La trasformazione del trasporto navale e su mezzi pensanti in chiave elettrica può rappresentare una lunga attesa in termini di tecnologie efficienti. Guardando al comparto in un’ottica di mix tecnologico la considerazione dei biocarburanti permetterebbe un abbattimento concreto delle emissioni e una scorciatoia tecnologica. Difatti si tratta di tecnologie già consolidate ed efficienti.
E’ quanto sottolinea lo studio “Decarbonizzare i trasporti pesanti. Prospettive per i segmenti stradale e marittimo al 2030 e 2050″, curato dal Gruppo strategico Carburanti ed energie alternative per la mobilità di Unem in collaborazione con il RIE di Bologna presentato oggi a Roma, insieme ad Anita e Confitarma.
Carburante neutro o libero ma anche sopratutto conteggiato in un modo diverso, rimarca Massimiliano Salini, Parlamento europeo PPE. “Il trasporto non deve essere conteggiato solo in termini quantitativi” aggiunge per fronteggiare al meglio le nuove sfide della transizione.
Nel trasporto leggero in Europa “la strada del biocarburante nel trasporto leggera è esclusa“, sottolinea Annalisa Orlandi analista RIE e direttrice RIE Energia, ma questi “possono ancora rappresentare un’importante opzioni per settori in cui l’elettrificazione è più difficile richiamando il ruolo nei trasporti pesanti e marittimi”.
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nel prossimo decennio
“Chiediamo di costruire insieme un percorso che insieme ai carburanti sintetici per una modifica non settoriale, ma di filiera” ribadisce Gianni Murano presidente Unem.
Siamo sempre più piccoli rispetto al mondo e in grado di condizionarlo” sottolinea Nicola Procaccini Parlamento UE ECR, rispetto il fatto che l’Europa dovrebbe essere in grado di fare un passo indietro e aprirsi rispetto ai biocarburanti e a mix tecnologici.
Alcuni dati dello studio su trasporto marittimo e stradale
Guardando al trasporto stradale e marittimo sia sotto gli aspetti normativi che analizzandone le emissioni emergono degli scenari volti a definire il possibile fuel mix del futuro.
- Il contributo rispetto alle emissioni il settore trasporto rappresenta circa il 25% delle emissioni totali in Italia.
“Ma se lo scomponiamo noteremo come la prevalenza sia del trasporto stradale seguito da navigazione e poi altre modalità” illustra Orlandi. In questo scenario il trasporto stradale vede come peso principale le autovetture. I veicoli pesanti sono intorno a 18%. “Quindi l’incidenza del trasporto pesante a livello nazionale è intorno al 4%” conclude.
“L’ingresso del ETS nel settore marittimo per come è stato progettato rischia di penalizzare i porti europei provocando una crisi del traffico europeo” allerta Margherita Palladino responsabile relazioni istituzionali ANITA. “Penalizzando sopratutto le imprese che operano i collegamenti con le isole, mettendo a repentaglio un principio di continuità territoriale”.
Il trasporto marittimo a livello europeo “rappresenta la spina dorsale del trasporto con il 75% del commercio estero e il 31% del commercio interno. Mentre in Italia il 46% dell’economia viaggia via nave” rimarca Palladino, sottolineando come il comparto sia dipendente dal petrolio, ma si sta aprendo sempre di più al GNL come carburante.
Tra le conclusioni dello studio emerge come cambiare il calcolo del ciclo di vita dei carburanti cambierebbe le prospettive e le opportunità date ai biocarburanti. Si avrebbe inoltre un importante impatto sulle economie di scala. Inoltre permetterebbe di rivedere anche la vita delle raffinerie esistenti che potrebbero diventare agilmente delle “bioraffinerie” ottimizzando delle infrastrutture esistenti.
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