Fondazione Sviluppo sostenibile-EY studia la transizione ecologica delle imprese italiane

Le imprese italiane stanno affrontando la sfida della transizione ecologica come un’opportunità per trasformare la propria attività in direzione sostenibile. Gli ostacoli, però, arrivano ancora dalla burocrazia.

Il 75% delle aziende tricolori, nonostante tutto, la promuove convinta.

Scarpe da running 100% sostenibili in abbonamentoL’indagine Le imprese italiane e la transizione ecologica, realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da EY, è stata presentata lo scorso 9 novembre a Ecomondo-Key Energy, durante la sessione plenaria internazionale degli Stati generali della green economy 2022.

Lo studio, realizzato a settembre 2022, è la fotografia attuale di come un campione di 1.000 imprese italiane (piccole sopra i 10 dipendenti, medie e grandi, appartenenti ai principali settori) stia vivendo la transizione ecologica in questo periodo.

L’indagine documenta che la transizione ecologica non è un’opinione, ma un processo reale che coinvolge un gran numero di imprese italiane, in gran parte le più avanzate su due pilastri: quello della transizione climatica e quello dell’economia circolare”. Spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

I risultati dell’indagine

Gli alti prezzi dell’energia e l’incertezza sul futuro dell’economia mettono in evidenza un dato molto significativo: il 62% delle imprese vede proprio nell’attuale periodo storico maggiori ragioni per intraprendere un percorso di transizione ecologica. La considera di fatto un’opportunità strategica.

Dalla ricerca emerge, però, anche una forte richiesta di maggiore informazione. Infatti solo il 35% pensa di avere un buon livello di conoscenza.

Esistono consistenti preoccupazioni per il futuro delle imprese: l’86% degli imprenditori è molto preoccupato per gli alti costi dell’energia. Il 72% lo è invece per le difficoltà di approvvigionamento e per gli alti prezzi delle materie prime. Il 60% si dichiara preoccupato per le crisi sociali ed economiche internazionali.

I timori per l’aumento degli eventi atmosferici estremi, causati dalla crisi climatica, sono ormai diffusi anche fra gli imprenditori. Infatti il 75% ha un livello di preoccupazione medio o elevato e solo il 25% dichiara di non essere preoccupato per tali eventi.

Irene Pipola, sustainability consulting leader di EY Italia, commenta: “I risultati emersi da questa indagine evidenziano come le imprese italiane stiano accelerando il loro percorso verso la transizione ecologica, ritenuta oggi più che mai una priorità. Infatti, circa il 70% delle imprese intervistate ritiene di aver un ruolo fondamentale e di primo piano nel guidare e realizzare questa trasformazione”.

La transizione ecologica una risposta alla crisi climatica ed economica

Di fronte a queste preoccupazioni, è interessante analizzare l’atteggiamento che caratterizza le imprese italiane. Ben l’83% vede la transizione ecologica come un cambiamento necessario per affrontare la crisi climatica e delle risorse e per puntare a un futuro prospero.

Le aspettative degli imprenditori sugli effetti delle misure per la transizione ecologica sulle proprie imprese trasmettono quindi un afflato positivo. Il 51% ritiene che contribuiranno a migliorare il posizionamento dell’azienda, mentre per il 60% promuoveranno investimenti per innovazioni.

Per alcune aziende è emerso, inoltre, che la sostenibilità non è considerata un costo supplementare, bensì il prezzo del cambiamento e delle trasformazioni necessarie.

Comunque, circa un quarto delle imprese manifesta incertezza sugli effetti e circa un terzo teme che da queste misure derivi un aumento dei costi di produzione.

Le misure intraprese per il cambiamento

Le misure tipiche della transizione ecologica sono in forte aumento. Il 55% del campione ha già adottato misure per usare in modo più efficiente energia e acqua, mentre il 49% si è attrezzato per ridurre e per riciclare i propri rifiuti. Infine, il 34% utilizza fonti energetiche rinnovabili.

Il 21% delle imprese ha promosso la riduzione delle emissioni di gas serra, ma una quota più elevata, il 36%, non l’ha neanche in programma.

Il 22% del campione adotta misure per raggiungere l’elevata qualità ecologica dei prodotti e dei processi, mentre oltre il 40% le ha programmate o valutate.

Benefici e ostacoli

I principali benefici riscontrati riguardano la riduzione dei costi operativi, per il 27%, il miglioramento reputazionale, 24% e il consolidamento delle partecipazioni, 15%.

Ben il 42% degli intervistati dichiara di non aver ancora riscontrato alcun vantaggio dalle misure messe in atto per la transizione ecologica. Ciò potrebbe derivare da investimenti con tempi di ritorno lunghi o anche che si tratta di misure che non comportano diretti vantaggi per l’impresa, ma ritorni solo di interesse generale.

Per il 50% delle aziende, l’ostacolo maggiore per la transizione ecologica è di tipo burocratico. Quindi per le autorizzazioni e per accedere alle risorse necessarie.

Al secondo posto, con il 27%, stanno i finanziamenti e l’accesso alle risorse necessarie. Seguono le barriere tecniche e attuative, 17% e gli adeguamenti del modello di business, 15%.

Un ulteriore disagio, avvertito da oltre il 95% delle attività, riguarda la difficoltà delle procedure necessarie all’installazione di impianti fotovoltaici ed eolici.

Articolando i livelli relativi all’impegno nella transizione ecologica, le imprese sono divise in tre categorie:

  • Advanced. Sono il 45% delle imprese, cioè che stanno già utilizzando risorse per attività della transizione. Si tratta per lo più di imprese di medie e grandi dimensioni che si rivolgono anche a mercati internazionali.
  • Starter. Rappresentano il 36% del campione. Sono gli imprenditori che hanno avviato in misura più ridotta attività della transizione ecologica, ma in modo più rilevante messo in agenda o previsto misure di transizione ecologica. Si tratta in prevalenza di imprese di medie dimensioni, collocate in prevalenza al Nord e al Centro.
  • Delayed. L’ultimo 19%, che ha fatto poco e non intende per ora fare molto di più per la transizione ecologica. Si tratta per lo più di aziende di piccole dimensioni collocate principalmente al Sud.

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