L’acquisizione da parte di Sorgent.e della società francese MJ2 Technologies sas, detentrice del brevetto internazionale VLH, e l’acquisto di Frendy Energy di una concessione per sfruttare un salto d’acqua di un metro in provincia di Pavia dal Gruppo Testori Energia sono gli ultimi due segnali del dinamismo del settore. A questi bisogna poi aggiungere l’esito della procedura di incentivazione (come previsto dal decreto ministeriale del 6 luglio 2012): nessun operatore ha partecipato alle aste per impianti superiori ai 10 MW, mentre sono arrivate richieste di iscrizione ai registri del mini hydro pari a 168 MW, a fronte di 70 concessi. “In Italia il potenziale, in linea con le indicazioni del PAN, è di 500 MW, inteso come potenza nominale media di concessione e non come dato di potenza elettrica di generazione al 2020”, spiega Flavio Sarasino, presidente Federpern, che chiede anche una soluzione per quegli operatori finiti fuori registro, nonostante un’iter autorizzativo già completato.
“Ovviamente l’implementazione di queste nuove centrali sarà quasi totalmente su piccole derivazioni con potenza di concessione minore ai 3 MW, in quanto trovare siti di grande potenza risulta essere un fattore molto difficile vista l’ottimale grado di utilizzo delle potenzialità idroelettriche dal 1900 ad oggi in Italia”, aggiunge. Ma è possibile pensare a un futuro mercato domestico per il mini hydro? “Se ci riferiamo a centraline non soggette a obblighi fiscali (con potenza di generazione minore ai 20 kW) è molto difficile estrapolare proiezioni su quanti impianti di questo tipo possono ancora essere costruiti, ma sicuramente si possono implementare moltissime installazioni con alti e bassi salti idraulici, stimabili in una quota compresa tra i 1.000 e i 2.000 impianti al 2020”, dice Sarasino. Ma oltre alle potenze e alle produzioni, esiste un altro aspetto da sottolineare. Gli oneri di manutenzione del tratto di derivazione spettano al concessionario. Un vantaggio per le Amministrazioni Pubbliche che si vedono così alleggerite dalla spesa. “Fare una stima di questa somma è difficile, ma è sicuramente positivo sgravare le casse pubbliche di questo costo”, conclude il presidente della Federazione Produttori Idroelettrici.
“Questo settore sta tornando alla ribalta”, registra Daniele Boscolo Meneguolo, ad di Sorgent.e, che avverte però il rischio che possa attrarre improvvisatori, in fuga da altri comparti in difficoltà, primo tra tutti il fotovoltaico. “Molte società, che provengono da segmenti contigui, si stanno affacciando sul mini hydro, perchè stanno subendo la crisi, mentre questo campo, anche se relativamente piccolo, ha avuto in questi anni un trend di crescita costante, anche se non sproporzionato come il fotovoltaico. Gli improvvisatori possono rovinare questo segmento promettente sopratutto agli occhi dell’opinione pubblica. Per esempio cosa accadrebbe se qualcuno di questi impianti causasse un disastro ambientale, dato che spesso si lavora nei fiumi?”, sottolinea. Nei giorni scorsi, Sorgent.e ha incrementato la partecipazione che già deteneva nella società francese MJ2 Technologies, passando dal 15,5% al controllo diretto dell’impresa che a tutti gli effetti entra a far parte del gruppo portando con sé la turbina VLH, di cui la società francese detiene il brevetto. Questa è progettata per lo sfruttamento di bassissimi salti con altezza netta tra 1,4 e 3 metri. “E’ un prodotto di punta, che può permettere la realizzazione di centrali a prezzi accessibili, anzi, quasi a grid parity”, avverte Boscolo Meneguolo. Il potenziale in Italia è alto. “Nel nostro Paese sono fattibili circa un centinaio di impianti l’anno. Ne stiamo realizzando una ventina riferiti al mercato domestico. La domanda arriva da enti, consorzi irrigui, Comuni, a volte privati che investono nella realizzazioni di centrali”. Tra il 2006 e il 2011, MJ2 technologies ha chiuso accordi con partner in dieci Paesi europei, in Nord e Sud America effettuando la messa in servizio di oltre 30 impianti. “Esistono mercati specifici che possiamo dividere in due categorie: aree dove ci sono canali, sbarramenti di fiumi, canali irrigui o di navigazione (come in Ontario), opere che sono state più o meno utilizzate, ma che ora possiamo utilizzare ulteriormente grazie a questa nuova tecnologia; l’altro grandissimo livello di intervento è quello dei Paesi in via di sviluppo, installando la turbina in zone isolate, quindi anche in sistemi off grid”, conclude l’a.d. di Sorgent.e.
Le sfida è al ribasso. Non nel senso negativo, ma perché molte società puntano allo sfruttamento di salti sempre meno alti. Frendy Energy ha acquistato dal Gruppo Testori Energia una concessione per sfruttare un salto di un metro in provincia di Pavia. Insieme al Gruppo Scotta e con la collaborazione dell’Ente Irriguo Est Sesia e del Polo Universitario di Pavia, Frendy intende realizzare un impianto che utilizza la coclea idraulica, meglio conosciuta come Vite di Archimede. “Siamo impegnati nel mini, ma guardiamo con attenzione anche il micro hydro, cioè quello sotto i 20 kW”, spiega Rinaldo Denti, fondatore e presidente della società, che, oltre al lato industriale, punta anche sulla ricerca. “Stiamo studiando sia i materiali, per fare la supervite non più solo in ferro, ma anche con sostanze composite, più economiche, facilmente trasportabili e assemblabili anche sul posto, sia l’elettronica per la gestione dell’impianto, anche in remoto, e la sua ottimizzazione, attraverso gli inverter. Poi c’è il know how puro, come l’analisi dell’angolazione della turbina rispetto al canale o l’installazione degli inverter su magneti permanenti che, grazie a generatori precaricati, portano a meno dispersioni con un risultato di un 5% in più di rendimento con l’ulteriore risultato di stabilizzare la produzione”, aggiunge Denti che non nasconde l’alto potenziale del settore. “Ci stiamo tarando per potere essere in grado di sfruttare tutte le situazioni più diverse relative ai canali irrigui e in particolare guardiamo agli scaricatori dei canali, (i condotti che servono alla regolazione della portata e/o alla limitazione del flusso delle acque n.d.r.) dove ci sono salti fino a 20 metri. Per questa situazione abbiamo messo a punto una turbina sul modello Kaplan, in dimensioni ridotte adatta a salti di 6-20 metri. Poi abbiamo la supervite, specifica per 1-2 metri e già utilizzata in circa 7 impianti, poi c’è la sommersa (per dislivelli da 1,8 a 6 metri) che si presta per gli edifici che ospitavano le vecchie centrali idro, o anche i mulini, perchè è infilata sotto terra e quindi rispetta i vincoli architettonici che molto spesso riguardano queste costruzioni. Poi stiamo sviluppando idee per sfruttare salti inferiori al metro, ma non sono ancora pronte”. Una volta completato lo “showroom”, come lo definisce Denti, si sarà pronti per l’estero. La data prevista è quella del 2014. “Ci concentreremo sulle esportazioni, puntando su chi è già presente fuori dall’Italia con una propria rete di vendita in modo che ci possa fare da distributore”, conclude il fondatore della società.
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