“Le terre del sud con la rivoluzione delle rinnovabili tornano protagoniste (…). I tubi che oggi trasportano il metano dal Nordafrica ospiteranno pertanto anche l’idrogeno. Ciò concretizza il concetto che ci sta tanto a cuore: il Mezzogiorno come hub energetico per il Paese. Pensiamo a questo quando lavoriamo al piano Mattei, a un cambio di paradigma totale”. E’ quanto ha dichiarato il Ministro Pichetto Fratin nel suo video messaggio inaugurale in occasione del convegno organizzato il 26 marzo da UNISOM nei locali dell’Assemblea Regionale Siciliana, Sala Mattarella, a Palermo.
Tra i temi discussi dal panel, la Sicilia come hub energetico dell’Europa, il contributo delle FER al raggiungimento degli obiettivi SDG, il ruolo delle infrastrutture verso il net-zero, la politica energetica a tutela del territorio, la strategia regionale per l’idrogeno.
Negli interventi d’apertura è stato sottolineato come la Regione si confermi crocevia strategico della transizione energetica, e non solo nostrana. Forte della sua posizione geografica e delle sue peculiarità ambientali, la regione è al centro di importanti investimenti nel settore delle energie rinnovabili, con grandi gruppi industriali che puntano sull’isola con progetti ambiziosi.
Per tutte queste caratteristiche, la più grande isola italiana, si candida a diventare un hub energetico di rilevanza mediterranea, grazie a infrastrutture strategiche e progetti di respiro internazionale. Terna sta investendo 3,5 miliardi di euro per potenziare la rete elettrica regionale, un dato significativo per la diffusione di smart grid e soluzioni digitali. Inoltre, la Sicilia è coinvolta nel Piano Mattei per l’Africa tramite un progetto di interconnessione elettrica sottomarina con la Tunisia, creando un vero ponte energetico tra i due continenti.
L’iniziativa European Hydrogen Backbone, con lo sviluppo di pipeline per il trasporto di idrogeno verde, rafforza ulteriormente il ruolo strategico dell’isola. Ultimo ma non ultimo, le infrastrutture portuali siciliane rappresentano un ulteriore vantaggio per l’importazione di gas naturale liquefatto e per i biocarburanti sostenibili.
Misure ministeriali e regionali per accelerare la transizione
Durante la sessione mattutina, sono stati illustrati i piani ministeriali per accelerare la transizione energetica, con l’idrogeno al centro delle strategie. Il Ministero ha investito risorse significative, sia nell’ambito del PNIEC che del PNRR, per promuovere la produzione di idrogeno, tra cui il programma “Hydrogen Valley”. In cantiere anche misure per stimolare ricerca e innovazione, con collaborazioni rilevanti come quella con l’ENEA. Prossimamente, è attesa l’emanazione di un decreto per incentivare le spese operative (opex), un passaggio fondamentale per superare le attuali barriere alla diffusione dell’idrogeno.
A livello regionale, la Sicilia ha lanciato un’azione per lo sviluppo di tecnologie pulite, con oltre 240 milioni di euro destinati a solare, stoccaggio, biometano e reti elettriche. Il MASE sta anche predisponendo il Piano Sociale per il Clima per mitigare l’impatto della direttiva ETS2 su famiglie vulnerabili e microimprese, riconoscendo la Sicilia come un’area di particolare interesse per la produzione di FER e lo sviluppo dell’autoconsumo, anche attraverso le comunità energetiche rinnovabili.
“Tra le azioni nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la prima è quella di promuoverne uso e produzione. Quindi rientra all’interno delle Hydrogen Valley. Questa misura, attualmente in corso, ha visto l’allocazione di 500 milioni di euro e ha consentito alle Regioni di iniziare a sperimentare anche le procedure autorizzative sull’idrogeno.
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Altra misura importante è quella relativa al settore “hard-to-abate”, relativa alle aziende energivore che hanno difficoltà ad abbattere costi e ad attuare la decarbonizzazione. In questo caso abbiamo avuto più difficoltà, perché questo percorso risulta difficilmente compatibile col principio del DNSH (Do no significant harm), se è attuato in maniera graduale. Questo ha portato la Commissione UE a non accogliere alcune delle progettualità che invece rappresentavano per noi l’inizio di un processo di transizione per un’industria molto complessa da decarbonizzare”, ha spiegato Stefania Crotta, direttore generale della Direzione Programmi e Incentivi Finanziari del MASE.
Oltre il Fossile e verso le FER in Sicilia
La seconda sessione del convegno, dedicata al ruolo delle FER per il conseguimento degli obiettivi SDG, si apre con l’urgenza di affrontare la crisi nel Mediterraneo, definito un “hotspot” del cambiamento climatico. “Vorrei partire da un dato e cioè che la percentuale di elettricità generata dai combustibili fossili nel Mediterraneo, supera attualmente il 90% in Algeria, Croazia, Cipro, Egitto, Israele, Giordano, Libano, Libia, Malta, Siria e Tunisia. Cioè, come dire: la strada da fare è ancora lunghissima”. Esordisce così Tommaso Barbetti, partner di Elemens.
La dipendenza dai combustibili fossili in queste aree dà la misura dei tempi verso la piena sostenibilità. In questo contesto, è fondamentale considerare i limiti biofisici e integrare le attività umane nel rispetto degli ecosistemi. Sebbene le energie rinnovabili siano ancora sottoutilizzate nel bacino del Mediterraneo, rispetto all’UE e al mondo, la sinergia tra le sponde nord e sud si presenta come un approccio chiave per un’energia che tenga conto delle interconnessioni tra acqua, cibo, energia, ecosistemi, oltre agli aspetti socio-economici.
La Sicilia, in questo percorso, ha un ruolo centrale e Tommaso Barbetti introduce la necessità di fare chiarezza sui dati relativi alla diffusione delle rinnovabili. Contrariamente alla narrazione diffusa di una “invasione” di impianti, i dati dimostrano che la maggior parte dei progetti autorizzati non viene poi effettivamente realizzata.
“Si sente negli ultimi tempi parlare di un’invasione degli impianti di fonti rinnovabili sul territorio. Ma credo che il discorso non tenga molto conto dei dati. La dimensione dei progetti FER che dal 2020 hanno richiesto un’autorizzazione di connessione alla rete è di 140 GW. Indubbiamente tanti. E questo è il numero che finisce sui giornali. E’ è lo step preliminare, il primo con cui si inizia lo sviluppo di un impianto. Ma questo numero molto grande, io credo sia utile compararlo con quello dei progetti effettivamente autorizzati. Di questo insieme di progetti che dal 2020 hanno chiesto l’autorizzazione, solo un decimo l’ha effettivamente ottenuta: 13 GW di progetti, di cui solo 2 GW sono stati costruiti”, ha commentato Barbetti, illustrando i dati.
Un’analisi economica condotta da Elemens prevede un significativo calo dei prezzi dell’energia in Sicilia al 2050, stimato al 60% in meno rispetto al 2025, grazie alla crescente immissione di energia rinnovabile in rete. Già oggi si osserva una riduzione del 25% del prezzo dell’energia nelle ore di punta di produzione fotovoltaica rispetto alle ore non attive. E questo evidenzia l’impatto concreto delle FER sulla riduzione dei costi energetici, con conseguenti benefici sociali.
Opzioni offshore per un’energia pulita dal mare
L’Associazione AERO, nata con l’obiettivo di sostenere i target di sviluppo sostenibile e la decarbonizzazione nazionale, si presenta come un attore chiave nel panorama di una generazione sostenibile dal mare. Fulvio Capria, direttore di Aero, sottolinea l’impegno dell’Associazione nel promuovere eolico offshore e fotovoltaico galleggiante come pilastri per il futuro energetico del Paese. L’associazione AERO, che annovera tra i suoi membri una significativa rappresentanza di realtà siciliane, si propone di sviluppare una filiera industriale nel settore delle rinnovabili marine, sottolineando i potenziali vantaggi socio-economici per il Paese. L’obiettivo a lungo termine è raggiungere una capacità di 20 GW entro il 2050. La quota dei progetti presentati al MASE ha un potenziale di connessione pari a 86 GW, di cui numerosi sono in fase avanzata nell’iter di valutazione ambientale, e quattro di questi sono già stati autorizzati.
“La nostra associazione rappresenta almeno il 40%, dei progetti presentati al MASE per un potenziale di connessione straordinaria, parliamo di 86 GW. Questo è un potenziale, ovviamente, che non deve spaventare, perché è chiaro che non tutti i progetti, come abbiamo visto anche per altre formule onshore, potranno essere autorizzati. Però c’è un grande scenario: almeno 20 progetti per un potenziale di 16,5 GW sono in fase di Valutazione di Impatto Ambientale. E in realtà già quattro progetti per 2,2 GW – due a fondazioni fissa, a Ravenna e Rimini e due, uno in Puglia e uno in Sicilia, di eolico galleggiante – sono stati autorizzati dall’iter di VIA”, ha commentato Capria.
L’attenzione dei progetti si concentra sulle aree con il maggiore potenziale eolico offshore, tra cui Sardegna, Sicilia (con un’ottica rivolta verso la Tunisia), ma anche Ionio, Puglia e Alto Adriatico. L’associazione AERO sottolinea l’importanza della tutela del paesaggio e degli ecosistemi marini, promuovendo la collaborazione con il settore della pesca per sviluppare progetti di acquacoltura e pesca alternativa, anche attraverso la riconversione e la creazione di nuove opportunità occupazionali. L’impegno della Sicilia, in particolare con l’identificazione di Augusta come hub strategico, si rivela cruciale per contribuire agli obiettivi europei di decarbonizzazione.
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