mercato elettrico in Italia

Un mercato elettrico “conservatore” – con la sola eccezione della tecnologia degli smart meter 2.0, dove l’Italia aveva già una tradizione di eccellenza – in cui  la gran parte dei macro trend non si è ancora verificata. E’ la fotografia, relativa al settore elettrico nel nostro Paese, scattata dalla prima edizione dell’ Electricity Market Report, realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.  L’apertura del MSD e la possibilità di avere degli aggregatori – come si legge in una nota – è appena ai suoi albori e nessuno dei meccanismi che possono rappresentare il futuro della gestione della generazione distribuita da rinnovabili dopo l’incentivazione – carbon tax, PPA e aste a tecnologia neutra – sono oggi osservabili. Anche la diffusione della mobilità elettrica e dei sistemi di storage è ancora appena accennata”.

“Il mercato elettrico italiano si trova di fronte, per la prima volta dopo molto tempo, a un momento di seria riflessione sul modo migliore di innovarsi – spiega in nota Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano tenendo conto da un lato del ruolo critico che esso gioca per la sicurezza energetica del Paese, dall’altro delle grandi potenzialità che le nuove tecnologie (dallo storage ai sistemi smart di gestione dell’energia) e i nuovi modelli di business come gli aggregatori virtuali possono avere nel garantirne lo sviluppo e la crescita. La competizione con gli altri Paesi europei, molti dei quali più avanti di noi sul cammino dell’innovazione, comincia a far sentire i propri effetti ed è quanto mai necessario non restare indietro, per permettere agli utenti di godere dei benefici di un mercato aperto e competitivo e ai nostri operatori di misurarsi quanto più possibile alla pari con i competitor stranieri”. 

Aspettative ed evoluzioni del mercato

Ma quali sono le aspettative e i trend di evoluzione del mercato? Per affrontare la questione è stata realizzata una survey che ha raccolto oltre 180 questionari, somministrati a un campione rappresentativo di operatori della generazione, distribuzione, trasmissione e vendita di energia elettrica, nonché a un panel di esperti e ricercatori del settore.

Secondo quanto emerso il completamento della liberalizzazione del mercato, della riforma tariffaria e l’abilitazione di SDC ed energy communities metteranno gli utenti in grado di valutare offerte di vendita (e generazione distribuita) di energia più variegate, con una maggiore rilevanza della componente di servizio. oltre a questo l’aumento del livello di smartness della rete e il varo di un capacity market adeguato permetteranno una maggior stabilizzazione nella fase di gestione della rete di distribuzione e trasmissione, allo stesso tempo garantendo maggiori possibilità di sfruttamento di asset produttivi “tradizionali”.

La vivacità del comparto elettrico sarà mantenuta su “buoni livelli” – trainati dalla crescita della domanda – grazie alla possibilità di un incremento del sistema competitivo per la generazione di energia (aste a tecnologia neutra e PPA) e per la fornitura dei servizi di rete (con l’apertura completa dell’MSD). Inoltre il comparto delle rinnovabili vedrà terminare non soltanto la disponibilità di incentivi ma anche la priorità di dispacciamento, lasciando quindi attivi solo gli operatori che avranno fatto della produzione di energia da fonti rinnovabili un vero business, investendo in competenze e strutture organizzative di gestione.

Il 39% degli operatori si aspetta aumento del PUN

Il 39% degli operatori si aspetta un aumento del PUN (Prezzo unico nazionale), mentre il 44% pensa che il prezzo della componente energia rimarrà stabile. Strettamente legata all’aumento del PUN c’è la crescita dei consumi: il 46% degli operatori si attende un +2-4% della domanda di energia elettrica, contro il 27% secondo cui rimarrà invariata. Più che a un cambiamento del mix energetico, la maggiore domanda dovrebbe portare a un incremento dei prezzi. Infine, ci si aspetta l’arrivo di nuovi operatori con la chiusura del mercato tutelato, benché sia improbabile che raggiungano una quota di mercato superiore al 5%.

Il 63% degli operatori crede nel raddoppio dei prosumer

Il 63% degli operatori ritiene un dato certo la crescita dei “prosumer” con un raddoppio della quota attuale sulla produzione complessiva che raggiungerebbe il 4%, facendo salire la potenza di generazione in mano ai prosumer di circa 2,5 GW. Alte, infine, sono le aspettative riguardo al comparto dello storage di energia, con oltre il 70% dei rispondenti a favore di una crescita (anche se moderata) nel breve termine.

Quello delineato dalla survey è tuttavia uno scenario estremamente lento – afferma nella nota Chiesa – oltre il 76% degli intervistati crede che questi cambiamenti avverranno non prima del 2021-2025. Lentezza che avrà delle ricadute importanti: da un lato in positivo, perché permetterà agli operatori storici del nostro Paese di adeguare le proprie competenze e la propria offerta di servizi, e a quelli delle rinnovabili di portare a termine il processo di professionalizzazione e concentrazione già in corso ormai da qualche anno; dall’altro in negativo, perché, a differenza di quanto accaduto ad esempio in Inghilterra o in Germania, ridurrà la spinta competitiva apportata da nuovi operatori che avrebbero invece potuto approfittare della rapidità dei cambiamenti per aggredire, in puro spirito imprenditoriale, il mercato”.


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