Riscaldamento Globale

Raggiunto l’accordo tra i ministri dell’ambiente dei paesi del G20, riunitisi a Napoli il 22 e 23 luglio scorso. Tutti sono consapevoli del fatto che bisogna ridurre le emissioni di CO2, ma le tempistiche rimangono ancora oggetto del contendere con cinque paesi extra UE. I membri del G7 mirano a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, forti anche di tecnologie avanzate di cui sono già in possesso per attuarla. Cina, India, Russia, Indonesia e Arabia Saudita, dal canto loro, non sono così elettrizzate all’idea di raggiungere la neutralità carbonica in “soli” 30 anni.

L’asse con John Kerry

Il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, e l’inviato di Joe Biden, John Kerry, avrebbero voluto un impegno maggiore rispetto all’Accordo di Parigi, che prevede di mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi. Infatti, l’obiettivo era di impegnare tutti i G20 a mantenerlo sotto 1,5 gradi al 2030 e a chiudere tutte le centrali a carbone al 2025. Cina e India si sono opposte e pertanto ci si aggiornerà su questi due punti il 30 e 31 ottobre prossimi a Roma, durante il G20 dei Capi di stato e di governo. La decisione ha natura politica, spetterà ai politici prendere posizione.

Sulla tutela degli ecosistemi e della biodiversità l’accordo è stato raggiunto giovedì 22 luglio senza alcuna difficoltà. Il giorno dopo sul tema ambiente ed energia la trattativa è stata più estenuante, dato che si è trattato di decisioni che impattano irreversibilmente sulle economie dei paesi che vi si oppongono. 

Se non tutti i paesi collaboreranno allo stesso modo e non si imprimerà un’accelerazione al processo di decarbonizzazione, molto probabilmente i 2 gradi verranno sforati.

Il ministro Cingolani, di concerto con Kerry, pare abbia parlato con ogni singolo ministro per convincerlo. Rispettare l’Accordo di Parigi non è in discussione, è stato invece impossibile smuovere Cina e India sull’obiettivo del 1,5 gradi al 2030. I loro ministri dell’economia ritengono che un siffatto provvedimento avrebbe conseguenze deleterie sull’economia interna basata su carbone e fossili.

Il ministro Cingolani si ritiene comunque soddisfatto

Quindi, per ora si rinvia sui due punti al prossimo ottobre. Ma il ministro si è comunque detto soddisfatto di aver raggiunto un accordo su 58 dei 60 punti del documento finale, inoltre nessuno ha messo in discussione l’Accordo di Parigi, impegnandosi a rispettarlo.

In aggiunta, sono stati approvati a margine due documenti della presidenza italiana sulle smart city, le comunità energetiche e sulle rinnovabili offshore e due allegati sulla povertà energetica e sulla sicurezza energetica.


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