Gli ultimi dati dell’Anbi rilevano un’importante criticità idrica che può mettere a rischio le falde acquifere
“Come qualsiasi bilancio a lungo in deficit, anche quello idrologico è ormai pregiudicato ed il riequilibrio non può prescindere da importanti interventi esterni”. Queste le parole di Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). Sono dettate dagli ultimi rilevamenti dell’Osservatorio sulle Risorse Idriche, che certificano l’impossibilità di recupero con gli attuali apporti pluviali.
Soffrono i grandi invasi settentrionali
L’esempio più evidente sono i grandi laghi del Nord: la più grande riserva idrica del Paese. Tutti, infatti, sono sotto la media.
La loro percentuale di riempimento, inoltre, è perlopiù inferiore a quella del gennaio 2022, che fu preludio ad una straordinaria stagione siccitosa. Così il lago Maggiore ha registrato una diminuzione del 18%; il lago d’Iseo del 20,7%; il lago di Como del 23,5%. Il lago di Garda addirittura del 36,4%.
Anche il Po è in crisi
Nonostante le recenti piogge, il fiume Po ha portata dimezzata a Torino ed è ridotto, lungo tutto il percorso piemontese, a circa 1/3 della portata del 2021.
Addirittura a Pontelagoscuro (FE) manca all’appello circa il 30% della portata media ed il livello delle acque è largamente inferiore all’anno scorso (dati Arpae).
La situazione nelle regioni
In Piemonte, nonostante un considerevole apporto pluviometrico in dicembre, i fiumi restano sui livelli 2022 dopo aver toccato portate largamente deficitarie nelle scorse settimane (dati Arpa Piemonte).
La Dora Baltea, in Valle d’Aosta, ha una portata di circa 24 mc/s, largamente superiore alla media storica (5 mc/sec). Confermando così un già avviato scioglimento delle nevi, la cui permanenza al suolo è fortemente condizionata dalle temperature.
Il fiume Adda, in Lombardia, permane al minimo dei recenti 6 anni (90 mc/sec). Il dato clamoroso è quello delle riserve idriche. Sono inferiori infatti del 45,2% alla media storica e sotto anche a quelle largamente deficitarie del 2022: -1,84%.
Dicembre è stato generoso di piogge anche in Veneto: +35% con primato sui bacini del Po (+90%) e del Fissero-Tartaro-Canal Bianco (+70%).
Nonostante ciò, a fine mese, il deficit pluviometrico superava ancora i 90 millimetri. Causando ulteriori ritardi nella ricarica della falda, in gran parte ai minimi storici. Soffrendo inoltre la scarsità di risorsa idrica su buona parte dell’alta pianura, dove si sono registrati livelli inferiori ai minimi assoluti rilevati negli scorsi 20 anni.
Secondo Arpa Veneto, occorrerebbero alcuni mesi di precipitazioni sopra la media per riequilibrare il bilancio idrico delle acque sotterranee! Da ottobre a dicembre il deficit di precipitazioni nevose è stato del 20% sulle Dolomiti e del 10% sulle Alpi. L’ultima decade del mese ha registrato temperature di 4 gradi superiori alla media.
La Liguria ha registrato precipitazioni violente, con esondazione del fiume Entella a Chiavari. Recentemente hanno interessato anche i territori del Levante fino alla provincia di Genova.
In Emilia-Romagna, invece, la stessa perturbazione ha comportato un picco di portata per i fiumi nella fascia centrale ed occidentale della regione (Secchia, Enza, Taro, Trebbia), confermandone il regime torrentizio.
La Toscana ha avuto un’ondata di maltempo che ha colpito in modo violento la Lunigiana e la Lucchesìa con170 mm. di pioggia a Stazzena nelle 24 ore. I corsi d’acqua, dopo i picchi dei giorni scorsi, stanno lentamente tornando alla normalità.
Nelle Marche, aa dicembre i livelli dei fiumi sono scesi in maniera evidente come i volumi trattenuti dalle dighe.
Il Tevere in Umbria ha registrato livelli superiori alla media del periodo. Il livello del lago Trasimeno però, nonostante i circa 130 millimetri di pioggia caduti sulla regione, non riesce a tornare sopra il livello di criticità, in cui si trova da mesi.
Nel Lazio, le recenti piogge hanno apportato benefici sia al Tevere che all’Aniene. Risultano, invece, decrescenti i livelli dei fiumi Liri e Sacco.
Esemplare è la condizione di Roma, dove è piovuto il 43,6% della media, ma resta capitale nel “riscaldamento globale” con 23 eventi estremi lo scorso anno (79 dal 2010).
A Cerveteri, in tutto l’anno, sono caduti 250 millimetri di pioggia (-68% sulla media), pari a quanto accade nelle regioni aride di Nord Africa e Medio Oriente! (dati Arsial).
In Campania, le portate dei fiumi sono in media, ad eccezione del deficitario Garigliano.
È inferiore rispetto al 2022, il volume d’acqua trattenuto negli invasi di Basilicata: -26 milioni di metri cubi.
Opposta è invece la condizione dei bacini pugliesi: circa 10 milioni di metri cubi d’acqua in più sul già ottimo 2022.
Infine, nei bacini della Sardegna, la risorsa accumulata si attesta oggi su circa 1098 milioni di metri cubi, pari al 60,21% della capacità d’invaso; 12 mesi fa era 83,12%.
“E’ ormai acclarata la necessità di un urgente programma di interventi articolati quanto coordinati e multifunzionali, capaci di trattenere le acque, soprattutto di pioggia, per utilizzarle nei momenti di bisogno: dai laghetti alla bacinizzazione, dalle aree di espansione al riutilizzo di cave abbandonate”. Conclude Massimo Gargano, dg Anbi.
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