Sono oltre 600 le compagnie analizzate dagli esperti di impak Analitycs che nel report” Mission 2030: A False Start?” valutano grazie all’indice STOXX 600 l’andamento delle aziende dell’integrazione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, SDGs.
I risultati non sono molto incoraggianti. Quasi ogni azienda ha un ruolo nel non raggiungere gli obiettivi SDGs almeno rispetto agli obiettivi più complessi.
Lo studio difatti dimostra come solo il 4% del fatturato complessivo analizzato dall’indice contribuisce in modo positivo allo sviluppo degli obiettivi SDGs. un totale che però è frutto del lavoro di solo il 15% delle 600 aziende analizzate. Emerge anche come solo 29% dei ricavi combinati si allineano con gli SDG. La restante parte, più del 60% quindi, ha un contributo neutro o addirittura negativo.
Si evince, numeri alla mano, come mitigare i contributi negativi rappresenta solo una parte dello sforzo richiesto dalla società. “Le aziende hanno anche bisogno di generare intenzionalmente attività, integrate nel modello di business o che rappresentano sforzi finanziari o organizzativi significativi, che si traducono in contributi positivi verso le persone e il pianeta” chiariscono nel report.
Cosa vuol dire un impatto positivo e negativo secondo l’indice STOXX 600
L’indice STOXX 600 mette a sistema dati pubblici delle relative aziende insieme a uno strumento di analisi proprietario: l’impak SDG Alignment (Isa). In questo modo è possibile identificare per ogni società quali e quanti siano i contributi positivi e negativi rispetto gli SDG.
L’indice è basato sulla valutazione della doppia materialità e segue standard internazionali come il Global Reporting Initiative (GRI), il Sustainability Accounting Standards Board (SASB), e standard settoriali.
L’approccio di “doppia materialità” fa si di avere uno strumento in grado di dare una prospettiva più ampia all’impatto nella sua complessità e di vedere l’impatto di un’azienda sull’ambiente, la società e l’economia.
Quali sono le aziende analizzateLe aziende analizzate sono parte di un gruppo eterogeneo di realtà che composta da un 23% del Comparto industriale inteso anche come acciaio, aziende chimiche; un 18% del settore Finanziario e un 13% del comparto Beni di consumo.
I trend degli SDG rivelano il pensiero delle aziende
L’analisi della distribuzione SDG rivela tendenze interessanti. Le aziende concentrano il loro contributo positivo più su alcuni obiettivi come l’energia a prezzi accessibili e pulita (SDG 7 con il 39% delle aziende che contribuiscono a questo SDG), salute e benessere (SDG 3 25%), e azioni per il clima (SDG 13 – 16%), trascurando altri punti come la biodiversità (SDG 14 e 15), l’istruzione di qualità (SDG 4) e la parità di genere (SDG 5).
Secondo gli analisti la preponderanza delle aziende verso alcuni specifici punti come il 3, il 7 e il 13, potrebbe essere dovuto al fatto che si tratta di SDG i cui processi realizzativi sono stati già ampliamente integrati nelle aziende.
Fatto che spiegherebbe anche perché quasi i due terzi delle società nel STOXX
600 non stanno effettivamente agendo per mitigare i loro contributi negativi materiali. Questo suggerisce che le aziende danno priorità alle proprie necessità finanziarie rispetto gli elementi più importanti per gli stakeholder.
Nel complesso però c’è da essere ottimisti difatti secondo lo studio grazie al fatto che 89 compagnie in esame contribuiscono a far crescere l’impatto positivo sugli SDGs l’indice STOXX 600 ritiene che nei prossimi 7 anni ci sarà una crescita di impatto positivo. Le aziende necessitano dell’aiuto dei regolatori, per lavorare sui contributi positivi evitando la confusione tra contributi positivi, mitigazione di una azione negativa o adempimento di un requisito obbligatorio.
Cosa causa gli impatti ambientali negativi nelle aziende
Perché le aziende inquinano? L’analisi mostra come si tratta degli SDG più difficili per un’azienda da limitare rispettando l’attuale natura del loro prodotto e più complessi da superare a livello tecnologico e finanziario (vedi grafico sotto).
Le organizzazioni di uno stesso settore non hanno attività identiche. Una società di abbigliamento può produrre t-shirt di cotone in Francia, mentre un’altra può produrre prodotti in fibra sintetica in Bangladesh. Queste differenze sono valutate nell’indice dello studio.
Inoltre sono tre i momenti in cui la vita di un’azienda può causare un impatto negativo nell’ambiente e di questo secondo uno studio di Mckinsey il 90% proviene dalle filiere che siano di:
1. Approvvigionamento/fornitura sia a monte sia a valle.
2. Operativo come le diverse attività dell’impresa, le comunità e i lavoratori e il
sostenerli.
3. Prodotto finito, cioè che riguarda i beni e i servizi offerti, così come gli individui, le imprese o gli attori che ne traggono beneficio o ne sono interessati.
In dettaglio vediamo come il 98% delle aziende non agevola il raggiungimento dell’obiettivo 16, Pace, giustizia e istituzioni forti. Questo perchè nella maggioranza ci sono pratiche come corruzione, manipolazione di dati sensibili e mancanza di trasparenza all’interno delle catene di approvvigionamento. Inoltre, l’83% ostacola l’SDG 13: Azione per il clima.
Il 71% genera rifiuti sostanziali, impattando su SDG 12: Consumo e produzione responsabile. Sempre il 71% espone i propri lavoratori a rischi per la salute
e vìola i diritti umani nella catena di approvvigionamento, quindi SDG 8: Lavoro dignitoso e crescita economica. Il 64% consuma quantità significative di energia che può ostacolare il progresso verso SDG 7: Energia accessibile e pulita.
Il 63% agisce contro la preservazione delle acque, punto SDG 6: Acqua e servizi igienici. Sempre il 63% può rappresentare una minaccia per la salute pubblica provocando lesioni, decessi o malattie di origine alimentare, agendo contro il punto SDG 3: Salute e benessere.
Quali sono i maggiori effetti e impatti positivi
E’ importante concentrarsi anche sugli impatti positivi così da valutare quale sia il reale potenziale delle aziende nel raggiungimento degli SDGs.
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