Il declino della Foresta Amazzonica si starebbe avvicinando pericolosamente a un punto di non ritorno. A causa dell’impatto umano la superficie della foresta potrebbe ridursi in maniera tale da innescare un processo non più reversibile. Il limite da non superare è il 20% di deforestazione della diffusione originaria, al di là del quale risulterebbe difficile proteggere questa porzione di pianeta in modo efficace.
Identificare il punto di non ritorno
In particolare l’obiettivo della ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances è stato quello di identificare nel modo più preciso questo limite scoprendo fino a che punto la deforestazione possa avanzare prima che il ciclo idrico della foresta pluviale cessi di provvedere alla sussistenza degli ecosistemi al suo interno, ovvero il 20% di deforestazione. Un ambito che richiederebbe un intervento immediato è in particolare quello della lotta al cambiamento climatico. “Se il clima cambia – con la deforestazione o il riscaldamento globale – c’è il rischio che oltre il 50% della foresta amazzonica diventi una savana degradata”, ha spiegato il ricercatore Carlos Nobre, autore dello studio, in un’intervista a Euronews. Un rischio non toppo lontano visto che negli ultimi 50 anni la deforestazione si è attestata a circa 17% della vegetazione dell’Amazzonia. Basterebbe infatti un altro 3% per rendere impossibile ogni intervento di recupero.
Impatto sulla popolazione
Questa situazione potrebbe avere un impatto devastante anche per la popolazione umana del Sud America a causa del degrado del ciclo idrico che comporta. Tuttavia la situazione seppur grave lascia ancora dei margini di intervento che se sfruttati in modo mirato ed efficace possono tentare di salvare questo patrimonio naturale.
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