Ci si interroga su quale sarà il percorso di costruzione verso il prossimo programma quadro dell’Unione europea in tema di ricerca e innovazione in uno scenario di transizione che potrà prevedere nuovi orientamenti politici. In attesa dell’insediamento del nuovo Collegio entro la fine dell’anno, il Framework Program 10 (FP10), per come lo conosciamo adesso, ha un punto fermo: Ricerca & Innovazione come driver imprescindibili di competitività.
La particolare enfasi su ricerca e innovazione appare in tutta evidenza, scritta nero su bianco, nelle linee-guida politiche 2024-2029 della Presidente Von Der Leyen: “La competitività dell’Europa, e la sua posizione nella corsa verso un’economia pulita e digitale, dipenderà dall’avvio di una nuova era di invenzione e ingegno. Per questo è necessario mettere la ricerca e l’innovazione, la scienza e la tecnologia, al centro della nostra economia”.
La terza delle quattro giornate APRE 2024 ruota attorno alle ipotesi sulla forma che potrà assumere il nuovo programma quadro FP10 della Commissione UE a partire dal 2028. Il discorso si basa su elementi noti e su indiscrezioni a Bruxelles, sulle valutazioni intermedie del programma 2021-2027 e sulla sfida principale: creare un ponte tra vecchio e nuovo, garantendo continuità agli elementi di successo, ma ipotizzando anche una certa discontinuità rispetto a quanto non ha funzionato. Il tutto, all’ombra di un Fondo Europeo di Competitività che, in varia misura, potrebbe variare l’attuale governance di Horizon.
Il moderatore di APRE, Mattia Ceracchi, mantiene viva una discussione di alto livello tra gli interlocutori. Quanto si evince dall’APREdialogue nella mattina del 17 ottobre, è che ci troviamo in uno scenario in evoluzione, dove non tutti i posizionamenti sono allineati ma dove è chiara la necessità di puntare sulle sinergie ed evitare frammentarietà. Sullo sfondo della discussione, due rapporti Ue vengono citati a più riprese: il Rapporto di Enrico Letta dello scorso aprile, e quello più recente di Mario Draghi.
Un ponte tra Horizon Europe e Framework Program 10 (FP10)
Parlare di ponte tra due fasi è quasi un atto dovuto: siamo a un punto intermedio del programma Horizon Europe, il più vasto programma di ricerca e innovazione transnazionale al mondo, con una dotazione finanziaria complessiva di 95,5 miliardi. Adottato nel 2021, è diviso in due piani strategici: uno che ha finito il suo arco temporale, 2021-2024, e l’altro che sarà attuato nell’ultimo triennio 2025-2027.
Ad apertura di giornata, l’APREbrief fa una breve rassegna sui punti chiave del primo e del secondo piano strategico di Horizon Europe, passando poi ad illustrare il percorso verso l’FP10, che sarà proposto dopo l’insediamento dei nuovi Commissari.
I tre orientamenti strategici del periodo 21-24 riflettono le priorità chiave della prima Commissione Von Der Leyen, ovvero transizione verde, trasformazione digitale e un terzo orientamento trasversale che comprende i temi della resilienza, competitività, inclusività.
Qui si entra nel secondo triennio, fatto salvo, però, che con l’insediamento della nuova Commissione, il 2025 sarà un anno di passaggio. La cosa da sottolineare è che ci sarà un programma di lavoro annuale per il 2025 e poi, per il 2026-2027, si tornerà al programma di lavoro biennale.
Per il 2025 la preparazione del programma di lavoro è già ampiamente iniziata, con bozze di documento consolidate ma una tempistica diversa. La pubblicazione dei programmi di lavoro per il 2025 avverrà durante il primo semestre 2025. Questo perché c’è una Commissione entrante, con possibili priorità aggiuntive da calare all’interno dei bandi. E’ importante notare che le priorità tematiche per il 2026-27 potrebbero cambiare, anche significativamente, in virtù delle nuove politiche da attuare, diverse da quelle della prima Commissione Von Der Leyen, con un forte accento su competitività e innovazione come motori dell’economia europea. Si prevede che il nuovo piano strategico rifletta queste priorità.
Da qui, si potrà iniziare ad esplorare quello che sarà poi il Programma FP10, o la generazione di finanziamenti che arriveranno dopo il 2027. E il percorso verso il prossimo programma quadro inizia con non pochi interrogativi: nuove priorità delineate nelle linee guida, come tali priorità saranno declinate nel programma Horizon e, soprattutto, quale sarà il budget allocato a Horizon come capitolo specifico del bilancio generale dell’UE.
Status Quo o cambiamento radicale?
Quel che compare nella lettera di incarico al vicepresidente francese Séjourné, sotto la cui egida opererà la Commissaria bulgara designata alla ricerca e innovazione Ekaterina Zaharieva, è il riferimento a un futuro Fondo Europeo per la Competitività. Nonostante la forte enfasi su ricerca e innovazione, però, nelle linee-guida politiche non compare un riferimento diretto al prossimo programma quadro FP10.
Ci troviamo dunque in una fase fluida e i prossimi mesi saranno importanti per definire il bilancio europeo e il capitolo specifico su ricerca e innovazione post 2027. Un proposta che la Commissione dovrebbe presentare verso la metà del 2025.
“La preparazione del prossimo quadro finanziario pluriennale, ma anche la preparazione del prossimo Programma Quadro di Horizon, sono legate all’insediamento del nuovo Collegio. Come è indicato negli orientamenti politici della Presidente Von Der Leyen, c’è grande enfasi sulla competitività. In particolare, il capitolo Ricerca e Innovazione è visto come il motore della competitività. Questo è ripetuto anche dal rapporto Draghi: aumentando gli investimenti in ricerca e innovazione possiamo promuovere la competitività in Europa”, afferma Massimiliano Esposito, capo unità Common Strategic Planning, DG Ricerca e Innovazione, Commissione UE.
Il 16 ottobre è stato presentato il rapporto del gruppo di esperti Heitor sulla valutazione intermedia del Programma Horizon, con alcune intuizioni su come valorizzare le attività per il restante periodo. Per poter avanzare le sue proposte, la Commissione Ue dovrà prima raccogliere dati ed evidenze certe sul lavoro effettuato fin qui.
Dalle dichiarazioni, documenti, indiscrezioni e lettere di incarico, si evince che sarebbe allo studio della Commissione un Fondo Europeo per la Competitività che – con speranza di alcuni e timore di altri – potrebbe assorbire in tutto o in parte quello che è attualmente il Programma Horizon Europe. Si tratterebbe di un mega Fondo in cui far confluire i finanziamenti in ricerca e innovazione. E’ una descrizione esatta o è solo una questione nominalistica? Da qui partono le ipotesi su come le modalità operative potrebbero cambiare lo status quo, e il dibattito si concentra sul potenziale impatto del Fondo sulla struttura e la governance di Horizon Europe.
“Esistono riflessioni, ipotesi, scenari, però la proposta finale è la proposta del prossimo Collegio. Abbiamo delle linee direttrici chiare. Il Fondo Europeo per la Competitività non solo è indicato nelle lettere di incarico ai differenti commissari designati, ma anche negli orientamenti politici della Presidente. Ora, quale sarà la struttura di questo programma quadro è troppo presto per indicarlo, però quello che è chiaro è la grande enfasi posta su ricerca e innovazione”, conclude Esposito.
Un altro elemento per nulla secondario è come preservare la continuità e la stabilità del futuro Horizon, anche nell’ottica di non rendere vani gli sforzi per garantire l’attrattività dei bandi. Una modifica sostanziale, o un assorbimento dell’attuale programma dentro uno strumento nuovo, potrebbe ostacolare questa attrattività, che deve essere salvaguardata.
Gli oratori concordano sull’importanza di promuovere una visione collaborativa, puntando sulle sinergie, evitando inorganicità e semplificando la governance del Programma Horizon. Questo potrà avvenire tramite il dialogo con gli stakeholder, il sostegno alle start-up e ai progetti di scale-up, e tramite un approccio strategico che dia grande attenzione all’eccellenza. Sarà inoltre importante bilanciare le innovazioni con la necessità di continuità e verificare come il lavoro svolto si possa inquadrare nei nuovi sviluppi.
“La comunità di ricerca Europea brilla per la produzione di eccellenze scientifiche. Ma è poi in grande difficoltà quando si tratta di trasferire i risultati di questa eccellenza in operatività e competitività. Questo gap potrebbe essere ulteriormente aggravato dalla frammentazione. A me sembra che sia il momento di costruire ponti tra la ricerca scientifica di base e le sue applicazioni”, dichiara Andrea Ricci, presidente del Comitato scientifico APRE.
Gli fa eco Francesca Galli, capo unità dell’Ufficio di gabinetto al Ministero dell’Università e la Ricerca, per la quale è importante utilizzare la parola “sinergia” molto più della parola “autonomia”, poiché ci troviamo di fronte alla necessità di cooperare. Nel nuovo scenario, potranno esserci elementi di continuità che, come in ogni transizione, sono fondamentali a garantire il processo, ma anche elementi di rottura.
“Non credo che ci sarà un’opposizione forte tra business as usual e cambiamento radicale. Abbiamo capito che l’Europa per andare avanti deve puntare sulla cosa più importante che ha: il talento. Molto spesso, arriviamo a formare questi talenti, a sviluppare una ricerca di base molto forte, ma non riusciamo a trovare la dimensione applicativa, diversamente da quanto avviene altrove, per trovare uno sbocco sul mercato. E forse bisogna smetterla di vedere una divisione così netta tra il mondo della ricerca e il mondo della competitività”, conclude Francesca Galli.
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