La curcumina è in grado di proteggere i coralli dallo sbiancamento

L’incredibile scoperta dell’IIT e dell’Università Bicocca, in collaborazione con l’Acquario di Genova.

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Il ricercatore Simone Montano nella laguna di Magoodhoo (Maldive) durante i preparativi per la sessione di monitoraggio sullo stato di salute dei coralli © Università di Milano-Bicocca

È noto che la curcuma, pianta erbacea da cui si ricava l’omonima spezia, vanta innumerevoli proprietà benefiche per l’organismo umano. Quello che non si sapeva è che a beneficiarne possono essere anche i coralli. Lo hanno scoperto gli scienziati dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) e dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Acquario di Genova.

In uno studio pubblicato a giugno su ACS Applied Materials and Interfaces, i ricercatori hanno dimostrato l’efficacia della curcumina, sostanza antiossidante che si estrae dalla curcuma, nel ridurre lo sbiancamento dei coralli. Un fenomeno causato principalmente dai cambiamenti climatici che, negli ultimi anni, ha colpito la maggior parte delle scogliere coralline più importanti del mondo, con conseguenze devastanti.

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Corallo Stylophora pistillata ricoperto del biomateriale durante le prove di stress termico © Università di Milano-Bicocca

I risultati dei test effettuati all’Acquario di Genova

La curcumina viene somministrata in maniera controllata sul corallo applicando un biomateriale a base di zeina, una proteina derivata dal mais, senza alcun pericolo per l’ecosistema circostante. Durante i test, svolti nell’Acquario di Genova, si sono simulate le condizioni di riscaldamento dei mari tropicali alzando la temperatura dell’acqua fino a 33 °C. I coralli non trattati sono risultati colpiti dal fenomeno dello sbiancamento, come succederebbe in natura, mentre gli esemplari trattati con la curcumina non hanno mostrato alcun sintomo.

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Corallo Stylophora pistillata ricoperto del biomateriale durante le prove di stress termico © Acquario di Genova

I prossimi passi per salvaguardare i coralli

“I prossimi passi di questa ricerca si focalizzeranno sull’applicazione in natura e su larga scala”, spiega Marco Contardi, ricercatore affiliato del gruppo Smart Materials dell’IIT e ricercatore del DISAT (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra) della Bicocca.

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Scogliera corallina in fase di recupero nei pressi del MaRHE center, isola di Magoodhoo, Atollo di Faafu, Maldive © Università di Milano-Bicocca

“Credo fortemente che questo approccio innovativo rappresenterà una trasformazione significativa nello sviluppo di strategie per il recupero degli ecosistemi marini”, aggiunge Simone Montano, ricercatore del DISAT e vicedirettore del MaRHE Center, il centro di ricerca dell’ateneo alle Maldive.

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