La recente firma della Cooperation Charter sull’idrogeno da parte delle principali associazioni europee di settore, fra cui l’italiana H2IT, dimostra il grande interesse a promuovere l’utilizzo di questo vettore, capace di contribuire significativamente alla decarbonizzazione dei settori hard-to-abate.
L’industria e il trasporto pesante richiederebbero ogni anno, solo in Italia, circa 7,5 milioni di tonnellate di idrogeno verde (prodotto cioè a partire da fonti rinnovabili), cui se ne aggiungerebbero altri 7,7 se si volesse soddisfare anche il fabbisogno domestico di riscaldamento. È la stima calcolata dal dipartimento Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.
Le stime del Politecnico
“Per consentire la sola produzione annua di 7,5 milioni di tonnellate di idrogeno richiesti per industria e trasporto pesante servirebbero 250 GW aggiuntivi di rinnovabili, cioè circa tre volte gli attuali obiettivi di fotovoltaico al 2030; 500 GW se si includono i consumi termici del settore civile”, ha commentato Vittorio Chiesa, direttore dell’E&S, che oggi (11 luglio) ha presentato a Milano l’Hydrogen Innovation Report 2024.
Gli ostacoli da superare
Le problematiche principali sono due, secondo il Politecnico: la prima è che, a livello nazionale, non mancano le misure di sostegno, ma “non è chiara la direzione di medio-lungo periodo che si intende percorrere, imprescindibile per permettere agli operatori di elaborare strategie di azione e per dare il via allo sviluppo di una filiera nazionale”, ha spiegato Chiesa.
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La seconda è che, nonostante il 2023 sia stato un anno positivo dal punto di vista degli accordi e delle direttive a livello europeo, sono necessari ulteriori sviluppi tecnologici per far sì che la produzione di idrogeno rinnovabile riesca a insidiare il massiccio utilizzo di fonti fossili che si registra attualmente.
Le tecnologie da monitorare
L’Europa, che punta sulla tecnologia elettrolitica, avrà al 2030 una capacità produttiva di circa 8,9 milioni di tonnellate annue di idrogeno, stando a quanto dichiarato dagli investitori.
Sarà però interessante monitorare, accanto allo sviluppo dei progetti sull’idrogeno verde, anche quelli relativi al bio-idrogeno e all’idrogeno naturale: il primo deriva dall’utilizzo di biomasse e dall’applicazione di tecnologie CCS, mentre il secondo è presente nel sottosuolo ed è capace di rigenerarsi continuamente grazie a diversi processi geologici.
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