Nella classifica dei Paesi europei (Regno Unito compreso) che dipendono maggiormente dal petrolio, l’Italia è all’ottavo posto. In testa, troviamo nazioni come la Lituania, la Grecia, i Paesi Bassi e la Spagna. È quanto emerge da una ricerca di Giovanni Carnazza dell’Università di Pisa e Federica Cappelli dell’Università di Ferrara, pubblicata sulla rivista Resources Policy, che ha preso in esame il periodo compreso fra il 1999 e il 2019.
Il Multi-dimensional Oil Dependency Index
I ricercatori hanno elaborato un indice mai utilizzato prima, il Multi-dimensional Oil Dependency Index (MODI), che tiene conto di quattro fattori:
- dipendenza energetica (quanta energia deriva dal petrolio);
- dipendenza economica (in che misura il PIL è legato al petrolio);
- dipendenza internazionale (quanto petrolio viene importato);
- dipendenza geopolitica (qual è il grado di diversificazione dell’import).
La diffusione delle fonti energetiche rinnovabili
In Italia, nel 2019, le fonti di energia sono derivate dal petrolio per il 35 per cento e dal gas naturale per il 30 per cento, mentre le rinnovabili hanno raggiunto una percentuale del 10 per cento. A livello europeo, le medie sono del 41 per cento per il petrolio, 16 per cento per il gas e 9 per cento per le rinnovabili.
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Guardando all’energia pulita, i Paesi più virtuosi sono Finlandia (27%), Lettonia (26,4%) e Svezia (26,2%), mentre quelli meno virtuosi sono Olanda (4,5%), Irlanda (4,3%) e Lussemburgo (4,3%).
Combustibili fossili e sicurezza energetica
In generale, lo studio ha evidenziato tre fondamentali criticità dell’Europa: la difficoltà a dissociare il consumo di petrolio dalla crescita del PIL e raggiungere gli obiettivi del Green Deal, la disparità dei vari Stati rispetto alla dipendenza dal petrolio e, infine, il problema della dipendenza internazionale e geopolitica dai prodotti petroliferi per la sicurezza energetica.
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“Il petrolio rappresenta più di un terzo dell’energia generata e utilizzata nell’Unione europea, il che mette in luce la sua profonda dipendenza dai combustibili fossili”, commenta Giovanni Carnazza, ricercatore del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. “Il nostro lavoro mostra il ritardo con cui molti Stati membri stanno affrontando la necessità di una transizione ecologica non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello socioeconomico”.
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