Per decarbonizzare i settori hard-to-abate in Italia serviranno almeno 30 miliardi di euro

È la stima del dipartimento Energy&Strategy del Politecnico di Milano.

Settori hard-to-abate
Foto di Patrick Hendry su Unsplash

Per assicurare il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 da parte dei settori hard-to-abate (siderurgia, chimica, ceramica, carta, vetro e cemento) in Italia, serviranno investimenti compresi fra i 30 e gli 80 miliardi di euro. A stimarlo è la prima edizione dell’Osservatorio Zero Carbon Technology Pathways, realizzato dal dipartimento Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, i cui risultati sono stati presentati oggi (17 gennaio).

Il principio della neutralità tecnologica

“Occorre sviluppare differenti tecnologie che possano trovare applicazione nei contesti industriali più difficili da decarbonizzare. Il principio di neutralità tecnologica e la complementarità delle differenti soluzioni sono indispensabili per il successo di questa transizione. In particolare, nei settori hard-to-abate sono i biocombustibili, l’idrogeno, l’elettrificazione e la CCS (Carbon Capture and Storage) a rappresentare delle valide alternative per ridurre le emissioni”, spiega il professor Simone Franzò.

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Tuttavia, “il raggiungimento degli obiettivi richiede anche un cambiamento profondo dei modelli di consumo e la definizione di un quadro normativo-regolatorio chiaro e duraturo”, conclude il responsabile della ricerca, che prende in esame 115 tecnologie (46 dedicate alla produzione energetica decarbonizzata e 60 all’utilizzo di vettori energetici, più 9 sistemi di CCS).

L’adeguamento di gasdotti e reti elettriche

Particolare attenzione dovrà essere rivolta alle tecnologie di consumo: la rete elettrica dovrà infatti garantire la propria stabilità, sicurezza ed efficienza di gestione a fronte di un’attesa elettrificazione massiva degli usi finali e di una generazione intermittente da fonti rinnovabili; al contempo, la rete del gas dovrà adeguarsi per essere hydrogen-ready, ossia in grado di accogliere volumi crescenti di idrogeno.

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Gli scenari di decarbonizzazione tra efficienza energetica e fonti rinnovabili

Le ESCo (Energy Service Company) si stanno attrezzando per cogliere le opportunità connesse alla decarbonizzazione, stando alle analisi effettuate dagli autori del report. Le risorse umane resteranno l’asset più importante, ma difficilmente reperibile anche nel prossimo futuro. Dal confronto con un campione di ESCo attive nel settore industriale emerge che l’offerta attuale è focalizzata su interventi di efficienza energetica per impianti ausiliari al processo produttivo (62 per cento degli intervistati). Dal punto di vista tecnologico, prevalgono le soluzioni per l’elettrificazione dei consumi finali (rinnovabili e tecnologie di generazione in loco).

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Oggi le grandi imprese del settore industriale sono i principali clienti (67 per cento in media) del campione di ESCo intervistate, fino ad arrivare a oltre l’80 per cento per circa metà degli operatori sentiti. Nel futuro si prevede un necessario ampliamento del portfolio clienti verso le PMI, perché per raggiungere il net zero si dovranno ridurre le emissioni del tessuto industriale italiano che è composto prevalentemente da imprese più piccole.


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