L’Arera ha approvato, con la delibera 580/2019/R/IDR del 27 dicembre, il nuovo Metodo Tariffario Idrico per il periodo 2020-2023 (MTI-3). Tra i punti chiave del nuovo schema regolatorio, frutto di un’ampia consultazione con i soggetti interessati, la volontà di portare verso gli standard nazionali chi è in ritardo, con l’obiettivo di superare così il Water Service Divide; la necessità di promuovere l’efficientamento dei costi operativi e delle gestioni, la valorizzazione della sostenibilità ambientale (anche attraverso il nuovo Piano per le Opere Strategiche e gli incentivi agli strumenti di misura dei consumi); l’impegno ad aumentare la consapevolezza dei cittadini sulle proprie abitudini di consumo della risorsa idrica.
A chi si applica
Il nuovo metodo tariffario, come spiega l’Arera in una nota, “si applica a chi, a qualunque titolo, gestisca il servizio idrico sul territorio nazionale (che si tratti di aziende o di gestioni in economia degli enti locali). Sono escluse le Province autonome di Trento e Bolzano e sono previste delle particolari direttrici della metodologia per le Regioni a statuto speciale che hanno già legiferato in materia”.
Sostenibilità ambientale, elemento chiave
Tra i principi che hanno orientato lo schema regolatorio 2020- 2023 un ruolo di primo piano è rivestito dall’adesione ai paradigmi della sostenibilità ambientale. Il nuovo metodo colloca infatti il settore a pieno titolo nell’economia circolare, premiando anche l’efficienza energetica e prevedendo incentivi per il risparmio e il riuso delle acque. Nello specifico sono presenti una serie di incentivi che toccano diversi ambiti della gestione della risorsa idrica. Si va dal contenimento dei consumi di energia elettrica per fornire l’acqua, alla riduzione dell’uso della plastica nel consumo di acqua potabile, al recupero di energia e materia (si pensi su tutti al tema del trattamento dei fanghi di depurazione), al riuso dell’acqua depurata a fini agricoli e industriali.
Vengono inoltre “incentivati gli interventi orientati alla misura dei consumi idrici – sia per i condomini che per le singole utenze – e le scelte adottate a livello locale a sostegno degli utenti vulnerabili, in aggiunta al Bonus Acqua previsto, dal 2018, a livello nazionale”.
Un metodo tariffario “uniforme ma asimmetrico”
Si tratta di un metodo tariffario, come sottolinea l’Arera in nota, “uniforme ma asimmetrico, in considerazione delle specificità locali e delle decisioni programmatiche degli Enti di governo d’ambito (Ega)”.
La durata quadriennale del periodo regolatorio rimane confermata, con un aggiornamento a cadenza biennale. E’ inoltre possibile un’eventuale revisione infraperiodo legata alla richiesta dell’Ega “che certifichi il carattere straordinario di eventi capaci di pregiudicare l’equilibrio economico-finanziario della gestione”.
“Maggiori strumenti e fasi di controllo garantiscono che eventuali aumenti tariffari saranno possibili solo a seguito di investimenti effettivamente realizzati o di miglioramenti nella gestione certificati”, spiega l’autorità.
Introduzione del Piano per le Opere Strategiche
Con il nuovo schema regolatorio viene introdotto il Piano per le opere strategiche (Pos). Si tratta di uno strumento attraverso il quale l’ente di governo dell’ambito, o un altro soggetto competente, indica gli interventi infrastrutturali dedicati ad opere complesse con vita utile superiore ai 20 anni e considerate prioritarie per garantire la qualità del servizio agli utenti.
Nel Pos, che può raccogliere le opere previste dal 2020 al 2027, devono essere indicati il cronoprogramma degli interventi e i contribuiti pubblici eventualmente disponibili. “Una migliore capacità di programmare e di valorizzare in modo coordinato i finanziamenti disponibili sarà – sottolinea Arera – alla base della futura disponibilità di risorsa idrica, anche in relazione ai cambiamenti climatici”.
“Ridurre il water divide”
“Il collegio dell’Autorità – sottolinea in nota il presidente dell’Arera Stefano Besseghini – ha più volte indicato, nel Quadro Strategico come nella Relazione Annuale, l’importanza di un approccio di lungo periodo che continui a garantire sostenibilità e stabilità al sistema idrico, puntando alla riduzione del water service divide. Il nuovo Schema regolatorio di convergenza e il Piano delle opere strategiche, insieme al rafforzamento dei sistemi di controllo dell’efficienza e agli incentivi per le gestioni di qualità, puntano a creare un servizio omogeneo nel territorio, dove l’acqua sia davvero un bene comune, accessibile e disponibile universalmente e non solo in alcune aree del Paese”.
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