Fusione nucleare, inaugurato in Giappone il reattore sperimentale JT-60SA

“Orgoglioso che l’Italia abbia contribuito al raggiungimento di questo traguardo fornendo supporto scientifico e componenti del tokamak”, ha dichiarato il Ministro Pichetto Fratin.

Il reattore JT60SA, fusione nucleare
Il reattore JT60SA © ENEA-CNR-Consorzio RFX

Prosegue la ricerca sulla fusione nucleare, anche grazie al nostro Paese: il reattore sperimentale per la fusione JT-60SA è stato inaugurato oggi, primo dicembre, nella città giapponese di Naka. L’impianto, costato circa 560 milioni di euro, è stato progettato e costruito nell’ambito dell’accordo Broader Approach, una collaborazione scientifica tra Unione europea e Giappone. Un traguardo raggiunto anche grazie al contributo italiano di governo, imprese, ENEA, Consorzio RFX e Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

Il ruolo della fusione nucleare nel mix energetico di domani

“Quanto accade qui oggi sarà importante domani per decidere il contributo della fusione in un mix energetico privo di carbonio. L’impianto JT-60SA è fondamentale per la tabella di marcia della fusione perché offre ai nostri esperti una possibilità unica nel suo genere di imparare, utilizzare questo dispositivo e condividere queste preziose conoscenze con il reattore sperimentale internazionale (ITER)”. Queste le parole di Marc Lachaise, direttore di Fusion for Energy, cui sono stati affidati sia la gestione dei fondi europei sia il coordinamento della fabbricazione di componenti da parte dei Paesi che partecipano su base volontaria, fra cui l’Italia.

Il contributo dell’Italia

“Sono molto orgoglioso che la nostra nazione abbia contribuito al successo di oggi fornendo supporto scientifico e componenti del tokamak (il reattore, n.d.r.) come contributo volontario nell’ambito dell’accordo Broader Approach, grazie a fondi per circa 70 milioni di euro messi a disposizione dal governo italiano”, ha commentato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

“Con il coordinamento dell’ENEA, l’industria italiana ha fornito cavi superconduttori per i magneti, bobine toroidali superconduttrici, casse di contenimento delle bobine, alimentazione per il sistema magnetico. Il Consorzio RFX, agendo su mandato del Consiglio nazionale delle ricerche, ha sviluppato i progetti innovativi dei sistemi di protezione per tutte le bobine superconduttrici, forniti dall’industria italiana Ansaldo Sistemi Industriali (attualmente Nidec ASI), e del sistema di alimentazione per il controllo dell’instabilità del plasma, forniti dall’industria italiana Equipaggiamenti Elettronici Industriali”.

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Un progetto dedicato del consorzio EUROfusion, coordinato dal CNR, supporterà infine l’attività di modellazione fisica e di simulazione per la preparazione e l’analisi degli esperimenti, la preparazione di sistemi diagnostici avanzati e la partecipazione alle operazioni del dispositivo.


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