Giustizia climatica, sarà la Cassazione a decidere se procedere

Si tratta del processo civile intentato da Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadine e cittadine nei confronti di ENI e dei suoi azionisti CDP e MEF

Va avanti il processo civile intentato da Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadine e cittadine nei confronti di ENI e dei suoi azionisti Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). A definirlo la seconda sezione civile del Tribunale ordinario di Roma che ha rinviato alla Corte di Cassazione la decisione sulla procedibilità del processo civile intentato da Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadine e cittadine.

Questa sarà la prima volta che la Suprema Corte italiana si esprimerà sulla possibilità di intentare una causa climatica nel nostro Paese.

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Si tratta di una causa di giustizia climatica in cui i ricorrenti ritengono responsabili di danni alla salute, all’incolumità e alle proprietà, nonché per aver messo, e aver continuato a mettere, in pericolo gli stessi beni per effetto delle conseguenze del cambiamento climatico.

Perchè la causa per il clima era stata fermata

ENI, CDP e MEF avevano eccepito “il difetto assoluto di giurisdizione del giudice ordinario adito”, contestando così la possibilità di procedere con una causa climatica davanti a una corte ordinaria.

Il motivo di improcedibilità è stato quindi contestato da Greenpeace Italia, ReCommon e le cittadine e cittadini aderenti alla Giusta Causa, che avevano fatto ricorso alla Suprema Corte per chiedere di pronunciarsi in merito.

A dare seguito alla vicenda la pronuncia del Tribunale Civile di Roma che ha negato la  manifesta inammissibilità del ricorso e si è pronunciato riguardo alla tempestività e alla giurisdizione, né ha definito manifestatamente infondato le ragioni della contestazione.

Sospeso il processo ordinario sarà ora la Corte di Cassazione a esprimere la sua posizione vincolante sulle cosiddette climate litigation e sulla loro procedibilità.

Un caso che ne ricorda altri in Italia e all’estero

Non si tratta della prima causa intentata in Italia per cui si è agiti su un vizio di forma per bloccarla. Ricordiamo il caso della coalizione Giudizio universale che ha condotto la prima climate litigation italiana con 24 associazioni 100 cittadini e cittadine e 10 minori sotto i 10 anni e una raccolta firme che ha raggiunto 25 mila persone. “Una colazione che ha scelto di avere tante organizzazioni sul territorio piccole, perchè “a crisi climatica non è lontana da noi. Gli effetti della crisi ecosistemica la vediamo nei territori” come ha sottolineato Sara Vegni associazione a Sud capofila della iniziativa a Canale Energia nel corso del ricevimento del Premio Navicella d’Oro. Anche in questo caso la prima sentenza è stata negativa proprio perché la giudice ha sostenuto che nessun tribunale possa decidere in merito. Anche in questo caso è in corso un appello che crediamo sarà agevolato nel suo iter dalla decisione del Tribunale di Roma sulla quest’ultima causa (Vedi l’intervista completa).

“Nei prossimi mesi finalmente sapremo se anche in Italia, come già succede all’estero, è possibile intentare una causa climatica che accerti le responsabilità delle aziende inquinanti. O al contrario se nel nostro Paese, a differenza per esempio dei Paesi Bassi, dove la potentissima Shell è stata condannata in primo grado per gli effetti negativi delle sue attività sul clima, gli interessi delle grandi multinazionali fossili contano più della salute e dell’ambiente“, dichiarano ReCommon e Greenpeace Italia.

Le cause climatiche che nel mondo stanno andando avanti diventano un riferimento per e un sostegno per le altre come ha ricordato a Canale Energia Norma Bargetzi-Horisberger del comitato KlimaSeniorinnen che hanno vinto la causa di giustizia climatica  anche grazie al supporto di Greenpeace incontrata sempre in occasione del premio Navicella d’Oro.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.