengono sollevate sempre più spesso in relazione alla transizione energetica, tra preoccupazioni riguardanti la reazione degli elettori e le pressioni legate all’inflazione.

Ci sono poi delle differenze di carattere geografico: mentre i Paesi esportatori netti di energia possono permettersi una transizione più lenta verso l’energia pulita, i Paesi importatori netti dell’Europa e dell’Asia devono accelerare i loro sforzi, avendo necessità di ridurre la loro dipendenza dall’estero.

L’Europa, che ha incrementato il suo debito pubblico per adottare misure di mitigazione della crisi energetica, sta continuando a investire in incentivi volti a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, dando un grosso contributo alla transizione verde.

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Le sfide legate ai consumi energetici delle economie emergenti

D’altro canto, ci sono però delle sfide legate alla crescente domanda di energia da parte delle economie emergenti. Come già evidenziato da istituzioni come l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), è fondamentale investire nelle infrastrutture e nelle tecnologie necessarie a garantire che questo aumento dei consumi possa essere soddisfatto da fonti pulite, anziché dai combustibili fossili.

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Fra le altre questioni da monitorare, ci sono la decarbonizzazione delle industrie energivore, divenute meno competitive a causa dei prezzi più alti dell’energia, e le dinamiche concorrenziali che stanno influenzando l’andamento dei mercati delle auto elettriche e dei pannelli solari, caratterizzati da una competizione sempre più accesa fra i produttori europei e quelli cinesi.

L’attenzione alle disuguaglianze sociali

Con l’accelerazione della transizione energetica, sottolineano inoltre gli analisti, gli aspetti sociali correlati alle politiche climatiche stanno diventando più visibili. Le famiglie a basso reddito spendono una quota maggiore del loro reddito disponibile in energia e sono state colpite più duramente dall’aumento dell’inflazione nel 2022-2023 rispetto alle famiglie a reddito più elevato.

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Se la transizione causerà un aumento dei prezzi dell’energia, gli effetti si ripercuoteranno sull’intera società, ma colpiranno in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito, a causa della loro limitata capacità di far fronte all’aumento del costo della vita. La fissazione del prezzo del carbonio e la progettazione di sussidi compensativi rimangono fattori chiave nel determinare gli effetti dell’incremento delle bollette sulle fasce più vulnerabili della popolazione.

Il dibattito politico riguardante la distribuzione dei costi

Le discussioni riguardanti l’allocazione dei costi stanno già animando il dibattito politico in molti Paesi europei: per esempio, sono i proprietari degli immobili o i loro inquilini a dover sostenere le spese necessarie a renderli più efficienti dal punto di vista energetico? Simili discussioni tenderanno a intensificarsi quando gli sforzi di decarbonizzazione si estenderanno dal settore energetico ai settori dell’edilizia e dei trasporti.

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Per prevenire disordini sociali e reazioni negative da parte degli elettori, potremmo vedere i governi evitare ulteriori regolamentazioni ambientali, il che potrebbe ritardare ulteriormente la transizione ecologica, avverte S&P. È un po’ quello a cui abbiamo assistito nell’UE con la PAC, i cui obiettivi sono stati rivisti in seguito alle proteste degli agricoltori.


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