Transizione ecologica e digitalizzazione, due mondi collegati
Le istituzioni hanno individuato come dietro la spinta dell’industria e del mercato ci siano concrete opportunità di efficientamento di processo e di efficacia della gestione. Non a caso, come sottolinea Pietro Baratono, DG del Dipartimento per le infrastrutture, i sistemi informativi e statistici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la parte digitale nell’attuale codice ne pervade tutti gli articoli, dalla realizzazione alla gestione, al collaudo in modo strutturato.
“Ci aspettiamo stazioni appaltanti pubbliche certificate, per le opere pubbliche”, spiega, in quanto a loro spetta un ruolo strategico nello sviluppo di infrastrutture green di nuova concezione. Un risultato per cui servono “formazione e strumenti” rimarca Barotono che conclude ai microfoni di Canale Energia: “Significa che tutta la parte relativa al product manager e all’informazione e alla gestione degli asset deve essere digitalizzata e integrata. Questa è la carta vincente”.
Azioni in cui, sottolinea il dirigente del Mite “c’è un ottimo dialogo con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica” (vedi l’intervista completa di seguito).
Le nuove figure professionali previste nel DLgs 36/2023
“Ad oggi l’implementazione del digitale ha portato un aumento dell’efficienza di processo e di costi di circa del 10/15%” sottolinea Baratono nel corso del convegno. A questo risultato si sommano le nuove opportunità lavorative date dalle figure professionali identificate dal DLgs 36/2023. Si tratta di ruoli specifici dedicati al coordinamento e alla implementazione del digitale come ad esempio:
- il technical economy visibility;
- il digital manager;
- il risk manager;
- l’asset manager;
- l’information manager.
La sinergia delle certificazioni dal Ciclo di vita ai Criteri ambientali minimi
Intanto il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sta valutando l’impatto dei Criteri ambientali minimi su imprese e stazioni appaltanti. Un’indagine spiega Cristina Peretti del Mase che ha lo scopo di “valutare in modo preciso come questo strumento viene visto dagli interlocutori e quali siano gli impatti reali sul settore economico”. Allo strumento dei Cam è “intrecciato” quello del LCA, “alcuni Cam considerano l’LCA, ma dipende dalla categoria merceologica” (vedi l’intervista completa di seguito).
Intanto l’industria non sta a guardare come ha già anticipato Orsenigo e va avanti nello studio dei target di transizione ecologica che siano indirizzati al business e non solo.
Come illustra Arne Karin Johannessen, EPD Norway, l’obiettivo è far si che l’analisi del ciclo di vita guardi alla sostenibilità ambientale ma anche economica dei processi così da individuare le migliori performance possibili. Uno studio che deve anche tenere bene a fuoco i target sociali “come la salute dei nostri addetti”. Per farlo è bene mettere a fuoco le azioni che “possono fare la differenza”. Ad esempio suggerisce la Johannessen come la scelta dei carburanti o dei materiali utilizzati sul luogo delle operazioni. Azioni che devono guardare anche ai costi annuali degli operatori.
Per ottimizzare questi processi diventa “necessario avere una documentazione che sia comparabile e completa” come sottolinea Trond Edvardsen, Ceo LAC.NO. Per questo la proposta dell’azienda è un software che permette di ottimizzare il processo di certificazione ambientale. Si tratta di uno strumento che consente di velocizzare il processo di certificazione e validazione. Percorso che altrimenti richiederebbe giorni di attività. A questo si aggiunge un’implementazione di efficienza e di controllo e gestione successiva molto agile. Inoltre il software facilita la stessa messa a confronto dei dati immessi, grazie alla facilità di estrazione e revisione dei dati.
Come il comparto del cemento e dei calcestruzzi sta guardando alla transizione ecologica
L’intervista a Marco Borroni presidente di ERMCO, European ready mixed concrete association.
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