In nature, we trust: storie di economia verde nel Marocco settentrionale

Alle pendici della catena montuosa del Rif, c’è una cittadina con una tradizione secolare di spiritualità e identità rurale. Diverse iniziative puntano a fare di Ouazzane un modello di sviluppo sostenibile lontano dall’agricoltura intensiva e dal turismo di massa. Canale Energia si è recata sul luogo per raccontarle.

Centoquaranta chilometri a Nord Ovest di Fez, si sviluppa un’area collinare con una forte identità rurale e culturale caratterizzata dalla tradizione storica degli Jbala, gli abitanti delle montagne. Considerata la Porta del Rif, Ouazzane è un luogo di incontro e meditazione. È patria secolare del sufismo, ma anche meta di pellegrinaggio per molti ebrei della diaspora, che qui si radunano a venerare la tomba del rabbino Amram Ben Diwan.

Ouazzane Panoramica_Foto concessione La Perle Verte
Ouazzane Panoramica_Foto concessione La Perle Verte

Dunque, un luogo doppiamente mistico, dove il senso stesso di integrazione è iscritto nel DNA della città, sia come modello storico-culturale che come modello agricolo. Qui, a differenza di altre città marocchine, si nota l’assenza di imponenti bastioni difensivi o di porte monumentali. Si tratta di aree rurali interconnesse, lontane dalle tecniche dell’agricoltura intensiva presenti altrove. Queste zone si distinguono piuttosto per un sistema di policoltura, portata avanti da una pluralità di cooperative agricole locali a gestione familiare. 

Consapevoli del bagaglio culturale ereditato, le nuove generazioni di Ouazzane sono depositarie di una tradizione secolare da sfruttare economicamente e adattare alle richieste del XXI secolo, ma senza stravolgere la vocazione storica della loro terra.

Il Marocco conta 33 milioni di abitanti, di cui circa il 42% vive in aree agricole. In breve, l’economia rurale è fondamentale per il Paese, con moltissime famiglie che dipendono da agricoltura e allevamento. Proprio per aiutare queste comunità rurali, il governo ha lanciato una serie di programmi che prevedono sussidi all’agricoltura e progetti infrastrutturali, come il miglioramento dell’accesso ad acqua potabile e elettricità. Ad esempio, l’iniziativa Douar Tour Programme vede una joint-venture tra Banca Al-Maghrib e Banca Mondiale per rilanciare l’economia di queste aree. Un progetto che, tra le altre cose, include anche l’apertura di sportelli bancari ambulanti e sessioni di formazione sull’alfabetizzazione finanziaria. 

Ma, al netto della necessità di migliorare le condizioni di vita per la popolazione rurale del Marocco, ci si chiede se la risposta agli accordi commerciali internazionali non tenda invece ad assecondare l’agricoltura intensiva, vista la crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari verso l’Europa, o, peggio, a violare il principio di autodeterminazione, come è successo con la decisione della Corte di Giustizia dell’UE, secondo cui gli accordi con il Marocco hanno violato i diritti del popolo saharawi. Ouazzane, però, sembra avere altri progetti.

La policultura per difendere la natura e la biodiversità

Le cooperative agricole della provincia di Ouazzane sono state recentemente destinatarie di un’iniziativa della Camera di Commercio della Regione Tanger-Tétouan-Al Hoceima, in collaborazione con il Comune di Ouazzane. Il progetto “La Maison de l’économie verte” si è concretizzato lo scorso luglio con l’apertura del centro di esposizione Souk Dar Dmana

“Qui si pratica la policoltura perché c’è molta diversità tra i campi e all’interno delle fattorie. Si trovano colture promiscue, con ulivi, orti, legumi e graminacee. I nostri agricoltori non praticano la monocultura su grandi superfici perché è una zona montagnosa che riflette una grande diversità biologica ed ecologica. Si trova piuttosto un tipo di agricoltura incentrata sul lavoro familiare, dove è previsto l’utilizzo di prodotti organici e l’assenza di trattamenti chimici. Io, come formatore in agroecologia, ho accompagnato diversi produttori locali in un percorso di permacultura, ad esempio, per trasmettere tecniche di agricoltura durevole e per adattarsi ai cambiamenti climatici che interessano il bacino del Mediterraneo”, ci spiega Saleheddine El Azzouzi, direttore della “Maison del l’économie Verte” di Ouazzane.

Un modo per dire che un’alternativa alle tecniche di sfruttamento agricolo tradizionale è possibile, e che l’apertura delle zone svantaggiate non è solo appannaggio di iniziative estere. Il progetto è articolato in cinque pilastri principali: 

  • Souk Dar Dmana, un mercato espositivo solidale per le cooperative locali; 
  • Centro di formazione e di supporto per gli agricoltori; 
  • Programma di incubazione per piccole cooperative di giovani agricoltori;
  • Piattaforma di e-commerce per la commercializzazione di prodotti locali;
  • Organizzazione delle attività.

In sintesi, l’obiettivo è di creare un centro a favore di imprese locali e piccole cooperative agricole tramite una sinergia di attori socio-economici e istituzionali. Di accompagnare le imprese nella sfida dello sviluppo economico del territorio. Un’iniziativa che offre supporto logistico e formativo anche ai fini della gestione amministrativa e finanziaria e che promuove i prodotti di quelle piccole cooperative con problemi di commercializzazione poiché si trovano in aree remote. Nel video il commento per esteso.

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Consulente e ricercatrice freelance in ambito energetico e ambientale, ha vissuto a lungo in Europa e lavorato sui mercati delle commodity energetiche. Si è occupata di campagne di advocacy sulle emissioni climalteranti dell'industria O&G. E' appassionata di questioni legate a energia, ambiente e sostenibilità.