“Pnrr e piano complementare sono una grande occasione di rilancio e trasformazione per l’Italia, andando in profondità alla debolezza del nostro sistema economico, in un’ottica di transizione ecologica”. Queste le parole del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini in apertura del webinar: “La grande occasione. Il Pnrr per il rilancio del sistema logistico-industriale italiano al 2030”, promosso da Confetra, Alsea e The Interntional Propeller clubs.
“Il Pnrr“, continua il Ministro, “è solo il primo step per effettuare questo grande cambiamento. La seconda grande occasione sono la Legge di bilancio e il Fondo di sviluppo e coesione che aggiungono 43 miliardi ai 61 del Pnrr, per intervenire su infrastrutture idriche e viadotti. Abbiamo dieci anni per cambiare l’Italia, dietro a tutto questo c’è una visione, che emerge anche dal Documento strategico ferroviario. Inoltre, stiamo preparando un analogo documento per strade, autostrade e ciclovie, nonché per la logistica. Il tutto deve avvenire attraverso il dialogo con la società civile nei territori e attraverso il dibattito pubblico che ho voluto potenziare. Bisogna utilizzare questi dieci anni per cambiare in meglio, in un’ottica di connessione internazionale e di rispetto dell’ambiente”.
Le riforme necessarie tra fiscalità e giustizia
Durante gli interventi di apertura a cui hanno preso parte: Riccardo Fuochi, presidente di International Propeller club port of Milan; Betty Schiavoni, presidente Alsea; Umberto Masucci, presidente dell’International Propeller club e Guido Nicolini, presidente Confetra è stata sottolineata la sfida tecnologica e digitale che governa il traffico delle merci e su cui l’Italia deve investire. Certamente, prima il Covid-19 e ora la guerra, sono eventi imprevisti che non aiutano, ma a prescindere da questi, c’è da ripensare la supply chain, rendendola più efficiente e creando delle sinergie.
Per fare ciò, imprescindibile è la riforma della giustizia, che deve essere più snella, così come la riforma fiscale e infine, la “sburocratizzazione”. Per essere maggiormente competitivi, bisogna poi superare i localismi e modificare la legge sugli appalti, affinché vengano sbloccati e resi certi, ovviamente in sicurezza. Occorre indubbiamente un modello che reprima comportamenti scorretti, ma rivolto alla crescita, favorendo l’attività d’impresa. Segnalano infine che, il sistema dei pagamenti in ritardo è una patologia tutta italiana, occorre quindi stabilire definitivamente che le fatture debbano essere pagate entro i 30 giorni.
La logistica marittima protagonista della transizione economica
Massimo Deandreis, direttore generale, Srm (Centro di ricerca economica specializzato nell’economia italiana, questioni di energia ed economia marittima) ha illustrato come prima la pandemia e ora la guerra, stiano accelerando diversi fenomeni tra cui: una globalizzazione che si sta regionalizzando e il reshoring o nearshoring, cioè la decisione delle aziende di riportare la produzione nel paese d’origine, accorciando le catene logistiche.
Crescono le rotte intraregionali
Sono cresciute le rotte intraregionali e si prevede che continueranno ad aumentare raggiungendo al 2022 il 43,3% del totale, nel 2012 erano al 40%. Cresce anche la centralità del Mediterraneo a sud e nel nord Africa, così come la movimentazione delle merci.
Anche il tema dei noli è legato alla regionalizzazione, crescono di pari passo e si accompagnano a un altro tema: il ritorno alla scorta e al magazzino. Ne servono sempre di più.
“Un’altra novità”, afferma Deandreis “è che i principali operatori operano come terminalisti sulla logistica, e stipulano partnership con gli operatori ferroviari, cercando di entrare anche nei vettori aerei. Il che significa, maggiore competitività ed economie di scala, ma anche consegnare tutta la catena logistica a pochi player. Ecco perchè Ikea ad esempio ha deciso di fare reshoring avvicinandosi dalla Cina alla Turchia, con propri servizi di trasporto, così come Amazon”.
“L’Italia, continua Deandreis, può trarre benefici da questi grandi carriers, ma noi siamo leader a livello di merci movimentate dove si accorcia la distanza e dunque non c’è più l’impiego di mega navi. Perciò, questo sistema di accorciamento delle catene e di essere al centro del Mediterraneo ci agevola e giova. Sulla sostenibilità: l’obiettivo zero emissioni non deve essere messo in discussione, ma al massimo rivisto nei tempi. Tutti i grandi gruppi stanno facendo sforzi su questo”.
I porti come hub strategici ed energetici
Ora che le risorse ci sono, i porti si devono rendere green, ma anche hub strategici ed energetici, poiché nella loro natura in quanto prossimi alle pipeline. Altro passo è l’elettrificazione delle banchine per fornire energia alle navi, così da essere il più possibili indipendenti, come già avviene nei porti del Nord Europa. Dunque, paradossalmente pandemia e crisi, oggi stanno imprimendo un’accelerazione su logistica, shipping e intermodalità e, a questo punto, il Pnrr offre la possibilità di ripensare in chiave internazionale il ruolo dei porti come hub energetici.
Come sostenuto da Vito Grassi, vicepresidente e presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali e per le politiche di coesione territoriale di Confindustria, “É necessario un nuovo assetto logistico e infrastrutturale degno di un Paese moderno. Abbiamo bisogno di un grande sforzo sia nell’attuazione che nell’implementazione efficace delle riforme, serve impegno per raggiungere i traguardi, quindi chiediamo semplificazione, per poter svolgere fino in fondo il nostro ruolo di classe dirigente”.
Grassi continua affermando che si deve intervenire sulla logistica, sull’obsolescenza delle infrastrutture italiane e sull’assenza di un’organica visione dei sistemi interlogistici. Dunque, il sistema logistico va riformato e reso imprescindibile dal settore manifatturiero, anche alla luce della delocalizzazione. Non bisogna poi rinunciare alla possibilità di trasferire risorse agli enti locali e tenere presente l’economia del mare, attraverso una strategia integrata di competitività della risorsa mare.
Zone economiche speciali e Zone logistiche semplificate ancora da implementare
Grassi ha fatto presente un altro problema da risolvere in Italia: l’effettiva realizzazione delle Zone economiche speciali (Zes) e delle Zone logistiche semplificate (Zls), previste come strumenti di accelerazione dello sviluppo economico, grazie all’unione tra sviluppo produttivo e logistico, che dopo anni dalla loro costituzione non trovano slancio.
“Rimane la necessità di incentivare investimenti pubblici e privati e semplificare strumenti procedurali e fiscali. A cinque anni dal decreto istitutivo solo ora iniziano funzionare, non altrettanto possiamo dire delle Zls, che seppur nate poco dopo, possono costituire un volano per lo sviluppo del Paese come macro-aree logistiche. Pertanto, bisogna costruire una rete tra Zes e Zls, facendo in modo che non rimanga sulla carta”, conclude Grassi.
L’Italia deve tornare a essere una nazione marittima
Il presidente della Federazione del Mare, Mario Mattioli fa presente che: “Grazie alla logica della Federazione riusciamo a partecipare ai bandi facendo sinergia e unendoci, senza questa unione non si ottiene niente. Quest’anno Confindustria ci ha dato una delega specifica per riconoscere l’importanza dell’economia del mare e così riusciremo a portare avanti un’azione importante per evitare che il gap logistico ci faccia perdere ogni anno 70 miliardi di euro, dato che le merci finiscono in Nord Europa e poi ci tornano indietro. Se noi siamo un cluster la cui esistenza è legata al mare, dobbiamo fare un ragionamento concreto e politico chiedendo di ritornare ad essere un governo di una nazione marittima che significa: miglioramento dei nostri traffici e valorizzazione delle nostre Zes, ma per farlo ci serve una direzione centralizzata, potremmo fare un ministero del Mare ad hoc, come hanno fatto i francesi”, conclude Mattioli.
L’imperativo è semplificare
Gian Paolo Oneto dell’Istat fa presente che la crescente incertezza e il costo esorbitante delle materie prime che fanno volare l’inflazione al consumo al 5,7%, sicuramente avrà un impatto sui mercati finanziari e sul commercio estero, anche se la Russia non ha un grosso mercato e il Mar Nero costituisce solo lo 0,9% di tutti gli scali in termini di Gross tonnage (GT). Ma, in questo momento, la situazione si evolve troppo velocemente per poter fare previsioni di lungo periodo.
Invece, a prescindere dagli eventi imprevisti, ciò che va assolutamente fatto è semplificare, sia per Rodolfo Giampieri di Assoporti, che per Enrico Vergani di Bonelli Erede.
È indubbio che lo spostamento delle merci avvenga per il 90% via mare, la crisi ha accelerato alcune tendenze velocizzando regionalizzazione, sostenibilità e digitalizzazione, tutti sviluppi che metteranno a loro volta l’Italia al centro di una dinamica competitiva. Ma questa dinamica potrà essere realizzata solo attraverso la semplificazione dei processi, come ad esempio quelli per rilanciare le autostrade del mare, in un’ottica di sostenibilità e di non conflitto con le comunità locali, o le Zes e Zls che devono ancora decollare e su cui tanti territori fanno affidamento.
“Il Pnrr, dichiara Giampieri, interverrà su questi problemi, sulla digitalizzazione dei sistemi logistici e sull’incrementare la competitività dell’Italia, ma siamo ancora troppo fermi ai titoli e poco alla svolgimento, ogni pratica ha dei tempi e bisogna che su questi ci si concentri. Oggi ci sono sia i soldi che i progetti e dunque bisogna assolutamente metterli a terra”.
Appalti e Pnrr: fare in modo che vadano di pari passo
Rossana Revello, consulente della Struttura tecnica di missione per l’Indirizzo strategico e lo sviluppo delle infrastrutture del Mims ha illustrato come lo scopo del suo lavoro, insieme ai colleghi del Mims, sia quello di fare in modo che i criteri di sostenibilità siano elementi chiave e che lo stesso ministro vorrebbe che questi criteri andassero al di là del Pnrr e fossero applicati a tutte le opere pubbliche.
“Noi stiamo facendo in modo che questi criteri siano fattibili e non aggravino ulteriormente il vantaggio competitivo. La guerra sta cambiando e cambierà le cose, ma non può cambiare il nostro punto di partenza, le scelte che facciamo non devono precludere il futuro, perchè un altro Pianeta non c’è”.
“Il nostro gruppo, continua Revello, ha un percorso segnato: abbiamo prodotto dei documenti sulla fattibilità tecnica degli interventi che offrono delle metodologie e degli strumenti che valorizzino in tema di opere infrastrutturali. In pratica, all’interno dei progetti vogliamo agire sui target di decarbonizzazione e dell’economia circolare e in merito, abbiamo trovato in giro per il Paese tanti esempi di buone pratiche. In secondo luogo, vogliamo agire sul ripensamento della catena logistica e poi dell’inclusione, nel senso di coinvolgimento degli stakeholder e delle comunità interessate. Ci siamo dati un obiettivo di sei mesi, all’interno dei quali, andremo a vedere i casi positivi e cercheremo delle buone pratiche così che si possa studiare cosa e come viene fatto. In seconda battuta, amplieremo questi temi a chi non ha ancora avviato questo percorso”, conclude.
Il panel conclusivo si è mostrato concorde con i precedenti interventi, ribadendo la necessità di una sinergia e di un patto tra mondo della logistica e dell’impresa con la politica, includendo anche il sistema finanziario e la partnership pubblico-privato.
Infine, il presidente di Aniaf, Salvatore Margiotta, che è anche un senatore (PD) ha concluso dando una buona notizia: “Approveremo la Legge delega sul Codice degli Appalti e la Revisione dei prezzi, questo concetto di revisione sarà previsto in tutti i bandi e sarà operativo però solo dal 2023. Perciò stiamo cercando altre soluzioni per dare risposte immediate alle imprese e non dall’anno prossimo, ma da subito, anche perchè se non dovessero farcela fino ad allora, il Pnrr non potrà essere realizzato da imprese italiane”.
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