Si è aperto oggi, presso il Park Royal On Beach Road Hotel di Singapore, il Microgrid Forum. Organizzato dal Dufresne Group, sotto la direzione di Davide Bonomi. Il Forum vedrà alternarsi al palco delle presentazioni rappresentanti del mondo delle utilitiy, esperti ricercatori nel campo della produzione e distribuzione elettrica, nonché esponenti di agenzie e di organismi governativi.
Un recente studio prodotto da Navigant Research prevede che il mercato globale delle microgrid nel 2020 sarà pari a 40 miliardi di dollari; in Asia le aziende, vecchie e nuove, competeranno per una quota pari a 5,7 miliardi. L’interesse per questa tipologia infrastrutturale all’avanguardia sarà guidato dal processo di elettrificazione di alcune zone rurali in India, Malesia, Indonesia e Cina. Quest’ultima assorbirà da sola il 40% degli investimenti, tuttavia le soluzioni cosiddette off-grids avranno maggiore impatto nell’area dell’Asia-Pacific (APAC), ove 160 milioni di persone ancora non dispone di un accesso diretto all’energia. L’elettrificazione di queste comunità “off-grid” rappresenta una priorità per i governi locali, per l’ASEAN, per svariati programmi ONU, nonché condizione necessaria per sviluppare una florida economia regionale.
Le microgrid, i cui elementi fondamentali sono la generazione elettrica, la gestione dei carichi, l’implementazione di sistemi di accumulo e ovviamente una rete, rappresentano una nuova frontiera dell’ingegneria energetica. I principali driver che hanno portato all’implementazione di queste nuove tecnologie differiscono nei paesi a economia avanzata e in quelli “in via di sviluppo” (l’IEA prevede che l’APAC nel 2035 assorbirà più di metà dei consumi energetici mondiali).
Negli Stati Uniti gli investimenti in microgrid, di multinazionali come Oracle ed Ebay o anche del Governo federale o di istituzioni come il Campus della University of California di San Diego, stanno ponendo una seria minaccia al monopolio centenario delle utilitiy. Sistemi usati una volta per non sottostare al rischio di blackout stanno ora guadagnando sempre più clienti. Gli alti costi dell’elettricità orientano i bilanci familiari verso investimenti in sistemi fotovoltaici da istallare sui tetti e dire addio alle proprie compagnie elettriche. Mentre le piccole industrie investono in microturbine a gas capaci di soddisfare i propri bisogni energetici e rivendere ciò che non viene consumato. In sostanza, a seconda che vengano collegate alla rete o utilizzate in regime di “isola”, le microgrid stanno diventando comuni tra aziende, collettività ed altri utilizzatori di grosse quantità di energia, al fine di sfruttare i vantaggi della generazione distribuita.
Si prevede che nel 2020, negli Stati Uniti, 6 GW di elettricità verranno prodotte e utilizzate attraverso le microgrid. Differentemente, in aree remote come quelle di Papua o delle steppe cinesi, l’alto prezzo delle scorte di gasolio spinge le popolazioni locali a optare verso sistemi di microgrid basati su fonti rinnovabili. Nei Paesi dell’APAC, soprattutto in Indonesia, le applicazioni delle “micro-reti” si ritiene possano avere effetti dirompenti: il relativo tasso di sviluppo supera e di molto quello dell’infrastruttura tradizionale. Secondo l’opinione di Jon Creyts, riportata da Bloomberg, nei paesi in via di sviluppo le microgrid potrebbero portare alcune aree geografiche a sopravanzare il bisogno di essere collegate con la rete elettrica nazionale (analogamente a ciò che è accaduto con la tecnologia mobile, che ha fatto venir meno il bisogno di costruire le linee di comunicazione terrestre).
Il Microgrid Forum presenta un programma ricco di interventi e incontri che porterà le considerazioni appena svolte al confronto diretto tra gli operatori del settore. Il primo giorno di lavori della conferenza (11 novembre) è stato tuttavia dedicato a un interessante workshop, diretto a una ristretta cerchia di consulenti, rappresentanti dell’industria e ricercatori scientifici, interessati ad apprendere come sviluppare una microgrid dal punto di vista della fattibilità economica-finanziaria e altresì della sua migliore configurazione tecnica.
A dirigere il workshop Simon Bell, presidente e managing director Apex Consulting Group, e Andre Susanto, head of Reanewable Division di PT Imprima, autori di interessanti interventi su come sviluppare un progetto di microgrid e infine organizzatori di un lavoro simulato che ha impegnato i delegati nella presentazione di un pitch a un possibile investitore.
La prima presentazione di Simo Bell ha riguardato l’esemplificazione del miglior modello utilizzabile per sviluppare un pacchetto commerciale su di un progetto di smart grid, così da poter soddisfare le aspettative degli investitori. Lo speaker ha fatto cenno alla potenzialità di crescita delle piccole e medie imprese impegnate in questa linea di business e ha poi riportato alcuni dati relativi alcune iniziative intraprese dal 1999 a oggi: 346 nuove aziende operanti nel settore delle rinnovabili, le quali hanno contribuito a evitare l’emissione di 3,3 tonnellate di CO2, il consumo di 4,5 milioni di ettari di territorio coltivabile e di 5,7 milioni di litri d’acqua; agevolando così investimenti per 337 milioni di dollari in 6 diversi paesi. È stato inoltre dato spazio alla delineazione dei caratteri del business model più idoneo ad assicurare un ROI soddisfacente e un’analisi SWOT della possibile business venture. La seconda presentazione ha riguardato la delineazione pratica di un progetto d’investimento in microgrid presso potenziali finanziatori, un trainig per i partecipanti al workshop, che si sono poi cimentati in una messa in pratica degli insegnamenti impartiti.
Andre Susanto ha edotto i delegati su come affrontare le sfide che si presentano nel processo di sviluppo di un progetto microgrid in zone rurali e remote. Facendo riferimento alle sue esperienze indonesiane, nazione in cui il tasso di elettrificazione stenta ancora al 72%, Andre ha spiegato l’importanza di avere un partner locale, in grado di introdurre i progettisti presso le comunità tribali e le asperità geografiche e morfologiche del territorio (soprattutto in funzione della migliore organizzazione logistica). Molte delle soluzioni risiederebbero nel coinvolgimento delle comunità locali, le quali ove correttamente coinvolte e motivate, potrebbero rappresentare l’unico fattore di successo delle istallazioni. Il secondo intervento di Andre ha riguardato poi gli elementi da attenzionare nel produrre un piano per le microgrid, ossia il rapporto tra progettazione e domanda di energia, gli aspetti tecnici, finanziari, culturali e sociali.
Il terzo intervento della giornata è stato condotto dal Prof. Rachid Yazami, luminare dell’energy storage (ES) ed inventore dell’anodo di grafite costituente il polo negativo degli accumulatori agli ioni di litio. Il Prof. Yazami, dopo aver dato una brave panoramica delle tecnologie di ES, si è soffermato sulle loro applicazioni pratiche e commerciali nei sistemi di microgrid. A seguire Seow Kang Seng, consulente, che ha elemplificato i dati relativi al progetto “Pulau Ubin Microgrid Project”, che a interessato un’area naturale protetta a nord di Singapore.
Vi è stato poi ampio spazio per la presentazione di un progetto italiano, sviluppato dall’Università di Genova, per una microgrid che servirà a soddisfare il fabbisogno elettrico del campus di Savona. Il Dott. Rossi ha esemplificato con chiarezza le caratteristiche della Smart Polygeneration Microgrid (SPM), istallata nella città ligure con le finalità di ridurre i costi della bolletta elettrica e di ridurre le emissioni di CO2 dell’ateneo. Il progetto è stato sovvenzionato per 2,4 milioni di euro da un finanziamento del ministero dell’Istruzione e della Ricerca, con lo scopo di creare una struttura di ricerca e sviluppo utile come banco di prova per l’impiego di risorse energetiche rinnovabili e non; creare inoltre un punto di giunzione tra i programmi scientifici universitari e i piani industriali delle società elettriche. Presto seguirà un’intervista dei responsabili del progetto.
Il Microgrid Forum apre le sue porte.
Giandomenico Zappia
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