A partire dal 1500 fino a oggi le specie estinte documentate sono state 765, di cui 79 mammiferi, 145 uccelli, 36 anfibi. A ciò si aggiunge il fatto che attualmente le estinzioni procedono a un ritmo compreso tra 10 e 690 specie per settimana. Sono alcuni dei numeri allarmanti che descrivono il rischio a cui è esposta la biodiversità del nostro pianeta. Tra le principali cause del fenomeno c’è, nel 75% dei casi, un eccessivo sfruttamento delle specie (caccia, pesca, commercio illegale di piante e animali), abbinato alla distruzione degli habitat per infrastrutture e all’agricoltura intensiva. A peggiorare la situazione contribuiscono inoltre l’inquinamento e l’introduzione di specie aliene invasive.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione è stata istituita, il 22 di maggio, dalle Nazioni Unite, la Giornata Mondiale della Biodiversità. Un’iniziativa con cui si vuole ricordare l’entrata in vigore della Convenzione per la Diversità Biologica (CDB), avvenuta il 22 maggio 1993.
Promuovere il Piano Strategico per la Biodiversità
Questa ricorrenza che costituisce un’occasione per stimolare e promuovere ulteriori sforzi volti al raggiungimento del Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020 e degli impegni connessi, compresi gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, approvati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell’ambito di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Anche in Italia la biodiversità è a rischio
Nel nostro Paese la biodiversità è “gravemente minacciata”, spiega l’ISPRA in una nota. Dai dati ambientali dell’Annuario dell’Istituto emerge infatti come anche in Italia si rischia di registrare perdite rilevanti a causa della distruzione degli habitat e della loro frammentazione e degrado, l’invasione di specie aliene invasive, le attività agricole, gli incendi, il bracconaggio, i cambiamenti climatici
In particolare, analizzando il grado di minaccia delle 672 specie di vertebrati valutate nella recente “Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani” (576 terrestri e 96 marine) emerge come 6 siano estinte nel territorio nazionale in tempi recenti: due pesci, lo storione comune e quello ladano; tre uccelli: la gru, la quaglia tridattila, il gobbo rugginoso; e un mammifero, il pipistrello rinolofo di Blasius.
161 specie a rischio estinzione
Dal report emerge inoltre come “le specie minacciate di estinzione siano 161 (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate“. Considerando che per il 12% delle specie i dati disponibili non sono sufficienti a valutare il rischio di estinzione e assumendo che il 28% di queste sia minacciato, si stima che complessivamente circa il 31% dei Vertebrati italiani sia minacciato”
Agricoltura incide per il 70%
Tra i settori che incidono maggiormente sulla perdita di biodiversità c’è l’agricoltura con una percentuale del 70%. In questo senso è fondamentale “raggiungere sistemi agro-alimentari sostenibili attraverso aumenti ‘sostenibili’ di produttività, attraverso il ‘restauro’ dei servizi ecosistemici nelle aree agricole, la riduzione degli sprechi e delle perdite alimentari e il cambiamento dei nostri modelli di acquisto e consumo di cibo, fibre, cosmetici e altri prodotti non alimentari di origine agricola”.
Una serie di indicatori
“L’ISPRA – spiega la nota – che partecipa con tre rappresentanti alle attività dell’Osservatorio Nazionale sulla Biodiversità e ne assicura la Segreteria, ha in particolare curato la messa a punto di una serie preliminare d’indicatori della Strategia Nazionale per la Biodiversità, che il Comitato paritetico per la Biodiversità ha approvato nel 2013 e che è costituito, nella sua prima fase, da 13 indicatori di stato e 30 indicatori di valutazione”.
Comunicazione, si può fare di più
Sul fronte della comunicazione di questi temi deve essere fatta ancora molta strada. Il tutto con l’obiettivo fondamentale di evidenziare il valore della biodiversità e del “capitale naturale”. La biodiversità è infatti “fonte per l’umanità di beni e servizi, diretti e indiretti, indispensabili per la sua sopravvivenza e la sua prosperità. Questi beni e servizi sono stati distinti in quattro categorie: servizi di fornitura, quali gli alimenti, l’acqua dolce e altre materie prime come il legno, le medicine; servizi di regolazione, tra cui il mantenimento della fertilità del suolo, l’impollinazione delle colture da parte degli insetti, la regolazione del ciclo dell’acqua, la prevenzione dell’erosione dei suoli e il controllo del clima; i servizi legati agli habitat, i quali custodiscono la diversità genetica all’interno delle specie e sostengono i cicli di vita delle stesse specie che ospitano; i servizi culturali, che includono i benefici non-materiali, quali la ricreazione e il turismo, l’istruzione e le esperienze spirituali e culturali legate alla fruizione e al ricordo di una specie, di un habitat o di un paesaggio”.
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