Più di cento delfini sono morti in Amazzonia, probabilmente a causa della siccità

La temperatura del lago Tefé ha superato i 39 gradi Celsius.

delfini Amazzonia
Un esemplare di delfino delle Amazzoni, anche detto delfino rosa © Gregory “Slobirdr” Smith/Flickr

Nel corso dell’ultima settimana di settembre, più di cento delfini delle Amazzoni (Inia geoffrensis) sono stati trovati morti nel lago Tefé, nell’Amazzonia brasiliana, insieme a migliaia di pesci. A dare la notizia è stato l’Istituto Mamirauá, che si occupa di sviluppo sostenibile e conservazione delle specie.

Secondo i ricercatori, si tratta di un episodio inusuale che potrebbe essere stato causato dalla siccità e dalle temperature straordinariamente elevate dell’acqua, che hanno superato i 39 gradi Celsius.

L’impatto del riscaldamento globale su biodiversità e attività umane

L’intero Brasile sta facendo i conti con gli effetti del riscaldamento globale e con quelli di El Niño, un fenomeno che causa l’aumento delle temperature oceaniche e influisce sulle precipitazioni.

Il livello del Rio delle Amazzoni, il fiume più grande del mondo, è sceso di 30 centimetri ogni giorno nelle ultime due settimane. Oltre che sulla biodiversità locale, tutto questo ha un forte impatto anche sulle attività umane, come pescatrasporto e commercio.

lago tefé
Il fiume Tefé forma l’omonimo lago prima di immettersi nel Rio delle Amazzoni © Google Maps

Una corsa contro il tempo per salvare i delfini sopravvissuti

Ricercatori e attivisti stanno cercando di salvare i delfini sopravvissuti trasferendoli in aree più fresche, ma, come ha spiegato alla CNN il dottor André Coelho, “è una procedura complessa perché bisogna verificare l’assenza di virus e tossine” prima di rilasciare gli animali.

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“Poter ammirare i delfini rosa è un privilegio di chi vive nel cuore dell’Amazzonia”, ha invece raccontato Daniel Tregidgo, ricercatore britannico, al Guardian. “Sapere che uno di loro è morto è qualcosa che rattrista, ma trovarsi di fronte a una pila di carcasse è una vera e propria tragedia”. Serviranno ora studi approfonditi per capire quali strategie di prevenzione adottare per il futuro.


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