Migliora la qualità dell’aria in Lombardia, ma l’Europa chiede più impegno

La Pianura padana è un’area particolarmente soggetta all’inquinamento atmosferico: una ragione per posticipare l’entrata in vigore delle nuove norme europee, o un motivo per trovare soluzioni ancora più efficaci?

Inquinamento atmosferico, qualità dell'aria
Foto di Pille R. Priske su Unsplash

La pioggia è finalmente arrivata in molte località italiane, contribuendo a ridurre l’inquinamento atmosferico. La Regione Lombardia, non a caso, ha reso noto che da domani, 24 febbraio, saranno disattivate le misure temporanee per la qualità dell’aria nelle province di Milano, Brescia e Monza Brianza. Rimarranno attive le misure di primo livello nelle province di Cremona, Lodi, Mantova e Pavia.

Le caratteristiche del Bacino del Po

Sebbene la situazione sia in fase di miglioramento rispetto ai giorni scorsi, quando sono stati rilevati valori di particolato (PM) ben al di sopra dei limiti previsti dalla legge in una serie di città del nord Italia, il Bacino del Po resta un’area geografica particolarmente a rischio. Si tratta, infatti, di un territorio densamente popolato e industrializzato.

Simili caratteristiche lo portano a sperimentare spesso elevati livelli di inquinamento atmosferico, legato principalmente al traffico, al riscaldamento domestico, alla produzione di energia e all’agricoltura: è quanto si legge sul sito del progetto europeo PREPAIR che ha lo scopo di mitigare il fenomeno, esacerbato dalle condizioni orografiche e meteo-climatiche della zona.

I fenomeni di stagnazione atmosferica

La colpa è anche delle “temperature più fredde” e dei “venti deboli che portano all’accumulo di inquinanti, soprattutto nelle aree trafficate dove le emissioni sono elevate, come nel caso degli alti livelli di particolato osservati nella Pianura padana”, spiega Mark Parrington, Senior Scientist del Servizio di monitoraggio atmosferico di Copernicus (CAMS).

I fenomeni di stagnazione atmosferica “sono frequenti e avvengono indipendentemente dai cambiamenti climatici”, ha spiegato Giorgio Cattani, esperto di monitoraggio della qualità dell’aria dell’ISPRA, a Rainew24. Tuttavia, “le misure che tendono a ridurre i gas serra sono spesso coerenti con le misure volte a ridurre gli inquinanti atmosferici”. È importante, quindi, ricercare “la massima sinergia fra le due tipologie di misure”.

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L’impatto degli allevamenti intensivi

La Società italiana di medicina ambientale (SIMA) è particolarmente preoccupata dall’impatto degli allevamenti e, in particolare, degli impianti avicoli intensivi che producono emissioni di ammoniaca, idrogeno solforato, ossidi di azoto, PM2,5, PM10 e odori molesti. “L’assenza di normative nazionali riguardo alle distanze minime tra allevamenti avicoli e case circostanti o centri abitati rimane un elemento critico a discapito del benessere e della salute dei cittadini”, ha dichiarato il presidente, Alessandro Miani.

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Il caso della città di Milano

Possiamo affermare che ci sia preoccupazione da parte dei cittadini, se consideriamo il polverone mediatico che si è sollevato in seguito alla diffusione delle rilevazioni effettuate dalla società svizzera IQAir, secondo cui il capoluogo lombardo sarebbe la terza città più inquinata del mondo. Il sito QualeScegliere.it ha registrato un +155 per cento di visite da un giorno all’altro nella guida all’acquisto dedicata ai purificatori d’aria, con un aumento di visite fino al 467 per cento in Lombardia.

Sicuramente, l’area metropolitana di Milano registra mediamente livelli preoccupanti di particolato fine e di biossido di azoto, come si evince dalle analisi del Barcelona Institute for Global Health. Tuttavia, come ha spiegato il ricercatore Luca Boniardi a Wired, le stime di IQAir, per quanto utili, si basano sull’impiego di sensori low cost e non sono quindi affidabili al 100 per cento.

Il nuovo regolamento europeo sulla qualità dell’aria

Nel tentativo di proteggere i suoi abitanti dall’esposizione all’inquinamento atmosferico, l’Unione europea potrebbe presto introdurre delle norme più severe riguardo alla qualità dell’aria. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto il 20 febbraio un accordo provvisorio che punta a uniformare gli standard comunitari alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità entro il 2030.

L’accordo sarà sottoposto ai rappresentanti degli Stati membri e alla commissione Ambiente del Parlamento. Se approvato, abbasserà i valori limite annuali per il PM2,5 da 25 µg/m³ a 10 µg/m³, e quelli per il biossido di azoto (NO2) da 40 µg/m³ a 20 µg/m³. Regolerà, inoltre, una serie di altre sostanze.

La possibilità di richiedere una proroga

I cittadini avranno il diritto di chiedere e ottenere un indennizzo in caso di danno alla loro salute a seguito di una violazione intenzionale o dolosa delle leggi nazionali che recepiranno determinate disposizioni della direttiva. Tuttavia, gli Stati membri potranno chiedere una proroga del termine per raggiungere i valori limiti per la qualità dell’aria.

Per esempio, le zone svantaggiate da specifiche condizioni orografiche o climatiche, proprio come la Pianura padana, potranno rinviare l’entrata in vigore delle nuove norme al 2040. Una strada che il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, sembra essere desideroso di percorrere.

Gli scenari futuri

“Rimango sgomenta dalla clausola chiesta dalla Lombardia e ottenuta in Europa che consente di ritardare di altri dieci anni il raggiungimento degli obiettivi previsti nel ‘pacchetto aria’. È una regione in cui i dati sull’inquinamento atmosferico sono spaventosi, e che più delle altre dovrebbe impegnarsi a invertire una tendenza ormai non più tollerabile”, ha commentato Elena Sironi, senatrice lombarda del Movimento 5 Stelle.

“Restiamo in attesa di una roadmap da parte della Regione per uscire da questa catastrofe sanitaria con un cronoprogramma chiaro e sollecito”. Il mese prossimo, l’ISPRA presenterà dati aggiornati riguardo alla qualità dell’aria in Italia. Sarà un’opportunità per fare nuovamente il punto della situazione.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.