I Paesi presenti alla COP28 si sono posti l’obiettivo di triplicare la capacità di energia nucleare entro il 2050. Il governo italiano ha potenziato gli investimenti nel settore, includendo il nucleare nel PNIEC e aderendo all’Alleanza industriale europea sui piccoli reattori.
Fra gli elementi che serviranno per centrare gli ambiziosi obiettivi del governo, c’è la formazione di nuova forza lavoro qualificata. È in questa direzione che va l’accordo siglato il 15 luglio da Politecnico di Milano, Edison e Framatome: le tre realtà collaboreranno per promuovere nuovi percorsi formativi e potenziare la ricerca scientifica e tecnologica nell’ambito dell’energia nucleare.
Uno scambio diretto con Edison e Framatome
Gli studenti avranno la possibilità di partecipare a specifici seminari, workshop e tirocini; di visitare gli impianti produttivi di Framatome e i laboratori di ricerca di Edison e di redigere su questi temi le loro tesi di master e dottorato.
“Grazie a quest’intesa, gli studenti e i dottorandi del Politecnico beneficeranno di uno scambio diretto con Edison, operatore impegnato nello sviluppo del nuovo nucleare in Italia, e Framatome, leader europeo nell’industrializzazione della tecnologia nucleare”, ha dichiarato Lorenzo Mottura, vicepresidente esecutivo Strategia, innovazione, ricerca & sviluppo e digitale di Edison.
Studenti e studentesse “saranno chiamati ad applicare quanto appreso a progetti reali a sostegno dello sviluppo dell’energia nucleare in Europa”, ha aggiunto Elisabeth Terrail, Senior Executive Vice President, Human Resources di Framatome.
Il Politecnico di Milano e l’interesse verso il settore del nucleare
Il Politecnico di Milano, primo ateneo italiano nella classifica delle migliori università del mondo, ha visto triplicare le iscrizioni ai corsi di studio legati al nucleare nell’ultimo quinquennio.
Cresce anche l’interesse da parte degli stakeholder, “impegnati a valutare e a sviluppare nuove tecnologie nucleari, fondamentali per contribuire alla soluzione del problema energetico, in termini di sostenibilità ambientale, sicurezza strategica, impatto socio-economico”, ha concluso Marco Ricotti, docente di Ingegneria nucleare.
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