Lunedì 23 settembre, si è tenuto a New York il Climate Action Summit, l’evento organizzato a margine dell’assemblea generale dell’Onu che ha visto il confronto di capi di Stato e di governo dei maggiori Paesi del mondo sui temi della lotta al cambiamento climatico.
Dare un’accelerata
Tra i messaggi emersi con forza dal convegno la necessità di “intervenire con urgenza” e mettere in atto in maniera rapida misure concrete per contrastare il climate change. Solo dando una “forte accelerata” alle azioni per ridurre le emissioni inquinanti si può, infatti, intraprendere in modo efficace il percorso virtuoso finalizzato a mantenere la temperatura globale nei limiti fissati dagli accordi di Parigi.
A sottolineare l’impegno globale di tutti i paesi partecipanti è stato, nel discorso di chiusura dell’evento, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha sottolineato come ci sia “ancora molta strada da fare” e allo stesso tempo “Abbiamo bisogno di piani più concreti, e obiettivi più ambiziosi da parte di più Paesi e di più settori di business. Abbiamo bisogno che tutte le istituzioni finanziarie, pubbliche e private, scelgano, una volta per tutte, l’economia verde“.
Un impegno trasversale
Sono in particolare 77 i Paesi che si sono impegnati, nel corso del summit, a ridurre le emissioni di gas serra entro il 2050, mentre altrettanti hanno dichiarato di voler intensificare i loro piani di azione in quest’ambito già a partire dal 2020. Riscontri positivi provengono anche dal mondo industriale. Più di 100 realtà imprenditoriali hanno infatti messo in atto progetti concreti per favorire il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e una transizione rapida verso la green economy. Tra queste ci sono anche imprese di grandi dimensioni, con un valore combinato di oltre 2 trilioni di dollari. A inserirsi in questo percorso virtuoso sono stati anche stati di piccole dimensioni e isole.
L’impegno dell’Italia nella lotta al climate change
A illustrare nel corso del summit l’impegno del nostro Paese nella lotta al cambiamento globale è stato il premier Giuseppe Conte. Tra i temi chiave su cui L’Italia ha puntato ci sono in particolare quelli della transizione energetica e dell’efficienza energetica, strumenti chiave nel percorso di raggiungimento degli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi.
L’Italia ha intenzione di recitare un ruolo di primo piano nella lotta globale ai cambiamenti climatici. Lo dobbiamo ai tanti giovani che stanno facendo sentire la loro voce. Quei giovani a cui abbiamo il dovere di lasciare un Pianeta vivibile #UNGA #ClimateActionSummit #UNGA2019 pic.twitter.com/BDW4wj71o7
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) September 23, 2019
Dalla finanza al commercio la parola d’ordine è sostenibilità
Tanti i settori in cui i diversi Paesi partecipanti hanno sottolineato di voler potenziare il loro impegno green. La Francia ha annunciato, ad esempio, che non stipulerà accordi commerciali con i paesi che mettono in atto politiche contrarie all’accordo di Parigi. La Germania, invece, ha fissato al 2050 la data in cui raggiungere la neutralità dal carbonio.
Anche in ambito finanziario le iniziative non mancano. Sono, infatti, solo per citare un esempio, ben 12 i paesi che hanno assunto impegni finanziari per il Green Climate Fund, il fondo per supportare i paesi in via di sviluppo nelle politiche di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico.
L’Unione europea ha invece annunciato che almeno il 25% del prossimo bilancio dell’UE sarà destinato ad attività legate al clima; mentre la Cina ha dichiarato che ridurrà le emissioni di oltre 12 miliardi di tonnellate di Co2 all’anno.
Se la Federazione Russa ha annunciato la ratifica dell’accordo di Parigi, il Pakistan punta invece sulla piantumazione degli alberi. L’obiettivo è in particolare quello di piantato più di 10 miliardi di alberi nei prossimi cinque anni.
Una coalizione per promuovere l’efficienza energetica
Il ruolo chiave dell’efficienza energetica nella lotta al cambiamento climatico è stato ribadito anche da una nuova coalizione di paesi, aziende e organizzazioni internazionali lanciata in occasione del summit e chiamata “Three Percent Club”. Questa realtà si propone di promuovere un aumento globale del 3% dell’efficienza energetica ogni anno, per contribuire a ridurre le emissioni e contenere l’incremento di temperatura su scala globale. Questa nuova iniziativa si basa sui dati dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), secondo cui le giuste politiche di efficienza potrebbero fornire oltre il 40% dei tagli alle emissioni necessari per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, senza richiedere nuove tecnologie, ma solo sfruttando quelle attualmente presenti sul mercato.
Al momento il nuovo Three Percent Club comprende già 15 governi e 13 aziende e organizzazioni internazionali, realtà che si sono unite per contribuire a raggiungere i necessari miglioramenti annuali di efficienza energetica su scala globale per soddisfare l’accordo di Parigi. Si prevede inoltre che aderiranno anche: Argentina, Colombia, Danimarca, Estonia, Etiopia, Ghana, Honduras, Ungheria, India, Irlanda, Italia, Kenya, Portogallo,Regno Unito e Senegal.
Crescita più rapida del previsto
In occasione del summit è stato inoltre presentato un report, realizzato dal World Meteorological Organization (WMO) delle Nazioni Unite, che sottolinea l’evidente e crescente divario tra gli obiettivi concordati per affrontare il riscaldamento globale e la realtà attuale, invitando a intervenire con urgenza. Il fenomeno sta infatti crescendo a ritmi molto più rapidi di quelli previsti dagli studi finora realizzati e richiede la messa in atto repentina di misure efficaci. Gli scienziati affermano che “solo un’azione immediata e inclusiva, che comprenda una profonda misure politiche ambiziose di decarbonizzazione, tutela della biodiversità e rimozione della CO2 dall’atmosfera, ci consentiranno di rispettare l’accordo di Parigi“.
Una grande muraglia verde nelle città
In occasione del summit è stato inoltre presentato il progetto di una “Grande Muraglia Verde delle Città”, che mira a realizzare nei pressi di 90 città dall’Africa alla Asia Centrale 500.000 ettari di nuove foreste urbane e 300.000 ettari di foreste naturali da mantenere e ripristinare entro il 2030. Un’iniziativa che si vorrebbe far arrivare anche in Europa per introdurre nelle città ampie zone forestate attorno e all’interno del loro tessuto urbano. Al progetto “Great Green Wall of Cities” sta lavorando anche il gruppo di ricerca dell’architetto Stefano Boeri, esperto di forestazione urbana. Il team, nell’ambito dell’iniziativa, sta collaborando con la FAO (in particolare con Simone Borelli, Agroforestry and Urban and Periurban Forestry Officer), il Royal Botanic Gardens Kew, Arbor Day Foundation, a C40, UN-Habitat, Cities4Forests, SISEF (Società Italiana di Silvicoltura e Ecologia Forestale), e l’Urban Forest Research Center in Cina. La sessione di lavoro iniziata alla Climate Week in occasione del Climate Summit 2019 si sposterà in Italia il prossimo 21 novembre, giornata nazionale dell’albero. In quella data la Triennale Milano presenterà, insieme ai partner del Forum Mondiale della Forestazione Urbana (FAO, SISEF e PoliMi), il “World Forum on Urban Forests Milano Calling 2019”.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.