- La superficie forestale copre il 36,7 per cento del territorio italiano.
- In occasione della Giornata nazionale degli alberi del 21 novembre, abbiamo chiesto al ricercatore Giorgio Vacchiano come tutelare questo patrimonio.
La superficie boschiva in Italia supera gli undici milioni di ettari e copre il 36,7 per cento del territorio nazionale, in base ai dati di Confagricoltura. È cresciuta del 3,7 per cento rispetto all’ultimo rilevamento del 2005. Un dato molto positivo, con cui celebrare la Giornata nazionale degli alberi del 21 novembre. Infatti, è ormai noto che le foreste contribuiscono all’assorbimento dell’anidride carbonica e alla mitigazione del riscaldamento globale.
L’impatto di siccità e incendi sulle foreste italiane
Tuttavia, mentre gli abitanti del Pianeta sono aumentati fino a raggiungere la cifra di otto miliardi, le foreste stanno diminuendo rapidamente a livello globale, soprattutto a causa della deforestazione tropicale. Neppure nella nostra penisola si può abbassare la guardia: pensiamo alla siccità che ha colpito il Paese quest’estate, e agli incendi che hanno coinvolto un’area di circa 530 chilometri quadrati.
“Gli incendi hanno colpito soprattutto nella prima parte dell’estate, ma per fortuna non hanno raggiunto i livelli distruttivi del 2021. La siccità invece è stata prolungata e devastante. Non ha causato solo la morte diretta degli alberi, ma anche la moltiplicazione dei parassiti che approfittano dell’indebolimento delle piante per attaccarle”, spiega Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione e pianificazione forestale presso l’Università Statale di Milano. “Alcuni fenomeni possono avere una soluzione. Le piante sono in grado di riprendersi se hanno le risorse per farlo. E lo vedremo a primavera, quando, con la ripresa vegetativa, potremo capire quanto la siccità di quest’anno, e la caduta delle foglie durante il mese di agosto, avranno influito sulla capacità delle piante di continuare a vivere. Alcuni studi dimostrano che il 10-15 per cento delle foreste colpite da questi fenomeni poi non si riprende. Anche se ci sarà una ripresa, ci sarà comunque un rallentamento nella capacità delle foreste di assorbire carbonio e questo è un grave problema che si sta presentando in varie parti del mondo”, prosegue Vacchiano.
Il decalogo della Sisef per una gestione sostenibile dei boschi
Per contrastare questa tendenza, bisogna intervenire subito. La Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale (Sisef) ha stilato un decalogo di priorità per l’adattamento climatico e la gestione sostenibile delle foreste italiane:
- incrementare e finanziare la pianificazione forestale, attualmente limitata al 15 per cento dei boschi;
- investire nella prevenzione dei danni causati da incendi ed eventi meteorologici estremi;
- progettare il ripristino delle foreste danneggiate;
- fermare il consumo di suolo;
- lottare contro l’erosione e il dissesto idrogeologico nei bacini idrografici forestali;
- promuovere la connettività ecologica e funzionale dei paesaggi agrari e forestali su scala nazionale;
- rilanciare la dignità degli operatori forestali per la cura del territorio;
- supportare l’impianto e la cura degli alberi nelle aree urbane;
- riattivare la filiera nazionale del legno per diminuire la dipendenza dalle importazioni;
- incentivare l’uso “a cascata” del legno, privilegiando impieghi di lunga durata come quelli nel settore dell’edilizia.
La piattaforma di Forest Sharing dell’Università di Firenze
Tante idee arrivano anche dai giovani. In occasione della Giornata nazionale degli alberi, il Comando unità forestali, ambientali ed agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri ha organizzato due giorni di eventi. Il 22 novembre, UNICEF Italia ed Earth Day Italia premieranno i giovani che hanno lavorato all’ideazione di sei progetti innovativi legati allo sviluppo sostenibile.
Uno di essi riguarda proprio la cura dei boschi: si tratta del servizio di Forest Sharing proposto da Bluebiloba, spin-off dell’Università degli Studi di Firenze. Consente ai proprietari terrieri di entrare gratuitamente in contatto con tecnici forestali che sono in grado, attraverso pratiche di gestione sostenibile, di trasformare le foreste in un bene capace di generare valore. Il servizio non ha costi diretti per il proprietario forestale, ma è pagato con una parte dei proventi generati dalla vendita dei prodotti derivanti dalla gestione del bosco.
Il progetto Forestami della città di Milano
Buone notizie arrivano anche da Milano con il suo progetto Forestami che, nella stagione 2021-2022, prevedeva la piantumazione di 400mila nuovi alberi e arbusti. Un traguardo ampiamente superato, con il raggiungimento di quota 427.475 esemplari piantati, anche grazie alle donazioni di cittadini e aziende che hanno permesso di coinvolgere i Comuni di Canegrate, Colturano, Cornaredo, Dresano, Gudo Visconti, Lainate, Noviglio, Pioltello, Sesto San Giovanni, Trezzano Sul Naviglio, Vimodrone, Bresso.
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Uno sguardo al resto del mondo
Se alla Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la Cop 27 che si è chiusa in Egitto il 18 novembre, non sono stati raggiunti tutti i risultati sperati, maggiore speranza viene invece dal Brasile: il nuovo presidente, Luiz Inácio Lula da Silva, ha dichiarato di voler azzerare la deforestazione perché “non c’è sicurezza del Pianeta senza un’Amazzonia protetta”. A tal proposito, Giorgio Vacchiano commenta:
“In base alle prime valutazioni dopo la conclusione della Conferenza, possiamo segnalare il maggior successo e il maggior fallimento. Il maggior successo è stato il sigillo, completamente inaspettato, di un accordo sul loss and damage, cioè sul risarcimento dei danni causati dai cambiamenti climatici che i Paesi ricchi, storicamente inquinatori, dovranno pagare ai Paesi poveri, che si sono coalizzati nel blocco G77. La chiave di questo accordo, di cui si parlava da trent’anni ma che nessuno pensava si potesse raggiungere adesso, è stata la posizione dell’Unione europea che, tenendo molto alla sua reputazione, ha deciso di annullare il suo veto storico e consentire la nascita di questo fondo internazionale, il cui funzionamento sarà chiarito alla Cop 28. È un passo storico perché riassesta completamente la geopolitica internazionale, peraltro in un momento caratterizzato dal conflitto in Ucraina e dalla crisi energetica. Per ottenere questo risultato, è stato però necessario mettere da parte altre questioni fondamentali. Per esempio, è stato eliminato dalla dichiarazione finale ogni riferimento alla necessità di abbandonare progressivamente tutti i combustibili fossili e al fatto che le emissioni inquinanti debbano raggiungere il loro massimo nel 2025, per poi iniziare a scendere. Solo 33 Paesi su 195 hanno mantenuto l’impegno preso a Glasgow, rivedendo i loro impegni climatici”.
Un po’ di speranza
“Riguardo a Lula, siamo tutti molto contenti della sua elezione. Per il clima, è stata probabilmente la più bella notizia dell’ultimo mese. Ci aspettiamo che faccia quello che ha già fatto: durante i suoi mandati precedenti, la deforestazione in Amazzonia era scesa notevolmente, trend invetrito durante la presidenza di Bolsonaro. Ci aspettiamo investimenti mirati, sostegno alle popolazioni indigene, aiuti per i contadini affinché non disboschino illegalmente pur di vendere qualcosa alle multinazionali dell’agrifood, maggiori controlli e minore corruzione”.
Siamo abituati a pensare agli esseri umani come a entità separate dal resto della natura, ma non dovremmo mai dimenticarci che ne facciamo parte. Soltanto ristabilendo l’equilibrio e l’armonia ci sarà un futuro per la nostra specie.
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