Oggi si conclude a Nairobi, in Kenya, la quarta Assemblea delle Nazioni Unite sull’ambiente che riunisce i 193 Stati membri dell’Onu. Un evento che ha affrontato a 360° il tema della tutela del pianeta chiamando a raccolta rappresentanti di ong, capi di Stato e ministri dell’Ambiente di diversi Paesi del mondo.

Maggiore consapevolezza su plastica

Tra le tante questioni che sono state affrontate anche quella dell’inquinamento da plastica, un problema che sta crescendo in maniera esponenziale e su cui è necessario intervenire in maniera repentina e sinergica. Sul tema sono stati presentati, nel corso dell’Assemblea, una serie di studi da cui emerge con forza l’importanza di creare maggiore consapevolezza sul tema adottando un approccio capillare e trasversale.

Barriere coralline

Dal rapporto dedicato alle barriere coralline è emerso come in questi ultimi anni stiamo assistendo a un peggioramento senza precedenti della salute di questi animali marini in tutto il mondo. Una situazione su cui incide l’incessante aumento dei rifiuti in plastica nei mari.

Dallo studio emerge come il 60-80% del totale dei rifiuti marini sia rappresentato da plastica. Si tratta di un fenomeno la cui concentrazione varia in base alle diverse zone del pianeta, ma che è comunque riscontrabile in tutti gli oceani del mondo senza eccezioni. Nello specifico sono le barriere coralline, insieme alle coste, le zone dove il tasso di concentrazione del marine litter, per lo più legato ad attività terrestri, è più elevato. “L’inquinamento da rifiuti marini di plastica sta già colpendo più di 800 specie marine attraverso l’ingestione, l’entanglement e il cambiamento dell’habitat”, ha sottolineato in una nota il responsabile della barriera corallina dell’UN Environment, Jerker Tamelander. “Con l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi delle barriere coralline già significativi, la minaccia aggiuntiva della plastica deve essere presa molto sul serio”.

Microplastiche

Una seconda ricerca, Linee guida per il monitoraggio e la valutazione dei rifiuti di plastica e delle microplastiche nell’oceano, presentata in occasione dell’assemblea di Nairobi, ha affrontato un altro aspetto: le micriplastiche. Tra i temi chiave emersi dallo studio la mancanza di una metodologia condivisa a livello internazionale per avere un quadro adeguato in termini di dati della distribuzione delle microplastiche negli ambienti marini. Per far fronte a questa carenza il rapporto suggerisce delle linee guida e raccomandazioni pratiche per le organizzazioni nazionali intergovernative e internazionali. L’obiettivo è supportare queste realtà fornendo uno strumento particolarmente utile per le organizzazioni meno esperte nel monitoraggio ambientale marino”.

Un dato positivo rilevato dalla ricerca è il riscontro di “una maggiore consapevolezza politica e sociale a livello globale sulla questione dell’inquinamento di plastica negli ambienti marini“, sottolinea lo scienziato capo delle Nazioni Unite, Jian Liu. Tuttavia “senza un’armonizzazione dei dati raccolti a livello globale, la risposta collettiva per affrontare il problema della plastica marina sarà sempre compromessa”, ha aggiunto l’esperto.

L’Alleanza delle Nazioni Unite per una moda sostenibile

Nella moda è stata lanciata l’Alleanza delle Nazioni Unite per la moda sostenibile, un’iniziativa che punta a fermare modelli produttivi nel settore non in linea con la tutela ambientale. L’industria del fashion è, infatti, il secondo più grande consumatore di acqua, arrivando a generare circa il 20% delle acque di scarico mondiali e rilasciando mezzo milione di tonnellate di microfibre sintetiche nell’oceano ogni anno. A ciò si aggiunge il fatto che in media i consumatori acquistino molti più capi rispetto al passato, circa il 60% in più.

Le iniziative promosse

Tra le iniziative promosse con l’alleanza c’è una collaborazione con l’Ethical Fashion Initiative, una partnership lanciata dall’Onu e dall’Organizzazione mondiale del commercio. Nell’ambito del progetto viene assunto l’impegno di organizzare forum annuali di alto livello che coinvolgono importanti aziende della moda. “Di fronte alle crescenti minacce ambientali, vi è l’urgente necessità di cambiare radicalmente i nostri sistemi di consumo e produzione. A questo proposito, un’industria della moda più sostenibile ha un ruolo fondamentale da svolgere “, ha affermato Naoko Ishii, Ceo e presidente del Global Environment Facility

World Environment Day 2019

Nell’ultima giornata dell’assemblea il capo della delegazione cinese, Zhao Yingmin, Vice Ministro dell’Ecologia e dell’Ambiente, e Joyce Msuya Acting Head ambiente delle Nazioni Unite, hanno annunciato che sarà la Cina a ospitare le celebrazioni della Giornata mondiale dell’ambiente il 5 giugno 2019. La manifestazione avrà come tema portante l’inquinamento atmosferico.


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