- L’Unione europea è il maggior consumatore di legno in pellet a livello mondiale.
- La combustione di questo tipo di biomassa viene incentivata.
- Come dimostra un’indagine del New York Times, però, le foreste stanno subendo dei danni pesantissimi.
L’Europa sta sacrificando foreste vergini e alberi centenari per la produzione di energia “rinnovabile”. A rivelarlo è un’inchiesta del New York Times, che conferma con ulteriori prove una tesi già avvalorata dall’Environmental Investigation Agency.
I giornalisti del Times hanno condotto le loro indagini nel nord della Romania, dove si trovano alcune delle foreste europee più importanti dal punto di vista ecologico. Hanno documentato il taglio degli alberi e il trasporto del legname all’interno di una fabbrica che lo trasformava in segatura con cui produrre pellet.
L’Italia è il paese dell’Unione che consuma più legno in pellet
Il pellet rappresenta una tipologia di biomassa che viene prodotta a partire dagli scarti dell’industria di trasformazione del legno o a partire da piante che vengono poi rimpiazzate. L’Unione europea, che ne è il principale consumatore a livello mondiale, classifica l’energia generata dalla combustione del pellet come “rinnovabile”. L’Italia è il paese che ne brucia di più nell’Unione.
I problemi sono diversi. Prima di tutto, non sempre vengono piantumati nuovi alberi per sostituire quelli che vengono tagliati. E comunque la foresta è un ecosistema complesso che ospita una ricchissima biodiversità; ogni alterazione dell’habitat ha pesanti conseguenze sulle forme di vita ospitate. Senza contare che, spesso, il disboscamento avviene su pendii ripidi, cosa che comporta l’erosione del terreno e la dispersione di detriti che possono finire anche nei corsi d’acqua.
L’uso del pellet, in realtà, è altamente inquinante
Il Times ha dimostrato che molti dei carichi giunti alla fabbrica in Romania provenivano da foreste protette. Non è una pratica vietata, ma i governi sono chiamati a condurre delle indagini regolari sullo stato di salute dei boschi. Questi controlli non sono molto frequenti. La Corte dei conti europea l’anno scorso ha lanciato un allarme, segnalando come le foreste che sulla carta sono protette, in realtà non siano in buona salute.
In Finlandia ed Estonia, addirittura, molte aree sono talmente degradate da emettere più CO2 di quella che riescono ad assorbire: si è verificato quello che gli scienziati temevano. Nel 2017, infatti, uno studio del Royal Institute of International Affairs aveva avvertito che “l’uso del pellet come combustibile per il riscaldamento e la produzione di energia elettrica è inquinante, persino più del carbone”.
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Bisogna conciliare sicurezza energetica e salute del Pianeta
Nonostante tutto, l’UE ha deciso un decennio fa di concedere dei sussidi per la produzione di energia a partire dalla combustione del pellet. Ora, con la crisi energetica, la domanda è cresciuta in modo esponenziale. Anche se il Parlamento europeo potrebbe presto decidere di togliere i finanziamenti a chi taglia nuovi alberi anziché utilizzare gli scarti, alcuni paesi ritengono che non sia il momento opportuno per farlo.
Di certo non è facile bilanciare gli interessi del Pianeta con l’esigenza di mantenere la sicurezza energetica e la stabilità economica. Ma è necessario. Lo dimostrano i dati dell’European Research Council, secondo cui, l’anno scorso, la combustione del legno ha generato più emissioni di CO2 di quelle che avrebbero generato i combustibili fossili per produrre la stessa quantità di energia.
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