Con quasi 40 miliardi di metri cubi l’anno, l’Italia è la nazione con i più alti livelli di prelievo idrico in Europa, ma è anche fra i Paesi con il più alto livello di stress idrico: dagli inizi del Novecento, l’acqua disponibile si è ridotta del 20 per cento. Si tratta di una risorsa, protagonista del sesto SDG ONU, che sta diventando sempre più preziosa. Ed è per questo che il ruolo dei gestori del servizio idrico integrato (SII) sta diventando sempre più delicato. Di questo si è discusso alla sesta edizione del workshop annuale dell’Observatory for a Sustainable Water Industry (OSWI) di Agici, il 21 settembre a Milano.
L’aumento degli investimenti nel settore idrico
“Abbiamo notato come, negli ultimi sei anni, ci sia stata una crescita costante degli investimenti da parte delle utility idriche, che sono passati dagli 1,28 miliardi di euro del 2018 a una spesa prevista di 2,65 miliardi nel 2023”, ha spiegato Alessandra Garzarella, direttrice dell’OSWI e principale autrice dell’ultimo report a cura dell’osservatorio. “Il merito va in parte alla regolazione e in parte al PNRR, che ha destinato circa quattro miliardi di euro da investire nella riduzione delle perdite e nella digitalizzazione delle reti, con l’obiettivo di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico e una migliore gestione delle reti fognarie”.
Il ruolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza
“Il PNRR sta dando una spinta al settore idrico. Anche i progetti non approvati costituiscono una base importante per il disegno delle strategie future degli operatori”, ha confermato Marco Carta, amministratore delegato di Agici. “È importante, però, che proceda il processo di consolidamento del settore, superando le gestioni inefficienti dell’economia e di alcuni operatori più piccoli. Le soluzioni possono essere diverse: alleanze, consorzi o collaborazioni con imprese attive in altre settori, come le multiutility del settore dell’energia”, ha concluso l’AD.
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La terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR, trasmessa dal Governo al Parlamento l’8 giugno 2023, individua diverse criticità destinate a ostacolare il processo di attuazione delle misure previste, tra cui il contesto geopolitico e le barriere amministrative. Vi sono poi delle problematiche legate strettamente al piano, una fra tutte la complessa governance del PNRR che coinvolge una pluralità di enti e si dimostra spesso inefficace nell’attuazione e nel monitoraggio degli investimenti.
L’impatto dei cambiamenti climatici
È proprio sul PNRR, sull’impatto delle crisi energetica e climatica e sul ruolo della tecnologia contro il water service divide che si sono concentrate le tre tavole rotonde che hanno coinvolto alcuni dei principali gestori del SII e una serie di esponenti del mondo tecnologico e finanziario. È intervenuto anche il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in videocollegamento.
“Abbiamo istituito una cabina di regia per far fronte alla siccità, ma ci sono anche altre questioni su cui lavorare. Da quarant’anni non facciamo dighe, con la conseguenza che accumuliamo solo l’11 per cento dell’acqua piovana, contro il 37 per cento di un Paese come la Spagna. Abbiamo, inoltre, una struttura acquedottistica datata, con circa il 40 per cento di perdite di rete”, ha spiegato Pichetto Fratin.
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“L’altra faccia della siccità è rappresentata dalle alluvioni: c’è quindi la necessità assoluta di mettere mano al Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici”. Il Ministro ha sottolineato anche l’esigenza di ridurre il numero dei gestori del servizio idrico integrato, creare gli accumuli dei grandi bacini a fini energetici, e recuperare più acque reflue per l’agricoltura.
L’importanza delle sinergie
Al termine della giornata di lavori è poi avvenuta la consegna del premio “Manager servizio idrico” di Agici, alla prima edizione. A riceverlo è stata Monica Manto, direttrice generale di acquevenete e presidente di Viveracqua, “per aver promosso e consolidato sinergie e integrazioni tra la rete della aziende idriche del Veneto, favorendo lo sviluppo degli investimenti sul territorio”.
“Sono onorata di ricevere questo premio e lo voglio condividere con i colleghi. Il lavoro di squadra è assolutamente necessario per affrontare il momento complesso che si trova di fronte il mondo dell’idrico: efficace tutela della risorsa idrica, adattamento ai cambiamenti climatici, un uso efficiente anche delle filiere finali dello smaltimento fanghi, sono le direttrici sovra ambito su cui si è cementata la squadra dei gestori idrici del Veneto”.
Queste le parole della dottoressa Manto, da dodici anni alla guida di acquevenete, gestore per 108 comuni delle province di Padova, Rovigo, Vicenza, Venezia e Verona. Dal 2020 è anche presidente operativo di Viveracqua, la società consortile che raggruppa i dodici gestori pubblici del servizio idrico integrato con sede in Veneto, a copertura di 582 comuni e 4,8 milioni di abitanti.
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