L’Italia può giocare un ruolo nella partita della materie prime critiche

Non solo Feldspato e fluorite, grazie alle nuove tecnologie estrattive a basso impatto ambientale le prospettive sui materiali primi critici sono diverse per il nostro Paese. Il report ISPRA

Feldspato e fluorite sono ad oggi le uniche materie prime critiche coltivate in Italia, ma lo scenario potrebbe diventare più ricco a breve.

Si tratta dei dati pubblicati da ISPRA sulle risorse minerarie nazionali contenute nel database GeMMA che sta per Geologico, Minerario, Museale e Ambientale, presentato questa mattina a Roma con il Vice Ministro Vannia Gava.

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Foto di Enrique da Pixabay

Il regolamento EU riapre, anche se in ritardo rispetto alle grandi economie minerarie mondiali, il tema dell’estrazione mineraria e delle problematiche sociali ed ambientali.

Le miniere non sono più, o non solo solo, cunicoli dove persone rischiano la vita grazie alle nuove tecnologie. Le nuove tecnologie estrattive permettono di sfruttare fumi geotermici e riciclare scarti di estrazioni precedenti. Per ottenere il massimo della produzione con il minor impatto ambientale secondo ISPRA è fondamentale puntare su ricerca di base e formazione per rilanciare la politica mineraria nazionale, coinvolgendo enti di ricerca, la comunità scientifica, le università e le scuole professionali.

Grazie ai permessi di ricerca in corso, i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse e recenti, documentano la potenziale presenza di  varie materie prime critiche e strategiche come il litio, scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani e come diversi altri minerali da cui si producono metalli indispensabili per il modello di sviluppo decarbonizzato, la green tech, la transizione digitale e la indipendenza da paesi terzi.

Quali sono le miniere attive in Italia e dove stanno

In totale sono 76 le miniere ancora attive in Italia, 22 relative a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 Materie Prime Critiche dell’UE. In 20 di queste, si estrae feldspato, minerale essenziale per l’industria ceramica e in 2 la fluorite (nei comuni di Bracciano e Silius), che ha un largo uso nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione.

L’estrazione di minerali metalliferi, che rappresentano la maggior parte dei materiali criticiha interessato circa 900 siti ed è attualmente inesistente.

Conosciamo meglio le potenzialità di questi minerali critici e la loro geolocalizzazione.

Flourite, Rame, titanio e gli altri giacimenti tradizionali noti

La miniera di fluorite di Genna Tres Montis (Sud Sardegna) rientrerà in piena produzione al termine dei lavori di ristrutturazione. Questa rappresenta una delle più importanti d’Europa.

Depositi di rame, minerale essenziale per tutte le moderne tecnologie, sono già noti nelle colline metallifere, nell’Appennino ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, Trentino, Carnia ed in Sardegna. In diversi siti è stato estratto manganese soprattutto in Liguria e Toscana. Il tungsteno è documentato soprattutto in Calabria, nel cosentino e nel reggino, nella Sardegna orientale e settentrionale e nelle alpi centro-orientali, spesso associato a piombo-zinco. Il cobalto è documentato in Sardegna e Piemonte, dove il deposito di Punta Corna è ritenuto di strategica importanza europea, la magnesite in Toscana e i sali magnesiaci nelle Prealpi venete.

L’accertato giacimento di titanio nel savonese è questione ben nota, così come le problematiche ambientali che ne precludono l’estrazione a cielo aperto. Le bauxiti, principale minerale per l’estrazione di alluminio, sono invece localizzate in quantitativi modesti in appennino centrale ma più consistenti in Puglia e soprattutto nella Nurra (SS), dove la miniera di Olmedo, ultima miniera metallifera ad essere chiusa in Italia, è ancora mantenuta in buone condizioni. Le bauxiti di Olmedo, come le altre bauxiti, contengono possibili quantitativi sfruttabili di terre rare, che sono sicuramente contenute all’interno di buona parte dei depositi di fluorite, come nel caso di Genna Tres Montis.

Materie prime critiche dove poterle trovare in Italia

 In Italia non vengono, per ora, estratti Critical Raw Materials metallici e per la loro fornitura il nostro paese è totalmente dipendente dai mercati esteri. Alla luce delle nuove tecniche di esplorazione e dell’andamento dei prezzi di mercato, molti dei depositi conosciuti andrebbero rivalutati. Possibili depositi di celestina, principale minerale dello stronzio, materiale critico dai molteplici usi, sono documentati nelle solfare siciliane, soprattutto del nisseno. La presenza di litio è nota nelle pegmatiti dell’Isola d’Elba, del Giglio e di Vipiteno, ma è la

La geotermia mezzo di estrazione del litio in tre regioni italiane

Sono stati scoperti importanti quantitativi di litio nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani. Un dato che ne rende anche a basso impatto ambientale l’estrazione grazie alla geotermia. Sette permessi di ricerca sono stati rilasciati dalla Regione Lazio ed inseriti nel database, insieme agli altri attualmente vigenti.

La Barite utile per carta, chimica e meccanica

Nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino sono stati individuati depositi significativi di barite, importante minerale per l’industria cartaria, chimica e meccanica.

Grafite utile per le nuove tecnologie

Non solo matite, la grafite è utile per le nuove tecnologie come il fotovoltaico in quanto ottimo conduttore. Ci sono depositi noti nel torinese (attualmente interessati da due permessi di ricerca), nel savonese e nella Sila.

Rifiuti estrattivi

Gli scarti minerari possono diventare una fonte di materie prime. In Italia le pregresse attività minerarie hanno lasciato un’eredità di circa 150 milioni di mc di scarti di lavorazione (rifiuti estrattivi), che si trovano in strutture di deposito spesso fatiscenti e che rappresentano un serio problema ambientale, con inquinamento diffuso delle acque superficiali/sotterranee e dei suoli da metalli pesanti, cioè gli stessi che potrebbero essere recuperati. Per questo ISPRA sollecita a studiare un approccio per cui questi scarti da rifiuti inquinanti da bonificare, diventano una potenziale risorsa da recuperare.

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